La morte di Alexei Navalny ha spaccato l'opinione pubblica occidentale. In questo secondo anniversario dall'invasione su larga scala dell'Ucraina, ricordiamo Navalny ribadendo l'importanza della lotta politica, democratica e libera.
La tragica quanto a tratti prevedibile dipartita di Navalny, ha stimolato atti di cordoglio e prese di posizione in tutto il mondo.
Parallelamente a ciò, negli ultimi giorni influencer, editorialisti e testate giornalistiche hanno invece (volutamente o meno) avvelenato i pozzi del dibattito pubblico, spostando l’attenzione sui trascorsi politici del dissidente russo. Operazione particolarmente scorretta, nata con l’obiettivo di annebbiare il vero cuore della discussione e convogliare il focus sulla natura politica di Navalny, invece che sul vero punto: è stato ammazzato dal governo russo in quanto oppositore di Putin.
Navalny aveva delle idee politiche certamente discutibili, la sua storia ci racconta di un personaggio controverso e segnato da elementi molto problematici.
Era nota infatti la sua assidua frequentazione della “Marcia Russa”, manifestazione annuale di estremisti di destra, come sono note le narrazioni xenofobe protratte dal suo partito ultranazionalista Narod. È ugualmente pubblico e noto lo spot in cui Navalny, conciato da dentista, paragonava gli immigrati a carie da estirpare. Impossibile rimanere indifferenti poi al video in cui, con in mano una pistola, confrontava i musulmani del Caucaso a degli scarafaggi e sparava ad un attore con addosso una kefiah. Anche questo contenuto facilmente reperibile con una ricerca su internet.
Ma allora perché il mondo occidentale è in lutto per un personaggio come Navalny, che non aveva proprio i tratti politici del progressista?
Anche per via delle importantissime inchieste sulla corruzione condotte contro il governo dittatoriale di Putin, egli era divenuto un baluardo della “resistenza democratica” russa, nonché unico oppositore politico allo strapotere dell’attuale presidente.
Un’opposizione dai caratteri sicuramente rivedibili dal punto di vista ideologico, sicuramente non totalmente affini a quelli europei ed occidentali, ma figli di una situazione socio-culturale russa particolarmente complessa.
L’Occidente e l’Europa ricorda Navalny non per le sue idee, ma per quello che rappresentava in Russia fino al suo ultimo istante di vita: una speranza, un alternativa concreta a ciò che è oggi la Russia, ovvero uno Stato violento e imperialista.
Speranza che si è spenta per mano di Putin, che ha ricercato fortemente la sua dipartita, prima con un tentato avvelenamento, poi con l’incarcerazione in condizioni ignobili.
E la sua carriera politica, seppur segnata irrimediabilmente da discutbili opinioni su svariati temi, influisce zero con il motivo della sua morte e del perché questa sia ricordata in modo così sentito. Questa motivazione, fortemente legata al concetto di democrazia, di libertà e contraria ad ogni tipo di dispotismo, avrebbe dovuto unire chiunque.
Purtroppo questo non è accaduto, anche per via di un habitat nel quale avviene il dibattito pubblico fortemente inquinato dalla propaganda russa e antioccidentale, oltre che per via di una classe politica in alcuni casi incapace di ammettere la deriva autocrata della Russia di Putin.