"Minimum Wages and Employment: A Case Study of the Fast Food Industry in NewJersey and Pennsylvania"
Autori: Card,Krueger 1993
Di recente si è parlato molto di salario minimo in Italia, anche se putroppo il dibattito è distorto da considerazioni di carattere politico e ideologico, che non hanno consentito di discutere del tema in modo obbiettivo.
Episodio 1 – (Card,Krueger 1993)
In Italia, pur non esistendo una specifica previsione sul livello minimo di salario applicabile, la materia è in larga misura disciplinata da una serie di accordi collettivi di categoria, che individuano appunto dei livelli di retribuzione al di sotto dei quali non si può scendere. Dunque le ipotesi discusse andrebbero a disciplinare solo i casi numericamente limitati non coperti dalla contrattazione collettiva. Peraltro anche la recente normative europea non prevede che in un paese venga necessariamente fissato un livello minimo contattuale, ma si concentra sulla verifica che sussista una adeguata rappresentazione degli interessi dei lavoratori in sede negoziale. E’ abbastanza evidente che intervenire sul tema in italia è politicamente complicato dalla resistenza dei sindacati e comporta concreti rischi di introdurre degli svantaggi compettitivi particolarmente penalizzanti per le regioni del sud.
Oggi per vorremmo concentrarci su uno studio che ha analizzato una legislazione piĂą semplice e un mercato del lavoro per un singolo settore, ovvero (Card,Krueger 1993) Minimum Wages and Employment: A Case Study of the Fast Food Industry in New Jersey and Pennsylvania.
Per testare l'ipotesi che gli aumenti del salario minimo riducano l'occupazione, David Card e Alan Krueger, entrambi economisti all'UniversitĂ di Princeton, hanno svolto un sondaggio telefonico sulle variabili che influenzano l'occupazione e i salari su un campione di catene di fast-food tra il primo e il quarto trimestre del 1992.
Queste attività impiegano tipicamente una parte significativa della loro forza lavoro con salari uguali o vicine al salario minimo legale. Spesso appunto sono giovani che devono pagarsi gli studi, un tipo di forza lavoro ad alto “turnover” (cioè la forza lavoro cambia molto spesso perchè questo lavoro è visto come temporaneo da molti dei suoi impiegati).
Per capire le loro principali scoperte riguardanti l'effetto del salario minimo bisogna spiegare la tecnica utilizzata, ovvero il Dif-in-Dif (Difference in Differences).
In pratica si tratta di osservare due situazioni molto simili, che tuttavia differiscono per una caratteristica specifica, che costituisce l’oggetto dello studio. Nelle scienze sociali non è possible costruire in laboratorio due versioni dello stesso stato osservando che cosa succede se in uno alziamo il salario minimo e nell’altra no. Si può tuttavia osservare due stati simili che hanno fatto scelte differenti.
Gli autori hanno selezionato due stati il New Jersey e la Pennsylvania e osservato cosa è successo dopo che il primo stato nel 1992 ha alzato il salario minimo da $4.25 a $5.05, mentre il secondo lo ha lasciato invariato.
L’idea è sostenuta dal fatto che le caratteristiche dei due stati siano molto simili su molti punti e che I ristoranti di fast food analizzati siano al confine tra I due stati. Con l’idea quindi che l’unica differenza fra questi negozi sia il salario minimo e nient’altro.
Al fine di garantire che si identificasse l'effetto dell'aumento del salario minimo anziché altri fattori che influenzano l'occupazione, gli autori hanno svolto un sondaggio parallelo di ristoranti nelle stesse catene tra nel New Jersey e nello stato confinante della Pennsylvania, dove il salario minimo è rimasto invariato a livello federale di $4.25. Poiché i livelli di occupazione nei ristoranti fast-food in stati confinanti è probabile siano influenzati dalla stessa congiuntura economica, qualsiasi differenza che si manifesta nelle variazioni di occupazione nel periodo può essere attribuita all'aumento del salario minimo nel New Jersey. Formalmente, questo è un approccio molto simile ad un esperimento di laboratorio, , in cui i ristoranti del New Jersey costituiscono il gruppo di trattamento e quelli della Pennsylvania il gruppo di controllo.
Ovviamente questa idea ha delle limitazioni, ma alcune assunzioni di omogeneità sulla qualità dei lavoratori, congiunture economiche e livello della domanda possono sostenere questa idea e darci risultati interessanti che adesso andrò ad elencare.
In primo luogo, il 44% dei ristoranti del New Jersey ha ridotto i loro livelli di occupazione nel periodo considerato. Tuttavia la cifra era più alta nello stato non interessato (53%). Inoltre, l'occupazione media per ristorante è aumentata in New Jersey (+0.59 equivalenti a tempo pieno).
Nel complesso, l'impatto dell'aumento del salario minimo è stato quello di aumentare l'occupazione media di più di due lavoratori a tempo pieno e mezzo rispetto a quello che sarebbe stato in assenza dell'aumento. Questi risultati di base resistono a un gran numero di controlli di robustezza effettuati da Card e Krueger (utilizzando lo stesso campione) controllando per esempio la situazione geografica e la proporzione delle diverse catene di fast food presenti.
Lo studio è stato criticato su almeno due fronti. In primo luogo, si afferma che è problematico perché giunge a una conclusione in contrasto con le conclusioni teoriche convenzionali e con la grande quantità di evidenza che sembra convergere su un'ampia gamma di elasticità negative. In secondo luogo, si afferma che il modo in cui lo studio è stato condotto mina la conclusione e che, se fosse stato fatto correttamente, si sarebbe ottenuta la conclusione opposta.
Hamermesh (1995) esprime la preoccupazione che la metodologia dif-in-dif non sia appropriata per esaminare l'effetto sull'occupazione poiché gli aumenti del salario minimo vengono discussi e/o annunciati in anticipo e i datori di lavoro modificano i livelli di occupazione prima che l'aumento diventi effettivo.
Card e Krueger confrontano i livelli di occupazione nel febbraio 1992 e nel novembre 1992. L'aumento del New Jersey è stato implementato nell'aprile 1992 ed era stato discusso nei due anni precedenti. I datori di lavoro hanno quindi avuto la possibilità di adattarsi alla nuova legge prevista.
In Welch (1995) si sostiene che le domande del sondaggio sono troppo vaghe e danno quindi troppo spazio al “noise” per essere analizzate in maniera definitiva. In particolare, evidenzia la possibilità di confusione riguardo alla definizione di lavoratori a tempo parziale e a tempo pieno. Esaminando i loro dati scopre che le grandi variazioni nell'occupazione tra febbraio e novembre siano causati da relativamente piccoli cambiamenti nell'occupazione media. Inoltre, i più grandi datori di lavoro hanno tutti ridotto i loro livelli di occupazione, mentre i ristoranti più piccoli li hanno aumentati. L’autore conclude quindi che I dati dovrebbero essere ignorati a causa del “noise” attorno (p. 845).
(Neumark e Wascher, 2000) hanno tentato di replicare lo studio, ottenendo i dati dei registri delle retribuzione dei ristoranti negli stati del New Jersey e della Pennsylvania . Se non ci fossero stati effetti negativi sull'occupazione, ciò dovrebbe essere evidente anche in dati alternativi a quelli usati da Card e Krueger. Tuttavia, Neumark e Wascher scoprono che l'impatto dell'aumento del salario minimo sull'occupazione era opposto a quello trovato da Card e Krueger.
Utilizzando i codici postali, sono stati in grado di trovare ristoranti nella stessa catena e nella stessa zona locale del campione di Card e Krueger (anche se non era possibile una corrispondenza perfetta perché i codici non corrispondevano a indirizzi esatti) e hanno contattato questi ristoranti richiedendo dati dai loro registri di pagamento per il periodo coperto dallo studio originale. L'analisi di questi dati ha rivelato due differenze principali. In primo luogo, c'era molta più variazione nei dati sull'occupazione del paper originale rispetto ai dati basati sui registri di pagamento (appunto si ritorna al “noise”), e sostengono che ciò indica la presenza di grandi errori di misurazione nel campione originale. In secondo luogo, trovano che in New Jersey l'occupazione è diminuita rispetto all'occupazione in Pennsylvania, e che le regressioni fatte suggeriscono che l'elasticità rispetto al salario minimo fosse di circa -0,2 (essendo l’elasticità un rapporto tra percentuali questo vuol dire che per un aumento del salario minimo del 10% ridurrebbe l’occupazione del 2% nel breve periodo) .
Card e Krueger (2000) rianalizzano il campione usato in (Neumark e Wascher, 2000) e criticano le loro conclusioni. Inoltre, introducono una fonte di dati ulteriore (resa disponibile dal Bureau of Labor Statistics - BLS) che deriva dalle dichiarazioni dei datori di lavoro per coprire gli assegni di disoccupazione, e che copre i ristoranti fast-food nel New Jersey e in Pennsylvania.
Concludono quindi che la colpa sia del campione utilizzato in (Neumark e Wascher, 2000) che non è abbbastanza rappresentativo, comparandolo a quello del BLS e all’originale dove si trova in entrambi I casi un aumento dell’occupazione.
Gli autori scoprono che gli effetti negativi erano guidati principalmente da una catena di fast food (Burger-King). Se i dati (che riguardavano 26 fast-food) di questo franchising vengono esclusi, l'effetto sull'occupazione nel New Jersey risulta essere positivo. Se queste osservazioni vengono mantenute e vengono invece inclusi i controlli di proprietà e di catena, l'effetto sull'occupazione nel New Jersey è negativo ma non significativo. Sembra necessario mantenere un dato del genere, visto che non c’è nessun motivo di escludere una catena solo perchè reagisce particolarmente male alla riforma.
Card e Krueger scoprono quindi che i dati del BLS confermano la loro prima scoperta sull’assenza di effetti negativi sull'occupazione nel New Jersey. Tuttavia i coefficienti sono positivi ma non significativi come nello studio originale.
In conclusione dopo aver visto le critiche e le risposte da parte degli autori si può dire che non ci sono stati effetti negativi o positivi significativi associati all'aumento del 18% del salario minimo sull'impiego nel settore del fast food in New Jersey. L’aumento dell’occupazione non è statisticamente significativo, ma ha la sua giustificazione teorica nel caso raro delle imprese monopsonistiche, dove in un certo territorio esiste un solo datore di lavoro che può assumere e che quindi ha la capacità di pagare maggiormente I suoi lavoratori, ma decide di assumerne di meno per mantenere un livello del salario più basso, non avendo I lavoratori altre alternative.
Tuttavia, non è chiaro se questo risultato si possa generalizzare ad altre situazioni. L'effetto sull'occupazione in altri settori (dove ad esempio c'è la concorrenza internazionale) avrebbe bisogno di ulteriori studi. Quando si analizza il mercato del lavoro a livello di comparazione tra stati resta chiaro che un aumento del salario medio di un paese non riduce l’occupazione solo a condizione che la produttività media dei lavoratori in quel paese aumenti.
Ma questo è solo il primo episodio. La serie sarà utile per darvi un’idea di come funzioni il dibattito accademico e di come ci sia bisogno di tempo anche solo per decidere quale sia il consensus su un caso particolare di un problema specifico. Vedremo nei prossimi episodi come mettere in contesto gli altri studi e di come si possa arrivare a dare consigli di policy attraverso questi studi accademici, nonostante l’obiettivo dell’Economics non sia la policy, una differenza che può avere un parallelo tra la chimica accademica (teorica) e la chimica applicata (sui materiali ad esempio). La rappresentazione resta l’obiettivo principale dell’Economics, ma una buona rappresentazione è fondamentale per dare vita a una buona policy.