di M. Salvemini

Redazione Storia

LIBRO

La guerra fredda globale. Gli Stati Uniti, L'Unione Sovietica e il mondo. Le relazioni internazionali del XX secolo
di Odd Arne Westad

Il Saggiatore (28 marzo 2022)

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Che cosa fu la guerra fredda? Uno scontro militare tra due colossi? Un sistema di blocchi di Paesi alleati tra di loro contrapposti? Una partita strategica giocata in Europa e nel mondo? Odd Arne Westad, pur condividendo queste interpretazioni, aggiunge la sua lettura della guerra: uno scontro di visioni del mondo, che il mondo, per loro stessa natura, aspiravano a cambiarlo. Lo scontro tra l'impero della libertà (gli Stati Uniti) e l'impero della giustizia (l'Unione Sovietica). Westad  è uno storico norvegese specializzato nella guerra fredda e nella storia contemporanea dell'Asia orientale. È professore di storia e affari globali all'Università di Yale, dove insegna nel dipartimento di storia e nella Jackson School of Global Affairs.(1)
Oltre ad essere uno dei massimi studiosi della Guerra fredda, argomento sul quale ha curato svariate pubblicazioni di rilievo, si è occupato pure della storia dell'Asia nel secondo dopoguerra, in particolare delle relazioni Cina-Russia, della storia della guerra civile cinese e del Partito comunista cinese. Nella prima parte della sua carriera ha scritto due monografie: “Cold War and Revolution”, che tratta dell'intervento statunitense e sovietico nella guerra civile cinese dal 1944 al 1946, e “Decisive Encounters”, una storia generale della guerra civile cinese e della vittoria comunista dal 1946 al 1950. È stato anche autore di numerosi libri relativi alla storia sino-sovietica e alla Guerra fredda. Egli si è poi occupato di questioni più generali della storia post-coloniale e globale, nonché della storia contemporanea della Cina.(2)

Nel libro qui discusso, “La Guerra fredda globale. Gli Stati Uniti, l'Unione Sovietica e il mondo”, Westad si è posto il problema di indagare quali fossero le motivazioni che hanno orientato l'azione dei due blocchi nelle loro relazioni con il cosiddetto Terzo Mondo. Questa categoria politica e geografica nacque sotto l'egida della supremazia americana, a cui molti leader dei paesi ormai ex-coloniali guardavano con fiducia per ricevere guida e sostegno. La paura dello "spettro rosso", che aleggiava sui processi di decolonizzazione, e il mescolarsi di stereotipi razziali e obiettivi strategici, dati dalla situazione contingente, fece in modo che gli USA non assunsero mai quel ruolo deciso e decisivo che invece assunsero per la ricostruzione e la difesa dell'Europa, a partire dal piano Marshall. Questo tema era stato, di fatto, poco esplorato dalla storiografia precedente a questo volume, e anzi sarà proprio il lavoro di Westad a generare un nuovo interesse che culminerà in successive pubblicazioni rilevanti.(3)

Tuttavia, partendo da questa attenzione ai paesi sottosviluppati, Westad ha ampliato il suo spettro di ricerca, anche per individuare la cornice di eventi opportuna. Riportare le decisioni di politica estera di Washington, da un lato, e di Mosca, dall'altro, sarebbe stato un'operazione sterile e poco utile senza cercare di inserirle nel quadro ideologico che muoveva le azioni delle due superpotenze e senza considerare i cambiamenti socio-politici a cui il Terzo Mondo stava andando incontro. La Guerra fredda si incentrò sul "concetto di modernità europea": i due imperi si trovavano in uno scontro sotterraneo per dimostrare che il loro sistema di valori e di principi fosse quello vincente e destinato a definire l'ordine mondiale e le relazioni internazionali. Il "terreno" su cui si consumò tale scontro furono le élite degli Stati di recente indipendenza. L'interpretazione portata da Westad è che la Guerra fredda nel Sud globale fu un proseguimento degli interventi coloniali che le potenze britannica e francese avevano condotto nei secoli precedenti. L'interventismo della Guerra fredda, di fatto, seguì metodi analoghi a quelli del "nuovo imperialismo" che contraddistinse la fine del XIX e l'inizio del XX secolo(4). Tuttavia, bisogna fare attenzione a non trasformare le analogie in un'identità tra questi due concetti. Se l'imperialismo europeo fu guidato dalla ricerca dell'assoggettamento e dello sfruttamento, l'interventismo della Guerra fredda venne mosso, in linea di principio, tanto dal lato americano quanto da quello sovietico, dalla ricerca di controllo e progresso. Questo costituisce un punto essenziale per comprendere uno degli aspetti peculiari della Guerra fredda: l'attenzione verso la "coscienza sociale".

PAPER

The Failure of the Liberal Republic in France, 1795-1799: The Road to Brumaire
di Lynn Hunt, David Lansky e Paul Hanson

The Journal of Modern History. Pubblicato da: The University of Chicago Press

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In "The Failure of the Liberal Republic in France, 1795-1799: The Road to Brumaire", Lynn Hunt, David Lansky e Paul Hanson analizzano il disfacimento della Repubblica francese durante la fase del Direttorio. Gli autori analizzano i fattori che hanno portato al crollo della Repubblica liberale, aprendo la strada all'ascesa di Napoleone Bonaparte. Attraverso un esame dettagliato del panorama politico francese tra il 1795 e il 1799 viene fatta luce sulle sfide e sulle carenze che hanno portato al fallimento del sistema repubblicano. Vengono fornite preziose indicazioni sugli eventi e sulle decisioni che hanno caratterizzato questo periodo tumultuoso della storia francese.

Lynn Hunt è emerita Eugen Weber Professor di storia dell'Europa moderna presso la University of California, Los Angeles (UCLA). È una delle maggiori studiose della Rivoluzione francese, ma è anche nota per il suo lavoro nella storia culturale europea su temi come il genere(5). La sua opera del 2007 "Inventing Human Rights" è stata definita l'analisi più completa della storia dei diritti umani. È stata presidente dell'American Historical Association nel 2002(6). Paul R. Hanson è professore emerito di Storia alla Butler University(7), ha pubblicato un importante dizionario storico della Rivoluzione Francese e studiato la storia del movimento giacobino.(8)

Nella loro analisi dei fattori che portarono al crollo della Prima Repubblica francese vengono individuati alcuni elementi chiave. In primis, la destra parlamentare francese dovette affrontare contraddizioni interne che portarono al suo smantellamento dopo il colpo di Stato del 18 fruttidoro. La riluttanza della destra a promuovere la sovranità popolare e la sua incapacità di organizzare efficacemente l'elettorato a livello locale indebolirono la sua posizione all'interno della Repubblica. Il crollo del Direttorio fu, poi, dovuto all'apatia politica della nazione. La mancanza di resistenza attiva o di sostegno al regime esistente creò un vuoto che permise al colpo di Stato del Brumaio di avere luogo con poca opposizione. La borghesia francese, alla ricerca di stabilità economica, sacrificò la libertà politica. Questo compromesso, successivamente al quale la borghesia si aspettò una partecipazione nel governo, senza poi venir mai consultata, contribuì all'erosione della Repubblica. Infine, il successo del colpo di Stato del Brumaio fu facilitato dalla mancanza di opposizione da parte dei "notabili" rivoluzionari e delle classi politiche più ampie. L'assenza di un gruppo unito e organizzato con la determinazione di resistere al governo autoritario rese più facile la transizione dalla Repubblica liberale. La mancanza di una resistenza forte e coordinata permise al colpo di Stato di procedere relativamente incontrastato, aprendo la strada al consolidamento del potere sotto Napoleone Bonaparte. Quest'ultimo, infatti, sfruttò le debolezze delle classi politiche esistenti e raccolse il sostegno di diversi segmenti della società, tra cui la borghesia e i militari. La sua capacità di radunare gruppi diversi dietro di sé fu cruciale per la sua ascesa al potere. 

Nel complesso, il paper sottolinea la complessità della situazione politica francese tra il 1795 e il 1799, evidenziando i fattori che portarono al fallimento della Repubblica e alla successiva ascesa di Napoleone Bonaparte. Esaminando le contraddizioni interne, la mancanza di resistenza e i compromessi che caratterizzarono questo periodo, esso offre preziosi spunti di riflessione sulla caduta del sistema repubblicano e sul consolidamento del regime autoritario nella Francia post-rivoluzionaria.

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