L'Iran minaccia l'intervento in Israele. Ribaltone in Polonia? Rassegna del 16/10/23

di

Punto Stampa a Cura di: Giovanni Rinaldi, Elsa Qushku, Duccio Di Prima, Rocco Misuraca, Franz Forti
Conducono: Barbara Marzialetti, Franz Forti

 

Ospite

Giuseppe Paccione

 

Link alla diretta/differita YT di questa rassegna 

 

Argomenti principali della giornata: 

 

Israele

Durante la convocazione del consiglio di emergenza israeliano, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha promesso che Israele distruggerà Hamas. Mentre l’attacco di terra deve ancora cominciare, i bombardamenti israeliani su Gaza hanno provocato la morte di 2.670 palestinesi e migliaia di feriti. Nei bombardamenti ha perso la vita anche Bilal Al Kedra, uno dei comandanti di Hamas che avevano partecipato alle stragi nei kibbutz della scorsa settimana. Le autorità israeliane hanno fornito un ultimatum scaduto domenica ai civili palestinesi per recarsi nella zona meridionale della striscia di Gaza, che non dovrebbe essere interessata dagli scontri. La richiesta di evacuazione da parte di Israele non è stata ben recepita dall’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi in medio-oriente (UNRWA), che l’ha definita “orrenda”. Le tempistiche dell’ultimatum sono state criticate anche da Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU, e da Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera, secondo i quali è impossibile evacuare una città con più di un milione di abitanti come Gaza in pochi giorni. Secondo le Nazioni Unite, già 423mila palestinesi hanno abbandonato le proprie case per dirigersi a sud, su 2,3 milioni di residenti nella striscia.

 

Il ministro della difesa israeliano, Yoav Gallant, ha annunciato domenica che Israele non ha nessun interesse ad attaccare il gruppo terroristico libanese Hezbollah, che controlla il sud del Libano, al confine con Israele. Nonostante ciò sta continuando lo scambio di colpi di artiglieria tra le due parti, in cui è rimasto ucciso anche un reporter libanese di Reuters, Issam Abdallah. I civili israeliani hanno ricevuto indicazioni di non recarsi entro 2 miglia e mezzo dal confine libanese, e un contingente della guardia rivoluzionaria iraniana già presente in Siria è stato dislocato nell’area di Damasco, vicino al confine con Israele. Hezbollah, come Hamas, è infatti notoriamente legato all’Iran, che tramite il proprio ministro degli esteri ha minacciato una possibilità di intervento su più fronti nel caso in cui Israele non dovesse interrompere la pianificata invasione di Gaza. Le dichiarazioni sono state effettuate sabato scorso dal ministro degli esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, durante un incontro in Qatar con il leader di Hamas, Ismail Haniyeh. La situazione ha destato le preoccupazioni di alti funzionari degli Stati Uniti come Jake Sullivan e John Kirby, che hanno esplicitamente parlato di potenziale estensione del conflitto e di coinvolgimento iraniano.

 

In seguito all’attacco di Hamas nei confronti di Israele, si sono intensificate le violenze anche in Cisgiordania, con l’uccisione di 43 palestinesi da parte di coloni e militari israeliani. Gli scontri tra i coloni israeliani e i palestinesi in Cisgiordania non sono una novitĂ : giĂ  prima di ottobre, il 2023 era l’anno in cui erano stati uccisi piĂą palestinesi degli ultimi due decenni, con 179 morti, a cui si aggiungono quelli delle ultime settimane. Le autoritĂ  palestinesi sostengono che il governo israeliano stia armando i coloni per ragioni di sicurezza; da ciò dipenderebbe l’aumento delle violenze. Il primo ministro palestinese Mohammad Shtayeeh ha criticato duramente questa possibilitĂ  dichiarando Israele il “nemico” del popolo palestinese e invitando i palestinesi di Gaza e Cisgiordania a resistere all’occupazione. Israele quindi si aspetta un allargamento del conflitto anche alla Cisgiordania, ed ha per questo imposto limitazioni allo spostamento tra le varie cittĂ  palestinesi bloccando le strade. 

 

Il presidente dello Stato di Palestina (e dell'Autorità Nazionale Palestinese, ANP), Mahmoud Abbas, ha infine preso le distanze, nella serata di domenica, dall’attacco di Hamas, dichiarando che le azioni di Hamas “non rappresentano i palestinesi”. In una telefonata con il presidente venezuelano Nicolàs Maduro, Abbas ha ribadito che l’unica legittima rappresentanza del popolo palestinese sia l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (PLO), ha espresso condanna nei confronti dell’uccisione di civili “da entrambe le parti” e ha auspicato il rilascio dei prigionieri, sia israeliani che palestinesi.

 

Il Segretario di Stato statunitense, Anthony Blinken, farà ritorno oggi in Israele dopo aver incontrato al Cairo il presidente egiziano Al-Sisi e a Riyadh il principe ereditario saudita Mohamad Bin-Salman. I leader arabi si sono espressi a favore di un abbassamento dell’intensità del conflitto e della rimozione dello stato di assedio sulla striscia di Gaza. L’Egitto si è impegnato a riaprire il valico di Rafah, al confine con la striscia di Gaza. Blinken ha espresso soddisfazione per l’esito dei colloqui e per l’impegno dei Paesi della regione mediorientale nel far pervenire cibo, acqua e aiuti sanitari ai rifugiati palestinesi nella striscia di Gaza. Nel frattempo a Washington il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha dichiarato che il governo degli Stati Uniti è pronto a portare davanti al Congresso un pacchetto di aiuti congiunto per Israele ed Ucraina dal valore superiore ai due miliardi di dollari. Gli aiuti ad Israele, in particolare, comprendono le Small Diameter Bomb, adatte a colpire con precisione aree densamente popolate come Gaza.

Ucraina

Domenica il presidente russo Putin ha annunciato guadagni territoriali da parte dell’esercito russo nella zona di Avdiivka, oblast di Donetsk, in cui gli attacchi russi stanno andando avanti da diversi giorni. Dal rapporto ISW di sabato 14 ottobre, nonostante siano registrati minimi avanzamenti russi nella zona, sembra comunque che l’esercito ucraino sia in controllo della situazione: gli ufficiali ucraini e statunitensi si aspettavano un attacco russo vicino ad Avdiivka e sono sicuri che le posizioni ucraine siano solide. Al contempo i russi sembrano avere difficoltà nel reperire personale medico al fronte e stanno richiamando in soccorso medici dalla Russia.

Il rapporto ISW del 15 ottobre riporta che le forze russe hanno continuato le operazioni offensive volte a circondare Avdiivka, ma devono ancora ottenere ulteriori guadagni a causa del probabile rallentamento del ritmo delle operazioni russe nell’area. Lo stato maggiore ucraino ha riferito che le forze ucraine hanno respinto più di 15 assalti russi vicino ad Avdiivka, così come a nord-ovest e sud-ovest dell'insediamento. L’ISW non ha ancora osservato conferme visive di precedenti affermazioni di avanzamenti russi nell’area o filmati geolocalizzati di eventuali altre conquiste russe. Fonti russe hanno affermato che il 15 ottobre i progressi russi nell'area sono stati notevolmente inferiori rispetto ai giorni precedenti e hanno descritto questi nuovi presunti progressi come marginali. Un blogger russo ha riconosciuto che le forze ucraine mantengono ancora una presenza presso l'impianto di coke di Avdiivka a seguito di affermazioni russe contrastanti sul controllo russo dell'impianto.

 

Sia gli osservatori militari ucraini che le fonti russe hanno affermato che le forze russe non hanno raggiunto la svolta immediata desiderata e che le forze russe hanno dovuto affrontare perdite iniziali elevate e un ritmo di avanzata probabilmente piĂą lento del previsto

 

Le forze ucraine hanno continuato le operazioni offensive vicino a Bakhmut e nell'oblast occidentale di Zaporizhia il 15 ottobre e sono leggermente avanzate a sud di Bakhmut. I filmati geolocalizzati pubblicati il ​​15 ottobre mostrano che le forze ucraine sono avanzate marginalmente verso la linea ferroviaria a nord di Klishchiivka (7 km a sud-ovest di Bakhmut), e fonti russe hanno riferito di continui attacchi di terra ucraini a sud di Bakhmut sulla linea Klishchiivka-Kurdyumivka-Andriivka (7-13 km a sud-ovest di Bakhmut).

Russia

Secondo il governo degli Stati Uniti, la Corea del Nord ha fornito alla Russia piĂą di 1000 container con equipaggiamento militare e munizioni per sostenere la guerra in Ucraina. Il direttore del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, sostiene che Pyongyang in cambio abbia chiesto a Mosca sofisticate tecnologie belliche russe per espandere il programma nucleare nordcoreano. Tuttavia, non si è ancora certi di quali armi si tratti precisamente (forse missili, veicoli corazzati e attrezzature per la produzione di missili balistici) e se queste verranno fornite dalla Russia. Il governo degli Stati Uniti ha rilasciato immagini  che mostrano il trasporto marittimo di centinaia di container dalla Corea del Nord alla Russia. Secondo la Casa Bianca, i container sono stati spediti tra il 7 settembre e il 1 ottobre dalla cittĂ  portuale di Rason a Dunai in Russia. I container sono stati poi portati in treno a un deposito di munizioni nella Russia sud-occidentale. GiĂ  in passato, gli Stati Uniti e gli alleati come la Corea del Sud avevano ripetutamente avvertito in merito a un possibile commercio di armi tra i due stati. La questione è rilevante non solo per le conseguenze sul conflitto ucraino, ma  anche perchĂ©  qualsiasi commercio di armi tra Mosca e Pyongyang rappresenterebbe la violazione delle misure restrittive nei confronti della Corea del Nord sia del Consiglio di sicurezza dell’ONU, che quelle dell’Unione Europea.

Europa

Polonia: nella giornata di domenica 15 ottobre si sono tenute le elezioni parlamentari per la Camera (Sejm) e il Senato. Gli exit polls e le attuali proiezionivedrebbero la sconfitta della coalizione di governo “Destra Unita” guidata dal partitio nazional-conservatore “Diritto e Giustizia” (PiS) che pur confermandosi il primo partito con il 36.8% dei voti (-6.8% rispetto al 2019) perderebbe la maggioranza parlamentare. 

Se confermati, questi risultati vedrebbero il successo delle tre principali forze di opposizione: i liberal-democratici di “Coalizione Civica” al 31.6% (+4.2% rispetto al 2019), i cristiano-democratici di “Terza Via” al 13% (+4.4% rispetto al 2019), e i socialdemocratici di “Nuova Sinistra” al 8.6% (-4% rispetto al 2019). In lieve calo il partito di estrema destra “Confederazione” con il 6.8% (-0.2% rispetto al 2019). 

Secondo le proiezioni sulla base di questo exit poll, PiS otterrebbe 200 seggi alla camera, dove la maggioranza richiesta è di 231. La somma dei seggi di Coalizione Civica (168), Terza Via (55), e Nuova Sinistra (30), pari a 248, potrebbe invece consentire all’opposizione di formare un governo guidato da Donald Tusk, già Primo Ministro tra il 2007 e il 2014.

 

La Polonia è una repubblica parlamentare con elementi di semi-presidenzialismo. Il presidente, eletto a suffragio universale ogni 5 anni, è il capo dello stato e condivide il potere esecutivo con il Governo presediuto dal Primo Ministro. Il Primo Ministro è nominato dal presidente sulla base della maggioranza parlamentare. Le elezioni parlamentari si tengono ogni 4 anni. Attualmente sia il presidente, Andrzej Duda, che il Primo Ministro, Mateusz Morawiecki, sono esponenti di PiS. L’eventuale sconfitta di PiS, guidata in questo caso da JarosĹ‚aw KaczyĹ„sky (giĂ  primo ministro nel 2006-2007 e fratello gemello dell’ex presidente Lech KaczyĹ„sky rimasto ucciso nel Disastro Aereo di Smolensk nel 2010), porterebbe alla fine di quasi un decennio di egemonia politica. 

 

PiS si pone come un partitito nazional-conservatore euroscettico, difensore delle tradizioni cristiane e della sovranità polacca. Il suo crescente e, secondo molti, sempre più preoccupante controllo dei media pubblici, gli ha consentito di condurre una campagna elettorale su temi quali immigrazione, in particolare la crisi al confine con la Bielorussia, sostenendo che l’UE stia favorendo un’ondata migratoria dal Medio Oriente e dall’Africa, diritti civili, rafforzando un divieto di aborto già severo e varando misure discriminatoire nei confronti della comunità LGBTQ+, e portando avanti un’aspra disputa sul grano con l’Ucraina. Un altro baluardo del programma elettorale del partito è inoltre il tentativo di promulgare una nuova legislazione al fine di esercitare un maggior controllo sui giudici da parte del governo, rischiando di minare ulteriormente l’indipendenza già fortemente compromessa della magistratura in Polonia.

 

Italia: La settimana scorsa un influencer 23enne si è suicidato in diretta su TikTok dopo essere stato falsamente accusato di molestie e dopo essere divenuto oggetto di una campagna di odio premeditata. Due tiktokers avrebbero organizzato una trappola: una minorenne avrebbe ingannato l'uomo con conversazioni ambigue, per poi orchestrare, insieme all'altro tiktoker, accuse pubbliche di pedofilia e una massiccia diffamazione in rete, portando il giovane al tragico gesto.

Politica internazionale

Asia e Pacifico

Afghanistan: Un altro terremoto di magnitudo 6.3 ha scosso domenica la provincia di Herat, la stessa in cui la settimana scorsa sono avvenuti i sismi che hanno ucciso più di mille persone. Il terremoto è avvenuto alle 8 di mattina, orario locale, e una scossa di assestamento di magnitudo 5.5 è seguita dopo venti minuti. Gli effetti distruttivi di quest’ultimo sisma non sono ancora chiari, anche perché le organizzazioni umanitarie internazionali hanno lasciato il Paese dopo il ritorno al potere dei talebani.

Armenia: Il presidente armeno Vahagn Khachaturyan ha firmato sabato lo statuto di Roma, il trattato che sancisce i contorni d’azione della Corte Penale Internazionale (ICC), nonostante la Russia avesse messo in guardia il Paese caucasico dal compiere tale passo. La ratificazione del trattato arriva in un clima di peggioramento dei rapporti tra Armenia e Russia, dopo che quest’ultima si è rivelata impotente durante l’annessione da parte dell’Azerbaigian della regione separatista armena del Nagorno-Karabakh. I Paesi che hanno ratificato lo statuto di Roma sono obbligati ad arrestare il presidente russo Putin nel caso metta piede nella loro giurisdizione poiché è accusato di crimini di guerra, connessi in particolare alla deportazione di bambini ucraini in Russia.

 

 

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