Il nuovo asse tra Russia e Corea del Nord e la fredda reazione della Cina

Il patto di mutua difesa siglato il mese scorso tra Russia e Corea del Nord ha suscitato una fredda reazione da parte della Cina, che ha preferito tenersi lontana dalla nuova partnership tra Mosca e Pyongyang.

Fonte: immagine generata con AI da R. Isernia

Secondo alcuni analisti infatti, i leader cinesi ritengono che questo accordo potrebbe indebolire la loro influenza sul regime nordcoreano, rischiando di portare a una nuova instabilità nella penisola coreana. È per questi motivi che Pechino ha deciso di non commentare l’accordo tra i due paesi, in attesa di capire che postura assumere di fronte al nuovo asse Mosca-Pyongyang.

Se infatti da un lato la partnership russa-nordcoreana può essere un asset spendibile nella rivalità con Washington, dall’altro la Cina teme che questa iniziativa diplomatica di Putin possa portarle più di un grattacapo. Innanzitutto l’accordo tra Russia e Corea del Nord mette in discussione la forza dell’influenza cinese sul regime di Putin, che rimane libero di intraprendere iniziative diplomatiche contrarie agli interessi cinesi. Ma soprattutto questa partnership rafforza il regime di Kim Jong Un, e la Cina non vuole una potenza nucleare destabilizzante vicino ai suoi confini. Il regime cinese vuole infatti evitare che il conflitto in Europa si allarghi all’Asia.

La Cina d’altronde ha più volte votato a favore delle sanzioni e dei controlli internazionali sullo sviluppo delle armi nucleari nordcoreane, controlli che si sono fermati lo scorso maggio a causa del veto posto proprio dalla Russia nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Sentito da Associated Press, Alexander Gabuev, direttore del think tank Carnegie Russia Eurasia Center, ha confermato che le preoccupazioni maggiori di Pechino riguardano il possibile sviluppo del programma militare nordcoreano, un’eventualità resa più concreta da questo accordo, dato il possibile invio di tecnologia avanzata russa a Pyongyang.

“In una situazione del genere, la Cina potrebbe sfruttare la sua influenza su entrambi i paesi per limitare gli effetti della loro nuova partnership”, ha dichiarato il ricercatore.

Da diversi anni molti negli Stati Uniti guardano con preoccupazione all’ascesa della Cina, ormai seconda economia mondiale, capace di sfidare l’ordine internazionale a guida americana con una possibile alleanza tra stati autocratici, come Russia, Corea del Nord e Iran. E in questo disegno l’accordo tra Mosca e Pyongyang sembra incastrarsi perfettamente.

Tuttavia, secondo altri analisti, la Cina non intende formare una triplice alleanza con Russia e Corea del Nord, perché Pechino ha bisogno di tenersi aperte più opzioni. Una coalizione tra potenze autocratiche darebbe infatti inizio a una nuova Guerra Fredda, uno scenario che la Cina è determinata a evitare. Ad esempio Sun Yun, direttrice del programma cinese presso il think tank Stimson Center, ha spiegato ad Associated Press che la Cina vuole assolutamente mantenere le sue relazioni con l’Europa, migliorando anche i legami con Giappone e Corea del Sud. Obiettivi che verrebbero a dir poco ostacolati da una forte e stretta alleanza con Mosca e Pyongyang.

Associated Press ha sentito anche Danny Russel, ex capo diplomatico americano per l’Asia durante l’amministrazione Obama, secondo cui l’accordo russo-nordcoreano mostra come Putin sia in grado di agire liberamente nello spazio d’influenza cinese, dando inoltre a Kim Jong Un l’occasione di ridurre la sua dipendenza da Pechino.

“Questo patto può rappresentare un duro colpo per l’influenza cinese sul regime nordcoreano, dando la possibilità a Kim Jong Un di muoversi più liberamente, creando caos in un momento in cui la Cina cerca disperatamente stabilità”.

Anche il New York Times si è occupato della questione, sentendo tra gli altri Samuel Greene, professore di politica russa al King’s College di Londra. Secondo Greene, Putin sapeva che la notizia dell’accordo tra Mosca e Pyongyang sarebbe stata accolta freddamente dalla Cina. Ciononostante l’intento del leader russo era proprio quello di segnalare la sua frustrazione verso Xi Jinping, per un impegno cinese in Ucraina ritenuto insufficiente.

“Se Putin pensa che la Cina non faccia abbastanza, non gli rimane altro che rivolgersi agli altri attori disponibili a mettere in discussione l’attuale sistema internazionale: Corea del Nord e Iran. Putin sa che la Russia è ormai dipendente dalla Cina, ma non può lasciare che sia Pechino a dettare il corso della guerra in Ucraina. Perché dal risultato di questa guerra dipende lo stesso futuro politico di Putin”.

Nonostante tutti questi contrasti, ad oggi la partnership tra Russia e Cina rimane forte, e gli analisti non si aspettano che l’accordo russo-nordcoreano possa causare la rottura delle loro relazioni. Proprio qualche settimana fa infatti la Cina ha dimostrato di appoggiare in pieno la posizione russa nel conflitto in Ucraina, sabotando la conferenza di pace organizzata in Svizzera.

Tuttavia è importante ricordare che la cosiddetta “partnership senza limiti” tra Putin e Xi Jinping non è esente da possibili scontri e divergenze.

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