Un abitante di Toropets ha condiviso una testimonianza che riflette una realtà amara:
“Toropets è stata appena ristrutturata in occasione del 950º anniversario della città. Stavamo aspettando Putin per l’evento, ma i festeggiamenti sono stati posticipati più volte. Molte persone di Toropets sono partite per la guerra in Ucraina per soldi. Il cimitero della città era pieno di bandiere. Ora, nella zona del cimitero, tutto brucia e non restano che rovine.”
Questa testimonianza evidenzia ancora una volta come la guerra abbia un impatto diretto sulle vite degli abitanti, molti dei quali si arruolano per sfuggire alla povertà ed alla mancanza di opportunità economiche.
La guerra, che in Occidente molti ritengono iniziata a febbraio del 2022, è in realtà una guerra preparata da moltissimo tempo e ha radici troppo profonde per essere sradicata facilmente.
La costruzione dell’arsenale militare di Toropets nel 2012 ed i fondi ingenti spesi per la sua realizzazione (3,6 miliardi di rubli) dimostrano che la guerra era stata pianificata da tempo. Nel frattempo, in Occidente si è consolidata una narrazione propagandistica anti-ucraina e contro la democrazia, mentre all’interno della Federazione Russa è stata alimentata una propaganda anti-occidentale, integrata in una politica economica interna. La miseria degli abitanti della Federazione Russa, spesso celata dietro l’immagine di una nazione ricca e potente, è una realtà ereditata dall’Unione Sovietica. Durante l’era sovietica, l’estrema povertà conviveva con l’orgoglio per la potenza militare, e sin dalla giovanissima età i cittadini venivano educati ad essere pronti a sacrificarsi nelle guerre, chiamando questo sacrificio “il dovere internazionale.”
Oggi, questo schema si ripete: la mancanza di opportunità economiche spinge molti abitanti delle regioni più povere della Federazione Russa ad arruolarsi nell’esercito, vedendo nella guerra un modo per guadagnare denaro. Chiudendo gli occhi sulle questioni morali ed etiche, molti accettano la violenza e l’idea che gli ucraini siano nemici, ma soprattutto esseri inferiori, celebrando i soldati russi come eroi nazionali.