Crimini di guerra e deportazioni in Ucraina: l'Italia non presti il fianco alla propaganda russa

Il 22 ottobre 2024, il Comune di Sciacca si preparava a ospitare un evento intitolato “Adozioni internazionali e Nuovi Orizzonti”, che si proponeva di discutere le adozioni di bambini provenienti da Luhansk. Grazie alla tempestiva reazione della vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, il Comune ha revocato la sala e il patrocinio per l’evento (che sembra non sia mai stato approvato). 

Tuttavia, rimangono aperte delle domande: come è stato possibile che un incontro del genere sia stato programmato in Italia? Chi sono gli organizzatori e quale agenda si nasconde dietro a questo tentativo di normalizzare pratiche che potrebbero essere considerate crimini di guerra?

Con questo evento, l’Italia rischiava di diventare complice dei crimini di guerra di Vladimir Putin. È possibile che il nostro Paese stia legittimando, anche indirettamente, la deportazione e la rieducazione forzata di bambini ucraini? Queste domande sollevano preoccupazioni, che mettono in gioco i valori fondamentali di giustizia e diritti umani sui quali si basa l’Italia.

Luhansk, una regione occupata illegalmente dalla Federazione Russa dal 2014, è diventata una prigione a cielo aperto per i bambini ucraini. Questi bambini, nati in Ucraina – un paese democratico, ricco di storia e cultura nazionali – diventano ostaggi di un’educazione imposta dall’invasore, che mira a cancellare la loro identità ucraina e sostituirla con un’identità fittizia e militarizzata, creata dal regime occupante. A questo si aggiunge la tragedia degli orfanotrofi, dove i bambini che hanno perso i genitori o sono stati forzatamente separati dalle loro famiglie vengono privati delle loro radici e inseriti in programmi di “rieducazione” nella Federazione Russa. Con l’invasione su larga scala del 2022, il numero di bambini sottratti al loro contesto culturale e nazionale è aumentato drasticamente. La Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di cattura contro Vladimir Putin, accusandolo di crimini di guerra per queste deportazioni e rieducazioni forzate. Eppure, l’Italia si trovava a ospitare un evento che sembrava voler legittimare e persino sostenere tali pratiche.
 

Chi c’è dietro tutto questo? Tra i partecipanti previsti per l’evento figurava Anna Sorokova, Commissario per i diritti umani della cosiddetta Repubblica Popolare di Lugansk (LNR), un’entità sostenuta dal Cremlino e priva di riconoscimento internazionale. Inoltre, l’organizzazione italiana “Aiutateci a salvare i bambini” si presta a iniziative che, di fatto, cancellano l’identità ucraina di questi bambini. Si tratta di adozioni che non hanno nulla a che fare con atti di amore e protezione, ma che rischiano di diventare strumenti di assimilazione forzata e pulizia etnica.

Non basta cancellare questo evento. È necessario creare un sistema che impedisca all’Italia di macchiarsi della complicità in crimini di guerra. Permettere che simili eventi si svolgano nel nostro Paese significa legittimare tacitamente la deportazione e la rieducazione forzata di bambini, atti che la Carta delle Nazioni Unite definisce come genocidio. Il tempo scorre rapidamente, e i bambini nati a Luhansk nel 2014 oggi hanno dieci anni; quelli che avevano otto anni allora, oggi ne hanno diciotto e sono stati perfettamente addestrati per diventare carne da cannone nella guerra contro l’Ucraina. I danni alla loro identità culturale e alla loro memoria storica sono incalcolabili e difficilmente recuperabili.

L’Italia deve fare di più. Non è sufficiente cancellare questo evento: occorre mettere in atto misure concrete per garantire che l’Italia non diventi terreno fertile per la propaganda del Cremlino e per il sostegno ai crimini di Putin. Dobbiamo chiedere trasparenza su chi autorizza questi eventi, chi li organizza e quali interessi rappresentano. 

Consentire che tali iniziative si svolgano, o anche solo vengano programmate, significa collaborare indirettamente con un regime che ha fatto della distruzione dell’identità ucraina una politica ufficiale.

In quanto nazione democratica, l’Italia deve, oltre a schierarsi fermamente dalla parte della giustizia e della difesa dei diritti umani, creare la barriera protettiva contro gli eventi di questo genere. 

Il futuro dei bambini ucraini non può essere sacrificato sull’altare della diplomazia o dell’opportunismo. L’impunità di oggi diventa il crimine di domani. La nostra responsabilità è chiara: dobbiamo difendere i valori di libertà e umanità, e assicurarci che l’Italia non diventi mai complice del genocidio di un popolo.

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