La mappa, con i suoi innumerevoli punti rossi, è un atto d'accusa contro l'incuria e la negligenza. La Sicilia porta il peso di questa tragedia, più di ogni altra regione e nei paragrafi seguenti entreremo nel dettaglio.
Sulle cause
Le fiamme che divorano la Sicilia sono alimentate da una miscela velenosa di negligenza umana e intenzioni malevole, il tutto aggravato dal cambiamento climatico che sta rendendo il clima ogni anno più favorevole al propagarsi degli incendi. A volte sono cause naturali, come un fulmine che, in una delle rare tempeste secche, dà il via all’incendio, ma queste sono una trascurabile parte del problema.
Più spesso, sono le mani dell'uomo a scatenare il fuoco. Nei campi, contadini imprudenti bruciano le stoppie, spesso anche in periodi in cui quest’attività è vietata, convinti che il controllo sia nelle loro mani, fino a quando il vento si alza e il fuoco prende il sopravvento. A volte sono il fuoco di un barbecue lasciato incustodito, o un mozzicone di sigaretta gettato con noncuranza, che possono trasformare un pomeriggio spensierato in un incubo di cenere e disperazione.
Ma la mano dell’uomo agisce più spesso per colpa che per dolo. Piromani che agiscono con intenti criminali, che guardano ai terreni bruciati e vedono opportunità economiche nel deserto che creano. Speculatori immobiliari che bramano nuovi sviluppi, allevatori che cercano pascoli verdi dove le leggi vietano, e individui in conflitto con le politiche di gestione del territorio.
La Sicilia brucia non solo per la sua natura selvaggia e arida, ma per le fiamme che nascono dall'interno della sua società, alimentate dall'avidità, dall'ignoranza e dall'egoismo. Combattere gli incendi significa, dunque, affrontare non solo le fiamme visibili ma anche quelle invisibili alimentate da una sottocultura di miope egoismo.
Iniziamo a osservare la durata degli incendi
L'analisi della durata degli incendi in Sicilia rivela dettagli inquietanti sulla natura e l'intensità di questi eventi distruttivi. I dati raccolti dall'European Forest Fire Information System (EFFIS) e analizzati da Fenice Verde mostrano un panorama complesso che richiede una lettura attenta e approfondita.
Dal 2009 al 2016, quando il monitoraggio si limitava ai mesi estivi, emerge una chiara stagionalità: gli incendi si sviluppano e si estinguono nel giro di poche ore, spesso in meno di un giorno. La durata media di un incendio in questo periodo è di circa 12 ore, un arco di tempo sufficiente per distruggere vaste aree di bosco e campagna, specialmente quando il vento e le condizioni climatiche giocano a favore delle fiamme.
Dal 2017, con l'estensione del monitoraggio a tutto l'anno, i dati rivelano un quadro più articolato. Gli incendi iniziano a manifestarsi anche in periodi meno tradizionali, come la primavera e l'autunno, e la loro durata può variare considerevolmente. Alcuni incendi, particolarmente quelli appiccati deliberatamente in condizioni di bassa umidità, possono durare oltre 24 ore, propagandosi inesorabilmente attraverso la vegetazione secca.
Un esempio emblematico è rappresentato dagli incendi nei boschi di sclerofille, dove la vegetazione, adattata ai climi aridi, brucia intensamente, sviluppa più energia termica e riesce a innescare anche le parti umide, arrivando pertanto a incendi più lunghi che mantengono il terreno incandescente per giorni. La durata di questi incendi è spesso prolungata dalla difficoltà di accesso per i soccorritori e dalla resistenza delle piante a estinguersi completamente.
L'analisi della durata degli incendi non è solo una questione di numeri e statistiche, ma rivela la resilienza e la vulnerabilità del territorio siciliano. Ogni incendio che dura più a lungo di un altro non è solo un indicatore di maggiore devastazione, ma anche di una risposta insufficiente, di una prevenzione che non ha funzionato, di una lotta contro il tempo che troppo spesso vede la natura e l'uomo soccombere insieme.
La durata degli incendi in Sicilia è un riflesso della complessità del fenomeno: una battaglia costante tra il fuoco e coloro che cercano di domarlo (invece di prevenirlo).
Cosa osserviamo sull’estensione
L'estensione degli incendi in Sicilia è un altro capitolo oscuro in questa storia. I dati forniti dall'European Forest Fire Information System (EFFIS), delineano un quadro allarmante dell'impatto delle fiamme sul territorio siciliano.
Negli anni dal 2009 al 2016, il monitoraggio stagionale ha rivelato che, durante i mesi estivi, gli incendi tendevano a coprire aree considerevoli. Dobbiamo rilevare che questo dato eà distorto da difetti di campionamento: i satelliti più vecchi passavano meno frequentemente ed avevano definizione più bassa non rilevando incendi più piccoli di 3 ettari, che vista la frattalità dell'ecosistema siciliano sono ugualmente gravi. Questi incendi più piccoli sono invece registrati dal Sistema informatifo forestale.
Dai dati del sistema EFFIS, sappiamo che la superficie media bruciata durante questo periodo si attestava attorno a diverse centinaia di ettari per incendio, con picchi che superavano i mille ettari nei casi più gravi. Le zone colpite erano principalmente le aree rurali e montane, dove la combinazione di vegetazione densa e accesso limitato rendeva gli incendi particolarmente difficili da controllare.
L'estensione degli incendi non è soltanto una questione di superficie bruciata. Ogni ettaro distrutto rappresenta un ecosistema devastato, una perdita di biodiversità, e depauperamento di risorse per la comunità locale. Le foreste di querce e pini, i boschi di sclerofille, le aree agricole, tutto viene inghiottito dalle fiamme, lasciando dietro di sé un deserto.
Con l'inizio del monitoraggio annuale dal 2017, il panorama degli incendi in Sicilia è diventato ancora più complesso. Gli incendi non rispettano più solo la stagionalità estiva, ma si verificano durante tutto l'anno, estendendosi anche a periodi meno tradizionali come la primavera e l'autunno. Questo cambiamento ha portato a una distribuzione più ampia e imprevedibile degli incendi, con estensioni che variano notevolmente a seconda delle condizioni climatiche e della vegetazione locale.
Un caso particolarmente emblematico è rappresentato dagli incendi nelle aree di macchia mediterranea e nei boschi di sclerofille. Queste aree, caratterizzate da una vegetazione adattata ai climi aridi, sono estremamente vulnerabili alle fiamme. Gli incendi possono propagarsi rapidamente su vasti tratti di terra, alimentati dai venti caldi e secchi che soffiano dal continente africano. La superficie bruciata in queste regioni può raggiungere dimensioni impressionanti.
Le aree più colpite e l’impatto sulle aree protette
La provincia di Palermo si distingue purtroppo come una delle aree maggiormente colpite. Le montagne circostanti, come la Riserva Naturale Orientata Monte Pellegrino sono spesso teatro di incendi che distruggono vaste aree di vegetazione preziosa. O la provincia di Trapani ove la Riserva Naturale Orientata dello Zingaro è spesso vittima di devastanti incendi. Questi incendi non solo devastano il paesaggio naturale ma minacciano anche la fauna locale, mettendo a rischio specie protette e compromettendo l'equilibrio ecologico.
Un'altra provincia particolarmente vulnerabile è quella di Messina. Le catene montuose dei Nebrodi e dei Peloritani sono spesso interessate da incendi che si propagano rapidamente, alimentati dalla densa vegetazione e dai forti venti. Queste aree sono cruciali per la biodiversità dell'isola e la loro distruzione ha conseguenze devastanti per l'intero ecosistema siciliano.
In generale le garighe, le praterie di graminacee e le aree di macchia mediterranea, presenti in molte province siciliane, sono particolarmente suscettibili agli incendi. Questi habitat, adattati ai climi aridi e caratterizzati da una vegetazione densa e facilmente infiammabile, sono spesso i primi a essere colpiti e gli ultimi a riprendersi.
Ma quel che più preoccupa è la frequente incidenza degli incendi nelle aree protette della Sicilia, come le riserve naturali e le zone soggette alla direttiva Natura 2000 dell'Unione Europea, questo rappresenta un paradosso e una seria violazione delle norme di protezione ambientale. Le cause di questo fenomeno sono molteplici e riflettono una combinazione di fattori naturali e antropici.
In primo luogo, molte di queste aree protette sono caratterizzate da una vegetazione densa e facilmente infiammabile, tipica del clima mediterraneo. Queste zone, pur essendo soggette a rigorose misure di tutela, sono inevitabilmente esposte alle stesse minacce che colpiscono altre aree non protette, come le condizioni climatiche estreme, con estati calde e secche, e la presenza di venti forti che possono propagare rapidamente le fiamme.
Tuttavia, è l'intervento umano che gioca un ruolo cruciale. L'inefficacia delle misure di prevenzione e controllo degli incendi, spesso dovuta a carenze organizzative e di risorse, lascia queste aree vulnerabili. La sorveglianza insufficiente, la manutenzione inadeguata dei boschi e delle aree circostanti, e la mancanza di campagne di sensibilizzazione efficaci contribuiscono a creare un ambiente in cui gli incendi possono facilmente svilupparsi e propagarsi.
La direttiva Natura 2000 dell'Unione Europea mira a garantire la conservazione a lungo termine delle specie e degli habitat più minacciati e preziosi d'Europa. La sua applicazione dovrebbe garantire una protezione rigorosa delle aree designate. Tuttavia, la frequente incidenza di incendi nelle aree Natura 2000 in Sicilia evidenzia una grave carenza nell'attuazione di queste normative da parte delle autorità regionali. La Regione Siciliana, responsabile della gestione e protezione di queste aree, sembra spesso incapace di applicare efficacemente le misure di conservazione richieste. Può questa inadeguatezza configurarsi come una violazione delle norme stabilite dalla direttiva Natura 2000, comportando potenziali sanzioni da parte dell'Unione Europea? La mancata protezione di queste aree non solo mette a rischio la biodiversità e gli ecosistemi locali, ma rappresenta anche un fallimento nel rispettare gli impegni internazionali presi per la tutela dell'ambiente.
Da quando è attivo il monitoraggio lungo tutto l’anno, il territorio protetto da Natura 2000 in Sicilia andato in fumo, è aumentato ogni anno, con una superfice protetta da Natura 2000 tra il 10 e il 25% della superfice totale percorsa da fuochi.