Di fatto l’Europa è diventa un importatore di OGM, in particolare l’86% della soia presente sul territorio europeo è OGM (utilizzata sia come mangime animale, sia per l’alimentazione umana), il 47,4% del cotone, quasi il 40% della canola e circa il 23% del mais sono OGM, e la maggior parte vengono dal Brasile, il quale ha aumentato il terreno utilizzato per produrre un surplus di prodotti da esportare in Europa.
Quindi, per motivi non scientifici (ad oggi non ci sono evidenze che associano OGM a problemi per la salute), una delle esternalità di tale situazione è che in Europa si è registrato un maggior utilizzo di pesticidi negli anni quindi una maggiore pressione sull’ ambiente.
Logica anti produttiva
All’interno del documentario viene spesso ribadito come sarebbe auspicabile abbandonare le logiche di produttività a favore dell’ambiente, ignorando come rispetto ad altri stati occidentali quali gli USA, il PIL prodotto rispetto alla percentuale di occupati sia nettamente inferiore: nei fatti siamo ben poco produttivi.
Il peso del settore agricolo e della pesca nell’Unione Europea è di poco superiore alla media OCSE: nel 2022 ha infatti generato solo l’1,7% del PIL dell’Unione Europea pur impiegando più del 4% degli occupati.
Quota del PIL e degli occupati del settore agricolo e dalla pesca nel 2021:
% degli occupati impiegati
Paese | % del PIL prodotto |
UE | 1,6% | 4,3% |
Media OECD | 1,4% | 4,6% |
USA | 1% | 1,6% |
UK | 0,7% | 1% |
Fonte: OECD
Antibiotico resistenza negli allevamenti
Nel documentario viene anche affrontato il tema relativo all’antibiotico-resistenza evidenziando come esso costituisca un rischio per la salute pubblica.
Nei fatti, l'epidemiologia della resistenza agli antibiotici è complessa e ancora poco prevedibile, poiché coinvolge molteplici vie di trasmissione di batteri carriers di geni responsabili della resistenza.
Gli antibiotici, utilizzati negli animali da allevamento come anche negli animali da compagnia per trattare malattie, se utilizzati in modo non responsabile e senza la supervisione dei veterinari, possono portare a una selezione di batteri resistenti potenzialmente in grado di effettuare il salto interspecie dagli animali agli esseri umani.
Sebbene l'uso di antibiotici abbia facilitato l'intensificazione e la gestione delle produzioni di animali da allevamento sin dagli anni '60 e l'uso di antibiotici come promotori della crescita è vietato in tutta Europa dal 2006 (Regolamento (EU) 1831/2003) ha di converso anche comportato costi in termini di salute pubblica: la trasmissione dei geni responsabili della resistenza dagli animali agli esseri umani può avvenire attraverso molteplici modalità, tra cui, batteri antibiotico-resistenti all’interno delle falde acquifere.
Detto ciò, i batteri resistenti ed i residui di antibiotici dalla produzione animale sono monitorati attraverso controlli sul farmaco veterinario e controlli ufficiali lungo tutta la filiera, nonché attraverso la rete delle Agenzie del farmaco di ogni paese membro (i prodotti origine animale possono essere commercializzati dopo rigidi controlli sia a campione in azienda, al mattatoio, al livello retailer grazie alla Normativa specifica dell’Unione Europea (vedi Regolamento (EU) 2019/6, Regolamento (EU) 2019/4, Regolamento (EU) 2017/625, Regolamento (EU) 2016/429)
Le conseguenze per la salute pubblica della resistenza agli antibiotici sono difficili da valutare a causa della complessità epidemiologica; tuttavia, l'approccio "One Health", ovvero quello applicato dall’ Unione Europea e dai maggiori paesi avanzati, risulta adatto al fine di prevenire e controllare la resistenza emergente, considerando le interconnessioni tra la salute degli animali, degli esseri umani, dell'ambiente e delle piante.
Diverse strategie, quali vaccini e sistemi di sorveglianza integrati lungo la catena di produzione alimentare, possono limitare l’uso di antibiotici e prevenire l’antibiotico-resistenza.
Il progetto ESVAC - European Surveillance of Veterinary Antimicrobial Consumption (ESVAC): 2009 – 2023 - avviato dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) dal Settembre 2009, in seguito alla richiesta della Commissione Europea con lo scopo di sviluppare un approccio armonizzato per la raccolta e la segnalazione dei dati sull'uso di antibiotici negli animali degli Stati Membri dell'UE e dello Spazio Economico Europeo (SEE), presenta i dati sulle vendite di medicinali antimicrobici veterinari raccolti da 31 paesi evidenziando i principali cambiamenti e tendenze.
Di fatto, la maggior parte dei paesi partecipanti è riuscita a ridurre l'uso di antibiotici negli animali da produzione, con un calo delle vendite del 53% tra il 2011 e il 2022 secondo i dati raccolti dai 25 paesi che hanno partecipato alla raccolta e condivisione dei medesimi.
L'obiettivo della UE è quello di ridurre di un altro 50% (Farm to Fork strategy) le vendite totali di antibiotici destinati agli animali da produzione e a quelli di acquacoltura entro il 2030 rispetto alle quantità emerse dai dati del campione relativo all’anno 2018.
Secondo quanto emerso dall’analisi del 2022, gli Stati Membri dell’UE hanno raggiunto un calo delle vendite pari al 49% per la classe delle cefalosporine di III e IV generazione indicando progressi significativi verso il raggiungimento degli obiettivi della strategia.
Antimicrobial classes | Reduction in total sales since 2011 |
---|
3rd and 4th generation cephalosporins | By 49% |
Polymyxins | By 91% |
Fluoroquinolones | By 25 % |
Other quinolones | By 90 % |
fonte: European Surveillance of Veterinary Antimicrobial Consumption (ESVAC): 2009 - 2023