Perché Gaza è sempre stata povera?

Da prima del 7 ottobre, come mai Gaza è stata caratterizzata da una diffusa povertà? Quali sono le ragioni che hanno portato ad un tasso di disoccupazione tra i più alti al mondo?

Premessa

Fonte principale dei dati è costituita dal rapporto dell’ONU del 2023 in riferimento alla situazione del 2022. Le immagini eccetto l'ultima sono state invece estratte dal più recente rapporto della medesima agenzia. 
L'ultima è invece ottenuta da un articolo dell'università di Tel Aviv, in cui analizza come l'aumento del numero di lavoratori palestinesi dentro Israele, potesse aiutare la loro sicurezza nazionale o meno. L'articolo è utile perché mette a disposizione un grafico in cui si analizzano le migrazioni dentro israele nel tempo, in rapporto alla loro disoccupazione

Situazione a Gaza

In grafico delinea come lo stipendio medio di un cittadino di Gaza sia in caduta; cosa ha portato a questo risultato? Di seguito verranno esposte le principali ragioni.

Limitazioni territoriali

Dalla ritirata israeliana del 2005 da Gaza, Israele continua a controllare i cieli, i confini marittimi e terrestri di tutta Gaza, eccetto l’area lunga 12 km confinante con l’Egitto. Ciò comporta, di fatto, l'utilizzo o la creazione di scali aerei o marittimi.

Gli unici 2 varchi di uscita sono sotto il controllo di Israele, sui quali è esercitata una forte limitazione in termini di movimento di persone (di fatto bloccate all’interno), sia lo scambio di merci in entrambe le direzioni, attraverso il “dual list use”. 

La pesca nella regione è anch’essa limitata da Israele, raggiungendo raramente il completo accesso alla zona di pesca di 20 miglia nautiche, come stipulato nell’accordo di Oslo, bensì di solito limitate ad una zona compresa tra le 6 e le 15 miglia nautiche.

Ban di tecnologie

Mediante il “dual list use” Israele blocca altresì tutto quanto consideri di duplice uso, ovvero anche come potenziale arma contro di sé. La limitazione all’importazione di tecnologie costituisce già di per sé un danno, ma determina, come aggravante, un’imprevedibilità che comporta un maggior rischio di impresa, costituendo un serio ostacolo al settore privato.

All’interno della limitazione imposta dal “dual list use” sono incluse anche tecnologie e materiali di uso civile, quali: macchinari, pezzi di ricambio, fertilizzanti, attrezzature mediche, elettrodomestici, apparecchiature per telecomunicazioni, metalli, prodotti chimici, tubi in acciaio, fresatura macchine, apparecchiature ottiche ed ausili alla navigazione.

Operazioni militari

Tutte le operazioni militari svolte negli anni 2008, 2012, 2014, 2021, 2022 hanno determinato ingenti perdite di vite umane, sfollamenti e danneggiamenti (anche irrimediabili) di infrastrutture altrimenti necessarie allo sviluppo di Gaza: ad esempio tra il 2008-2009 Israele ha distrutto il 60% del capital stock di Gaza, ovvero quell’insieme di risorse destinate alla la produzione di beni e servizi, utilizzabili dalla popolazione. Al suo interno sono incluse infrastrutture quali edifici, fabbriche e strade ed attrezzature, macchinari ed altri beni essenziali all'attività economica e produttiva.

In una successiva operazione militare nel corso del 2014, si è assistito ad un ulteriore diminuzione  dell’85% del capital stock rimanente dai precedenti conflitti con Israele, erodendo la capacità produttiva della Striscia, aggravando la povertà ed incrementando la dipendenza dagli aiuti internazionali. 

UNCTAD nel 2023 ha stimato che senza le restrizioni e le operazioni militare, mantenendo un livello di crescita del 6.6% pari a quello del West Bank. Il GDP sarebbe oggi del 50% più alto, ed il GDP per capita il 105% maggiore.

Disoccupazione

I PCBS data mostrano come nel 2022 la distribuzione della disoccupazione nella West Bank fosse del 13% nel West Bank e del 45% a Gaza.

 

Palestinesi che lavorano dentro Israele

Nel 2022 il 22,5% dei lavoratori della West Bank lavorava all’interno di Israele, mentre solol’1% proveniva da Gaza. In generale, i palestinesi che lavorano al di fuori del loro paese subiscono un 30% di riduzione dei guadagni a causa dei brokers: situazione a cui si aggiunge un maggior costo del cibo e dei trasporti, determinando una riduzione in termini reali di ben il 44% del salario utile.

Un accesso più agevole al mercato del lavoro sul West Bank, può comunque essere incluso tra le ragioni della differenza di disoccupazione tra West Bank e Gaza. 

Ulteriore elemento da considerare è come la maggior parte dei lavoratori lavorino dentro Israele, impiegati in mansioni a basse qualifiche, non incentivando in tal modo il miglioramento del capitale umano attraverso l’acquisizione di nuove competenze.

Cosa porta questa disoccupazione?

La dissocupazione alta e la poverta diffusa hanno determinato nel 2023 la necessità per circa il 40% della popolazione palestinese di assistenza umanitaria: per l’esattezza il 50% della popolazione di Gaza ed un quarto della popolazione della West Bank.

Prima del 1991

Prima del 1991 la situazione era parzialmente diversa: come si evince dal grafico pubblicato dall’INNS (Istituto per la sicurezza nazionale, università di tel aviv), la forza lavoro palestinese all’interno di Israele era ben maggiore, fino a costituire il 45% di quella potenziale di Gaza.

Ciò ha determinato l’effetto positivo di ridurre la disoccupazione ai minimi storici di Gaza, ma al contempo le aziende locali non erano in grado di generare opportuna offerta di lavoro a fronte della scarsità di lavoratori disponibili, dando luogo ad una stagnazione economica protratta nel tempo.

Il fenomeno dei lavoratori palestinesi dentro Israele ha subito una battuta d’arresto nel 1991 contestualmente alla Guerra del Golfo. Solo dal 2019 in maniera non ufficiale, Israele riprese ad integrare la propria forza lavoro attingendo a risorse palestinesi, ma in quantità esigua.

Conclusione 

Quando nel 1991 venen creata l'ANP (Autorità Nazionale Palestinese), Gaza possedeva più o meno lo stesso tenore di vita della Cisgiordania, con un rapporto del PIL pro capite pressoché equivalente (97%). Il rapporto scese al 44% nel 2007 con la presa di potere di Hamas, per giungere,nel 2022 al 27,7%. A ciò contribuirono inevitabilmente anche le limitazioni e le distruzioni della base produttiva. 

Il dossier Onu conclude asserendo come il declino di Gaza non sarà un fenomeno di breve periodo ma si prolungherà nel tempo (probabilmente anche  tra le generazioni). Tra i fattori presi a suffragio di tale tesi, il progressivo impoverimento delle competenze che affligge il capitale umano anche in conseguenza dell’elevato livello di disoccupazione.

Tra le possibili soluzioni volte ad un progressivo miglioramento delle condizioni di vita, la pacificazione della regione diviene un elemento imprescindibile, attraverso il quale un progressivo rallentamento ed una futura cessazione delle restrizioni potrebbe dare nuova linfa vitale all’economia locale.

Altro auspicio espresso dal dossier riguarda la riunificazione di Gaza e del resto dei territori Palestinesi, sia a livello politico che economico, creando ad esempio un porto ed un aeroporto od estraendo materie prime sia dal mare che nella West Bank.

Infine, dopo un’eventuale eliminazione della “dual list use”, l’incentivo agli investimenti all’interno di Gaza limiterebbero la dipendenza da Israele non solo in termini di materiali, ma anche come manodopera.

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