Valditara sotterra la tecnologia? Scopriamolo insieme

Valditara sfida la tecnologia: in una recente circolare il Ministro definisce i limiti di utilizzo del cellulare in classe e spinge per la reintroduzione del diario cartaceo

Ha suscitato non poche polemiche, tra chi in rete ha parlato di inutile ritorno al passato, chi ha sottolineato come il tema sia stato trattato in modo superficiale ed insufficiente e chi invece si sia detto favorevole, la dichiarazione rilasciata il 10 luglio a mezzo social  da parte di Giuseppe Valditara, nella quale il “Ministro dell'Istruzione e del Merito” dichiarava di aver firmato una circolare all’interno della quale è previsto il "divieto di utilizzo del cellulare - anche a scopo didattico - fino alla terza media" ed il ritorno del diario cartaceo per gli studenti (i genitori avrebbero continuato ad usare quello elettronico).

In una successiva intervista a Sky TG24 il Ministro ha ribadito i concetti già espressi e ha aggiunto di aver agito in relazione, tra gli altri pareri, a quello contenuto nel report UNESCO, nel quale si pone l'attenzione sui rischi da eccessivo utilizzo dei dispositivi digitali da parte dei giovani. "Questo non significa assolutamente non educare i ragazzi ad un uso corretto degli smartphone", ha aggiunto Valditara.

Il report a cui fa riferimento il Ministro è il “Global education monitoring report, 2023: technology in education: a tool on whose terms?” nel quale viene sì posto l’accento sui rischi legati all’uso scorretto od eccessivo delle nuove tecnologie da parte dei giovani, in particolare dei cellulari, la cui vicinanza di per sé, viene sottolineato “è collegata ad una crescente distrazione degli studenti in classe” e di cui viene sconsigliato l’utilizzo in classe, ma viene altresì ribadito come “La tecnologia digitale influenza in modo determinante l’educazione: costituisce allo stesso tempo una rilevante fonte di informazione, il principale modo di veicolare i saperi, uno strumento per la formazione di competenze e di pianificazione dell’apprendimento ed è inoltre, essa stessa, un elemento costitutivo del contesto socio culturale dell’apprendimento.” 

Il report pone in evidenza come, nei paesi in via di sviluppo, le TIC abbiano contribuito ad un maggiore accesso alle risorse didattiche, ribadendo contemporaneamente la non sostituibilità con l’interazione docente-discente. In sostanza, il focus del report appare essere maggiormente concentrato sulla correttezza dell’uso delle nuove tecnologie in modo da fruirne il più consapevolmente possibile piuttosto che sul tipo di supporto utilizzato.

Riguardo alla presa di posizione ministeriale non si sono fatte attendere le reazioni delle opposizioni. In particolare, il Partito Democratico, attraverso il sito dei deputati del partito, dichiarava che "La circolare del ministro Valditara che vieta l’utilizzo dei cellulari alle elementari e alle medie è una risposta piccola ad un tema enorme su cui servirebbe ben più coraggio" ed invitava il ministro ad accogliere la proposta di legge bipartisan promossa dalla deputata Madia insieme alle senatrici Mennuni e Malpezzi.
La proposta di legge riguarda però non il rapporto tra TIC ed apprendimento in ambiente scolastico, bensì la tutela dei minori nell’accesso al web: innalzamento della soglia anagrafica per l’accesso ai social (15 anni, rispetto agli attuali 13), introduzione di un meccanismo per la verifica dell’età degli utenti (come già previsto dal decreto Caivano per i siti contenenti materiale pornografico) e l’estensione ai cosiddetti baby influencers delle regole già previste per il trattamento di immagini e video dei minori autorizzati. È infine prevista l’introduzione, a carico delle piattaforme, di un numero di emergenza al quale i minori potranno riferirsi in caso notino comportamenti o contenuti allarmanti.

Che cosa prevede però esattamente la circolare ministeriale n. 5274 dell’11 luglio 2024?

Due i punti salienti. Il primo riguarda l'uso dei cellulari, rispetto al quale si legge: "Si dispone il divieto di utilizzo in classe del telefono cellulare, anche a fini educativi e didattici, per gli alunni dalla scuola d’infanzia fino alla secondaria di primo grado, salvo i casi in cui lo stesso sia previsto dal Piano educativo individualizzato o dal Piano didattico personalizzato, come supporto rispettivamente agli alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento ovvero per documentate e oggettive condizioni personali."

Non si tratta quindi di uno stop assoluto, rimanendo in vigore la facoltà d'uso quale strumento compensativo per gli alunni in difficoltà. Nessuna particolare limitazione è prevista invece per tablet e PC.

L'uso dei cellulari è già regolamentato dalla circolare n.30 del 15 marzo 2007, che ne dispone il generale divieto di utilizzo, e dalla nota del 19 dicembre 2022, nella quale si afferma che "è viceversa consentito l’utilizzo di tali dispositivi in classe, quali strumenti compensativi di cui alla normativa vigente, nonché, in conformità al Regolamento d’istituto, con il consenso del docente, per finalità inclusive, didattiche e formative, anche nel quadro del Piano Nazionale Scuola Digitale e degli obiettivi della c.d. “cittadinanza digitale” di cui all’art. 5 L. 25 agosto 2019, n. 92."
Stando a queste premesse, la circolare ministeriale dell’11 luglio non introduce sostanziali novità rispetto al passato.
Per quanto riguarda il secondo punto, cioè il ritorno del diario cartaceo, per il quale non è mai stato in realtà introdotto un limite d’uso a norma di legge, la circolare recita: "[..]si raccomanda di accompagnare la notazione sul registro elettronico delle attività da svolgere a casa con la notazione giornaliera su diari/agende private.”

Nessuna reintroduzione obbligatoria dunque, in quanto, trattandosi di raccomandazione, non presenta vincolo di applicazione e lascia piena discrezionalità a scuola e famiglie.

In conclusione, i contenuti della circolare ministeriale appaiono più come provvedimenti di bandiera, non toccando se non in modo estremamente superficiale il complesso rapporto tra giovani e tecnologia, che meriterebbe invece una riflessione ben più ampia attraverso una fonte primaria di diritto che una semplice circolare non può in alcun modo sostituire.


E il resto d’Europa?

Allargando lo sguardo al resto del continente non si può non osservare come anche altri Paesi, oltre all’Italia, si siano mossi o si stiano muovendo nel senso di una regolamentazione dell’uso dei cellulari in classe ed a scuola in generale, pur non essendoci una reale uniformità di intervento. 
Se da una parte il Regno Unito ha scelto la linea dura e ha proibito l’uso totale degli smartphone all’interno degli edifici scolastici, la Germania lascia invece ampia discrezionalità ad ogni singolo istituto. 

Restrizioni sull’uso, non solo dei cellulari, ma anche dei tablet, sarebbero stati previsti in Olanda a partire dall’inizio di quest’anno, così come in Svezia, paese pioniere nell’utilizzo delle TIC come strumento didattico, che ha fatto marcia indietro dopo che l’ultimo monitoraggio sugli apprendimenti ha rilevato un calo nelle capacità dei bambini svedesi di quarta elementare, calo che, secondo alcuni esperti, sarebbe da ricondurre all’eccessivo uso di schermi durante le lezioni.
In questi ultimi mesi si è interrogata anche la Francia, il cui Ministro dell’Istruzione Nicole Belloubet, secondo alcune dichiarazioni rilasciate a maggio di quest'anno, intenderebbe bandire i cellulari dagli edifici scolastici. È della fine dello scorso anno la notizia di un’analoga riflessione operata dal Ministro spagnolo Pilar Alegria.

Le reazioni dei vari paesi europei fanno emergere ancora una volta, ed in modo abbastanza evidente, la necessità di darsi delle regole precise e che si basino su presupposti che consentano agli studenti di poter usufruire delle enormi potenzialità che le nuove tecnologie offrono in modo da non costruire con questi strumenti un rapporto disfunzionale che ne inibisca le capacità.
A questo proposito una grande opportunità, per i paesi facenti parte della Comunità Europea, è offerta dal “Piano d’azione per l’istruzione digitale (2021-2027)”, iniziativa politica che, attraverso la cooperazione tra i vari Stati membri, ha tra le priorità uno “spazio europeo dell’istruzione” entro il 2025: la possibilità da parte di ciascuno Stato di poter condividere la propria esperienza è un fattore chiave per apportare miglioramenti nella gestione delle TIC all’interno delle istituzioni scolastiche in modo che si armonizzi il più possibile il rapporto tra i giovani e le nuove tecnologie in un contesto in cui alla base permanga quello delle relazioni umane.

In sostanza: tecnologia sì, ma con consapevolezza.

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