Recentemente è passata inosservata una data molto importante, che però oggi non viene presa in considerazione, non soltanto perché si tratta di un avvenimento accaduto 10 anni fa in una città lontana, ma anche perché non è mai stata associata ad un evento reale da scoprire e comprendere nella sua importanza per il futuro dell'Europa e del mondo. La narrazione del Cremlino ha trasformato questa data in un falso storico, strumentale a riportare la guerra in Europa.
Il 13 giugno 2014, Mariupol, città nel sud-est ucraino situata a 70 km dal confine con la Federazione Russa, e occupata dalle cosiddette forze separatiste e anti-Maidan dall'inizio/metà aprile dello stesso anno, è stata liberata dopo quasi due mesi di occupazione. Le forze di occupazione erano in realtà un movimento creato da Mosca per contrastare la Rivoluzione della Dignità, con cui il popolo ucraino confermava la sua volontà di avvicinarsi all'Europa e abbandonare il dominio di Mosca. Le forze armate inviate dal Cremlino, senza le dovute insegne di riconoscimento, si spacciavano per separatisti locali.
La città è stata liberata, ma il confine tra Ucraina e Federazione Russa è rimasto a soli 20 km dalla città.
Guardare la fotografia storica del soldato con la bandiera ucraina appena riportata in città, scattata il 13 giugno 2014, provoca un sorriso e una grande tenerezza, sia per l'equipaggiamento improvvisato del soldato, dalle scarpe casual al passamontagna, sia perché la bandiera ucraina era messa all'incontrario con i colori giallo e blu invertiti. Il soldato e’ immortalato davanti a un BTR, veicolo trasporto truppe russo, con la scritta DNR (Repubblica Popolare di Donesk, de facto una Repubblica Federata della Russia). Questi dettagli sono importanti oggi, a distanza di 10 anni, perché confermano una storia mai raccontata ne presa in considerazione in Europa e nel mondo, dove si è preferito ascoltare l'"interlocutore storico" della zona: il Cremlino.
Il Cremlino ha creato il più grande falso della storia sui “nazisti” ucraini e ha demonizzato il reggimento Azov, sfruttando le sensibilità storiche dell’Europa, diffamando i liberatori che hanno protetto la democrazia e la libertà del proprio paese, chiamandoli nazisti, fascisti e criminali.
Dal 2014, nonostante il confine ravvicinato a 20 km e la guerra che per 8 anni ha portato via vite umane ogni giorno, Mariupol ha iniziato una trasformazione notevole. Simile a una Cenerentola che, dai tempi sovietici, era legata strettamente a Mosca per le sue fabbriche siderurgiche coinvolte nella produzione bellica, la città si è trasformata in una principessa, realizzando finalmente il suo potenziale e la sua bellezza, con una grande determinazione dei propri cittadini e il desiderio di non tornare mai più a vivere sotto il giogo della matrigna.
Nel 2014, Mariupol è stata liberata dalla schiavitù morale e fisica portata dalla Federazione Russa sui territori dove vigono le sue leggi. La città è diventata l’avamposto della democrazia, dei valori europei, della libertà e del rispetto per la diversità, rappresentando tutto ciò che incarna il mondo democratico, scelto liberamente dal popolo ucraino durante la Rivoluzione della Dignità.
In quel periodo, la Crimea era già stata annessa, utilizzando la città-porto di Sebastopoli come cavallo di Troia per giustificare la presenza militare russa sulla penisola. Putin continuava a negare l’evidente presenza dei militari russi sul territorio ucraino, nonostante il Memorandum di Budapest, firmato anche dalla Federazione Russa, che garantiva l’integrità territoriale dell’Ucraina.
Le prime misure adottate sulla penisola annessa includevano la repressione degli oppositori al regime di Mosca, la distribuzione obbligatoria dei passaporti russi e ingenti investimenti nelle infrastrutture, come il ponte di Crimea, costruito a tempo di record. Mosca faceva di tutto per mostrare la sua “cura” per la penisola, trascurata dall’Ucraina, incentivando anche una sostituzione etnica per avere più consensi e meno resistenze.
Il ponte di Crimea è stato essenziale per l’invasione su larga scala dell’Ucraina nel 2022, permettendo a Mosca di realizzare ciò che non aveva potuto fare nel 2014: occupare Mariupol e Odesa, creando un collegamento diretto tra la Federazione Russa e la Crimea. Anche Odesa divenne un simbolo della propaganda del Cremlino, che accusava i “nazisti ucraini” di aver bruciato vive delle persone durante uno scontro il 2 maggio 2014, una tragedia provocata dai sostenitori del regime del Cremlino.
Per prepararsi all'invasione su larga scala nel 2022, Mosca ha trascorso 8 anni investendo nella propaganda e nelle infrastrutture per portare la guerra nei territori desiderati.
Nel 2022, Mariupol è stata assediata e bombardata da terra, mare e cielo. La ferocia degli attacchi, senza vie di fuga per i civili, è stata un massacro in diretta osservato dalla maggior parte dei cittadini russi.
Mentre in Italia si discuteva sui presunti "nazisti" da cui Putin stava "liberando" le "terre russe" e su quanto tempo sarebbe passato prima della caduta di Kyiv, Mosca proseguiva con il suo piano di costruzione delle strade e delle ferrovie necessarie per trasportare la guerra verso l'Europa dell'Est, considerata "terra di Mosca".
La NATO, a cui aderivano i Paesi dell'Est Europa, è stata sempre una spina nel fianco per Mosca, che vedeva questi territori come "terre russe". La lingua russa era obbligatoria nelle scuole di tutti i paesi occupati, non liberati, dal giogo sovietico, che si era unito all'Occidente solo per combattere l'ex alleato Hitler, fino a quando non riuscì a occupare mezza Europa.
Forse pochi ricordano e pochissimi libri di storia italiani riportano che la nascita della NATO nel 1949 fu preceduta dal blocco di Berlino del 1948, quando l'Unione Sovietica bloccò tutti i collegamenti terrestri con Berlino Ovest, creando un grave rischio di carestia per la popolazione isolata. Gli Alleati occidentali risposero con il ponte aereo di Berlino, mantenendo vive le speranze dei berlinesi occidentali e garantendo le necessità di base nonostante i rischi di intercettazioni e attacchi sovietici.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, era chiaro all'Occidente come agiva Mosca, con quali metodi e ambizioni. Tre anni dopo la caduta dell'impero giapponese, pochi parlano dell'occupazione mongola, cinese e coreana da parte dell'Armata Rossa.
Il 13 giugno 2014, Mariupol ha mostrato che il confine dell'Europa dei valori e delle leggi sarebbe stato protetto e che la pace in Europa sarebbe stata difesa dall'Ucraina. Molti pensano che Putin abbia fallito perché non ha preso Kyiv in tre giorni, come dichiarava all'inizio della sua "operazione speciale", ma il mondo russo e le terre "storicamente" russe, secondo Putin, si trovano ovunque egli punti il dito.
Nella primavera del 2022, Mariupol ha resistito per 86 giorni. È stata difesa nonostante l'assedio e i bombardamenti con obici, missili, carri armati, navi e aerei. La potenza degli ordigni lanciati sulla città, in termini di tritolo, superava quella della bomba atomica sganciata su Hiroshima.
Oggi, dopo quasi due anni e mezzo, Mosca si vanta che Mariupol fa parte della sua "legislatura". Passaporti russi sono distribuiti tra i cittadini per esercitarne il controllo e ottenere carne da cannone gratuita, mentre sotto la propaganda della ricostruzione, sono state costruite strade federali e ferrovie, indispensabili per portare avanti la guerra.
13 giugno 2021, Mariupol
Mentre si discuteva su come evitare la guerra già in corso e non far arrabbiare Putin, lui proseguiva con il suo piano di riconquistare le "terre russe", creando alleanze con dittatori e regimi e continuando a costruire le infrastrutture necessarie per raggiungere il suo obiettivo.
Le bandiere russe sventolavano a Berlino, e la NATO aveva allargato i suoi confini dal 1949 al 2014. L'Ucraina è soltanto la terra di passaggio. Il 13 giugno 2014, Mariupol è diventata il confine dell'Europa e della pace in Europa.
In questi giorni si parlerà di pace e dei suoi "modelli", come se esistesse una variante di pace alternativa in cui regna la violenza e l'assenza di leggi che garantiscono i diritti umani.
In conclusione, vorrei riportare le parole della ministra uscente della Difesa olandese, Kajsa Ollongren, che ha affermato:
"La capacità produttiva europea (delle armi) deve essere aumentata per l'Ucraina, ma anche per noi stessi", sottolineando che le forze armate olandesi "devono essere pronte a combattere e il tempo stringe".
Il tempo stringe perché se Mosca dal 2014 ha impiegato quasi 8 anni per preparare la sua nuova mossa, ora vuole una tregua per prepararsi ancora meglio. In 2 anni gli è stato permesso di portare avanti la sua versione pervertita di "pace nel mondo". Il tempo stringe, le decisioni vanno prese ora.