Le motivazioni di tale fenomeno possono essere diverse, dalla forte esigenza di attirare l’attenzione degli utenti annoiati che fanno “scrolling” sui social o “zapping” in televisione con velocità e apatia, alle stanze dell’eco che non fanno altro che fortificare le convinzioni portando ad un abbassamento radicale della ricerca, dell’informazione e dell’approfondimento.
L’estrema polarizzazione del dibattito è un fenomeno che si sta espandendo a macchia d’olio, può riguardare qualsiasi argomento tra cui politica, attualità, scienza e si verifica prevalentemente nei luoghi in cui si svolge il dibattito pubblico.
Che siano i social network o i talk show televisivi, sempre di più si assiste a dei veri e propri incontri, seppur virtuali, senza esclusione di colpi, in cui gli attori chiamati in causa cercano di sovrastare l’avversario con ogni mezzo, insulti personali compresi.
Con l’obiettivo di convincere che la propria tesi è quella corretta, attraverso un (iniziale) dibattito fatto di toni crescenti, si finisce per allontanarsi completamente dalla questione centrale azzerando totalmente il dibattito pubblico.
Il risultato può essere di due tipologie opposte tra loro: continuare a scontrarsi a oltranza, con gli utenti che si schierano da una delle parti e attizzano il fuoco del dibattito, oppure ignorare chi cerca di alimentare col rischio, però, che questo porti ad un allontanamento degli individui da temi particolarmente delicati o importanti, come attualità, cultura, politica.
Cos’è la polarizzazione del dibattito
“Polarizzare” proviene dal francese polariser, derivazione di pole, ovvero “polo”, inteso come “ciascuno dei due punti estremi e simmetrici” e, in senso figurato, fa riferimento al voler orientare verso una determinata direzione.
Dalla definizione del termine polarizzare, dunque, è possibile affermare che l’estrema polarizzazione del dibattito rappresenta quel processo a cui assistiamo sempre più di frequente e vede il pubblico spingersi verso una determinata direzione ideologica ignorando totalmente qualunque altra visione.
Questo fenomeno non rappresenta di certo una novità e, come molti fenomeni, viene approfondito per la prima volta negli Stati Uniti, Paese in cui “ha una tradizione di studio che affonda le sue radici già nel secolo scorso e che acquisisce particolare visibilità con le contestate elezioni presidenziali del 2000, quando i media iniziarono a far circolare una descrizione dell’elettorato come profondamente e irrevocabilmente diviso [Fiorina, Abrams e Pope 2005]”.
Si tratta di un fenomeno che ha da sempre avuto un certo rilievo in Europa come anche in Italia e, col tempo, ha assunto una sempre maggiore importanza e si è evoluto, allargandosi dalla politica a qualsiasi altra materia.
Infatti, se inizialmente si era abituati ad assistere a dibattiti esclusivamente di tipo politico nei talk show televisivi, oggi questo fenomeno si è allargato a macchia d’olio toccando ogni ambito e proprio per questo, può essere messo in atto non più soltanto dai politici, ma da qualsiasi altro soggetto che abbia una minima risonanza mediatica come, ad esempio, gli influencer.
Quando la polarizzazione diventa estrema
Come detto in premessa, la polarizzazione del dibattito è divenuta, ormai, un evento frequente e quotidiano ed è possibile assistervi in tutti quei luoghi in cui si svolge il dibattito pubblico, prevalentemente i talk show televisivi e i social network.
Si può assistere a dibattiti che, il più delle volte, avvengono in maniera feroce, cattiva e cruenta e senza nessuna possibilità di trovare un punto in comune, neppure uno spiraglio che apra le porte al dialogo.
Nessun dialogo e nessun punto in comune e, dunque, un totale azzeramento di quello che è il dibattito pubblico. Infatti, come sostengono i filosofi Maura Gancitano e Andrea Colamedici, non esiste alcun terreno in questo luogo di dibattito pubblico virtuale, perché c’è chi si schiera da una parte e chi dall’altra e “le alternative sembrano essere due: continuare a scontrarsi a oltranza, oppure ignorarsi e rimanere nella propria visione del mondo”
Partendo dal presupposto che, con buona probabilità, sia in un caso che nell’altro si rimane saldamente ancorati alla propria visione del mondo (in questi casi spesse volte limitata), il problema di base è che, mentre gli utenti finali possono scegliere la seconda opzione, ovvero ignorarsi, i personaggi pubblici, siano essi politici o influencer, hanno spesso un’unica strada possibile affinché possano continuare a mantenere alto il proprio hype: scontrarsi a oltranza.
Perché soltanto con lo scontro, soltanto con le urla è possibile rimanere al centro dell’attenzione e confermare il famoso aforisma di Oscar Wilde “non importa che se ne parli bene o male. L’importante è che se ne parli”, che fece pronunciare al suo Dorian Gray.
E se si continua a parlarne, l’attenzione mediatica rimane alta e dunque si raggiunge l’obiettivo prefissato che, nel caso dei social, è ottenere il maggior numero di follower e di visualizzazioni e interazioni.
Assistendo ai vari dibattiti, è subito evidente che ormai ci si è divisi in squadre, una contro l’altra. Da un lato chi è a favore della scienza e dei vaccini, dall’altro i no vax; da un lato chi sostiene la Russia di Putin e la sua causa e chi invece sta dalla parte dell’Ucraina; in una squadra chi è pro Israele e nell’altra chi è pro Palestina.
Non che questo non sia sempre successo, perché ognuno ha la propria visione e le proprie idee e, consciamente o inconsciamente, cerca di convincere l’interlocutore che la sua tesi è quella corretta ma, da diverso tempo, da polarizzazione del dibattito si è passati a una polarizzazione del dibattito decisamente estrema.