Quando si parla di dissenso politico in Russia saltano fuori dei nomi, più o meno noti, di attivisti o uomini politici che rappresentano in maniera simbolica la dura lotta alla repressione russa. Uno dei volti più noti anche in Occidente è Vladimir Kara-Murza: dissidente politico russo sopravvissuto a due tentativi di avvelenamento. E’ uno dei 26 prigionieri liberati dalla Russia in Turchia nel grande e storico scambio di prigionieri avvenuto nelle ultime ore. Kara-Murza è un dissidente famoso per aver fatto "lobbying delle sanzioni contro i portafogli di Putin e contro gli esponenti del regime che fanno parte della macchina repressiva dal 2014", in seguito all'annessione illegale della Crimea. Nonostante il pericolo, Kara-Murza ha continuato a tornare in Russia. Stranamente, il regime ha scelto di "tentare di ucciderlo due volte ma non di mandarlo in carcere". Le ragioni dietro queste decisioni rimangono oscure e speculative. In linea generale sono le stesse che hanno portato a sospettare di Navalny, arrestato solo nel 2020, o di altri personaggi come Ilya Yashin, “politico molto rilevante per l'opposizione russa e per i cittadini contrari al regime anche se è poco noto fuori dalla Russia” (coinvolto anche lui nell’operazione di liberazione ad Ankara). Anche nei suoi riguardi ci si è chiesti perché fosse ancora libero dopo essere “stato condannato per una diretta su YouTube in cui ha parlato della strage di Bucha”.
Kara-Murza e Yashin sono entrambi attualmente liberi. Durante la loro prigionia però hanno continuato ad essere attivi e a fare sentire la propria voce commentando grandi eventi come ad esempio la morte di Navalny. In Russia infatti “esiste la possibilità di scrivere una lettera a qualunque detenuto” (ad esclusione di quelli che si trovano in regimi particolari di detenzione) sebbene con molte limitazioni, “per esempio è vietato scrivere in lingue straniere e c'è tutta una serie di ostacoli come pagare l'invio di questa lettera dalla Russia” ma per questo ci sono alcune ONG che aiutano a farlo, come ad esempio Memorial.
Solitamente, gli avvocati sono uno degli strumenti principali per la comunicazione dei detenuti politici perché è a loro che vengono dettati testi per poi essere trascritti e pubblicati, ma ci sono casi estremi come quello di Navalny. “A lui hanno limitato in vari modi la possibilità di interazione con gli avvocati finché letteralmente loro non sono stati incarcerati” con accuse infondate di collaborazione con un terrorista (cioè Navalny stesso). Da questo punto di vista ad altri detenuti sono concesse più libertà (si prenda con le pinze il termine “libertà”).
Navalny oltre ad essere stato perseguitato dal regime russo e ucciso è diventato a sua volta un pretesto per essere accusati: Antonina Favorskaya è una giornalista accusata e arrestata per “aver coperto tutti i processi di Navalny”. Tra le altre cose a lei appartiene “l’ultimo video dove vediamo Navalny vivo”.
Quando si parla di Kara-Murza o di dissenso politico in generale si parla anche di scambio di prigionieri. Maria Pevchikh della fondazione anticorruzione di Navalny ha rivelato che erano in corso trattativei per scambiare Navalny con altri prigionieri russi detenuti in Occidente, in particolare Vadim Krasikov (agente dell'FSB implicato in un omicidio Germania): al centro anche lui nel caso del grande scambio tra Russia e Occidente. Anna Alexandrova sostiene che generalmente “sia auspicabile cercare una opportunità per fare uno scambio di detenuti politici” ma lo stesso caso di Navalny che prima che si potesse fare uno scambio è stato ucciso solleva alcuni dubbi e preoccupazioni.
Ci sono stati precedenti di scambi di prigionieri, come nel caso della cestista americana Brittney Griner, scambiata con Viktor Bout, un noto trafficante di armi. “Il governo russo cerca di catturare gli stranieri” con l’obiettivo di “creare un fondo di scambio per poter far tornare determinate persone che gli servono dall'estero ed è ovvio che poi i governi esteri occidentali avranno un interesse maggiore a liberare i propri cittadini come succede sempre.” Quindi cercano di avere sempre cittadini stranieri detenuti da usare come leva di negoziazione.
L'episodio più recente e sorprendente si è verificato nelle ultime ore in Turchia, ad Ankara, su territorio neutrale. Prima dello scambio, l'atmosfera era estremamente tesa. L’11 luglio a Mosca, durante un udienza è stata confermata la condanna di Oleg Orlov(2).
Il 18 luglio, Yashin ha denunciato pubblicamente (durante l’udienza che lo vedeva coinvolto) le condizioni nella cella d’isolamento in cui era detenuto(3). Il 29 Luglio Orlov non era più nel centro di detenzione preventiva di Syrzan(4). Poi, il 1 Agosto è stato poi annunciato qualcosa di inaspettato: “Russia has completed a prisoner exchange with the U.S. and Germany. According to data available to The Insider, the released political prisoners include Evan Gershkovich, Vladimir Kara-Murza, Paul Whelan, Ilya Yashin, Alsu Kurmasheva, Andrei Pivovarov, Oleg Orlov, Alexandra Skochilenko, Lilia Chanysheva, Ksenia Fadeeva, Rico Krieger, Kevin Lik, Demuri Voronin, Vadim Ostanin, Patrick Schobel, and Herman Moyzhes. In return, Russia has received FSB operative Vadim Krasikov, along with multiple spies and fraudsters”(5).
L’operazione, secondo quanto riportato da The Insider, è il risultato di un lavoro che va avanti da anni. Tra i prigionieri russi liberati oltre Orlov, Kara-Murza e Yashin figura anche Sasha Skochilenko. Quelli di Sasha Skochilenko(6), Oleg Orlov e Daria Kozyreva sono casi recenti ed emblematici che ci permettono di capire ancora più nel concreto quanto agisca sottilmente e profondamente la macchina repressiva russa non solo sui grandi nomi dell’attivismo ma anche sulla società civile e quanto le condanne - il più delle volte a danni di persone anziane - siano sproporzionate.
Sasha Skochilenko è stata arrestata e condannata per oltre 7 anni per aver esposto notizie sui bombardamenti di Mariupol e su altri crimini commessi dall'esercito russo in Ucraina al posto dei prezzi in un supermercato. Il suo è un caso esemplare per l’intimidazione ricevuta e per la sua condizione: si tratta infatti di una persona estremamente fragile con gravi problemi fisici e psichiatrici. Il regime di Putin l’ha punita e torturata crudelmente e “questo è stato fatto sicuramente per far capire a ogni cittadino russo che la pietà non c'è, che non esiste la compassione e che chiunque può essere condannato per 7,10 o 20 anni e non ci sarà nessun una concessione, nessuna grazia: questo, questo succede in Russia.”
Un aspetto paradossale è che mentre Oleg Orlov (leader di Memoria) è stato condannato a 2 anni e mezzo per aver definito fascista in un suo articolo il regime russo, Alexei Gorinov (consigliere municipale, persona anziana con diverse patologie) ha avuto una pena di 7 anni “per fake news sull’esercito russo”, cioè per aver criticato ciò che la Russia fa in Ucraina. Seppur quello fatto da Orlov potrebbe sembrare oggettivamente più grave è difficile confrontare le pene perché “la maggior parte di queste nuove leggi che riguardano la repressione, [...] danno le forchette molto ampie per le condanne a volte possono variare da una multa, magari anche molto elevata, fino a condanne pesantissime. C’è tantissima libertà e poi spesso queste condanne vengono modificate” e questo riguarda lo stesso Orlov passato da una reclusione più breve a una rivalutazione del suo caso.
Un ulteriore caso emblematico è quello di Daria Kozyreva. Daria è una studentessa diciottenne di San Pietroburgo - precedentemente già espulsa e sottoposta a un caso penale per il suo attivismo - che è stata arrestata per aver apposto una poesia sotto la statua di di Taras Ševčenko, uno dei padri della letteratura Ucraina.