Investimenti in istruzione: la situazione in Italia e in Europa
Nel 2021, complice la crisi COVID-19, il Consiglio europeo ha sottolineato l'importanza dell’istruzione e l’urgenza di investire in questo settore: è stato affermato che “l’istruzione e la formazione hanno un ruolo fondamentale da svolgere nel plasmare il futuro dell’Europa” ed è per questo che si è reso necessario una versione aggiornata del precedente progetto per la cooperazione europea nel settore dell’Istruzione riconoscendo nuovi ambiziosi obiettivi in cui “investimenti efficaci ed efficienti nell’istruzione e nella formazione sono un prerequisito per migliorare la qualità e l’inclusività dei sistemi di istruzione e formazione e migliorare i risultati in materia di istruzione, nonché per stimolare la crescita sostenibile, migliorare il benessere e creare una società più inclusiva”[1].
Tenendo a mente questa considerazione e condividendo l’idea sottostante, partiamo da uno dei modi più efficaci per valutare l’interesse e l’impegno verso la tematica dell’Istruzione, ovvero l’entità degli investimenti in questo settore.
Secondo quanto riportato nel rapporto Education at a Glance 2023, nel 2020 la spesa per istruzione in Italia era inferiore alla media OCSE: mentre l’Italia investiva solo il 4,2% del proprio PIL nel settore dell’educazione (di cui 30% scuola primaria, 46% secondaria e 26% terziaria) la media OCSE era del 5,1%.
L’ammontare misurato di spesa per studente in Italia corrisponde a circa 11.400 dollari USA, mentre la media dell'OCSE è di 12.600 dollari USA: cifra che però in entrambi casi corrisponde al 27% del PIL pro capite, rientrando così nella media OCSE.
L’emergenza COVID-19 ha posto sfide senza precedenti ai sistemi educativi globali. Da un punto di vista cronologico, durante il periodo COVID 19, mentre nei paesi OCSE la spesa in ’istruzione (sempre considerando i gradi che vanno dalla scuola primaria alla terziaria) per studente a tempo pieno (inclusa la ricerca e sviluppo) è aumentata dello 0,4%, in Italia la spesa è diminuita dell'1,3%.
Questo cambiamento è da ricondurre ad una riduzione dell'1% della spesa totale per le istituzioni educative e a un aumento dello 0,3% del numero totale di studenti a tempo pieno [2][3].
Neanche secondo i dati elaborati da Openpolis la percentuale di spesa pubblica in educazione rispetto al PIL nel periodo che va dal 2012 al 2021 (Figura 1) le cose vanno meglio. Ripercorrendo l’andamento della spesa dal 2012 al 2021 possiamo notare che in Italia la percentuale non va oltre un certo range, quello del 4%. In particolare:
- nel biennio 2012-13 era del 4,1% per poi calare al 4% in quello successivo (2014-2015)
- dal 2016 al 2019 è scesa ulteriormente al 3,9%
- nel 2020 ha toccato il picco del 4,3%
- nel 2021 è tornata sui valori precedenti del 4,1%.
La media UE-27 si è invece aggirata attorno al 4,7 % - 4,9%, raggiungendo un picco positivo del 5% nel 2020. I risultati italiani si collocano dunque al di sotto della media europea, mostrando così una discreta disparità a livello di contesto europeo in termini di spesa pubblica in educazione.