Bergoglio tra luci e ombre

Il 21 aprile 2025 Papa Francesco è deceduto all'età di 88 anni nella sua residenza presso la Casa Santa Marta in Vaticano.

Ritratto di Papa Francesco disegnato da Bogdan Solomenco, disegno a matita, bianco e nero, fatto a mano.
Opera di BogdanSolomenco, Wikimedia Commons, Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

Ad annunciarne la scomparsa il camerlengo, cardinale Kevin Joseph Farrell, che ne ha anche sottolineato la dedizione al servizio della Chiesa e l’attenzione verso i più poveri e marginalizzati (1). Le reazioni non si sono fatte attendere a livello nazionale e internazionale.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha definito Papa Francesco "un punto di riferimento". Ricordato dalla premier Giorgia Meloni come un grande uomo e “un grande pastore” (2), Elly Schlein, segretaria del Partito democratico, ha sottolineato il suo impegno per la giustizia sociale e l'ambiente, definendolo "il Papa degli ultimi e degli emarginati" (3).

A livello globale, numerosi leader hanno espresso il loro cordoglio, dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che ha descritto Francesco come un "difensore dei marginalizzati" (4) al Presidente francese Emmanuel Macron, che ha lodato il suo impegno per i più deboli alla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che ha evidenziato la sua compassione e il suo amore per i meno privilegiati (5) a Donald Trump. A queste parole si sono unite anche  quelle del mondo musulmano (6) (Abu Mazen in particolare ha definito Papa Francesco “amico fedele del popolo palestinese”) e di quello ortodosso (7).

Non è mancato il cordoglio di Vladimir Putin (8) e, nonostante la posizione di Bergoglio riguardo alla guerra in Ucraina non sia stata priva di ambiguità, quelle del governo di Kyiv (9).

Papa Francesco sarà sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore, in una cappella semplice, nel rispetto del suo desiderio di umiltà (10). Secondo le normative vaticane, il conclave per l'elezione del suo successore dovrà tenersi tra 15 e 20 giorni dall'inizio della Sede Vacante.

La carriera di Bergoglio: prima e dopo il pontificato

Jorge Mario Bergoglio nasce a Buenos Aires nel 1936. Dopo aver lavorato come tecnico chimico, nel 1958 entra nella Compagnia di Gesù. Viene ordinato sacerdote nel 1969 e nel 1992 viene nominato vescovo ausiliare della capitale argentina. Nel 1998 ne diventa arcivescovo e nel 2001 viene creato cardinale da Giovanni Paolo II.

Noto per il suo stile sobrio, il suo impegno pastorale nelle periferie di Buenos Aires, le sue critiche nei confronti del neoliberismo argentino e la sua attenzione ai poveri, la sua figura non è stata priva di controversie, in particolare per il ruolo assunto durante la dittatura militare (1976–1983), durante il periodo della quale, secondo alcune ricostruzioni, non avrebbe offerto sufficiente protezione ai sacerdoti progressisti, come i gesuiti Jalics e Yorio. Le accuse non hanno mai avuto riscontri giudiziari solidi, ma hanno alimentato numerosi dibattiti sulla sua figura già prima dell’elezione al soglio pontificio (11).

Nel 2013, dopo la rinuncia di Benedetto XVI, viene eletto Papa, primo gesuita e primo del continente americano. Sceglie il nome Francesco in omaggio al santo di Assisi, simbolo di povertà e pace. La caratteristica che emerge sin dai primi momenti è quella di una comunicazione spesso non convenzionale e poco istituzionale, che, se da un lato recupera un avvicinamento pastorale diretto alla chiesa dei fedeli, dall’altra ha rischiato di indebolire il ruolo del pontefice come capo di stato.

L’impegno pastorale di Francesco è ben esplicitato attraverso le sue encicliche, dalla prima, "lumen fidei" (12), co-firmata con Benedetto XVI, sul tema della fede e della sua trasmissione, a "Laudato si’" (13) sull’ecologia universale, una delle più innovative degli ultimi decenni, in cui il Papa invita a una conversione ecologica globale, a “Fratelli uniti”(14)(15) sulla fraternità, l’amicizia sociale e critica nei confronti del liberismo economico, all’ultima, “Dilexit nos” (16), sull’amore umano e divino del cuore di Cristo. I temi trattati da Papa Francesco abbracciano l’intera vita dell’individuo all’interno della comunità alla quale appartiene ed evidenziano l’immagine di un pontefice molto impegnato a livello politico nel pensare una società completamente riformata.

Punto focale del suo ministero è stato anche il rilancio della sinodalità: una Chiesa che ascolta, cammina insieme, discerne collettivamente. Questa visione ha trovato espressione concreta nel Sinodo sulla sinodalità (2021–2024) (17).

Con la Costituzione Apostolica “Praedicate Evangelium” (2022) (18), Francesco ha poi riorganizzato la Curia romana, dando priorità alla missione evangelizzatrice e promuovendo la trasparenza economica. Ha inoltre reso più inclusiva la governance vaticana, inserendo laici e donne in ruoli decisionali.

Sul piano liturgico e dottrinale, il motu proprio “Traditionis custodes” (2021) (19) ha limitato l’uso della Messa in latino, scatenando reazioni forti da parte del mondo tradizionalista, che già criticava aperture percepite come troppo «progressiste», specie su famiglia, morale sessuale e inclusività.

Il pontificato è stato segnato da tensioni con l’ala conservatrice della Chiesa. Alcuni cardinali hanno espresso pubblicamente "dubia" su documenti come “Amoris Laetitia” (2016), che ha introdotto aperture sui divorziati risposati. Il fronte tradizionalista ha inoltre criticato le aperture pastorali verso le persone LGBTQ+ e la Messa in latino, vedendo in Francesco un indebolimento dell’identità cattolica (20)(21).

Dialogo ecumenico ed interreligioso: rapporti con ortodossi, Islam ed Ebraismo

Il dialogo con il Patriarcato di Costantinopoli ha vissuto un forte rilancio, grazie all’intesa personale tra Francesco e il Patriarca Bartolomeo I 22). Storico anche l’incontro del 2016 con il Patriarca Kirill di Mosca, interrotto però dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Francesco ha criticato apertamente Kirill per il suo sostegno a Putin, definendolo "chierichetto di Putin" (23).

Con il mondo islamico, Francesco ha firmato il Documento di Abu Dhabi sulla Fratellanza Umana (2019) (24), con il Grande Imam di al-Azhar, promuovendo una cooperazione globale per la pace e ha visitato paesi musulmani come Iraq, Marocco ed Egitto nel tentativo di rafforzare ponti tra religioni.

Nel dialogo con l’ebraismo, Francesco ha parlato degli ebrei come "fratelli maggiori nella fede" e ha condannato ogni forma di antisemitismo, visitando sinagoghe e onorando la memoria della Shoah (25).

Ucraina e Gaza: tra diplomazia e critiche

In politica estera le prese di posizione di Francesco hanno sollevato parecchi dubbi e perplessità quando non indignazione, soprattutto in relazione alla guerra d’invasione russa in Ucraina.

Dalla primavera del 2022 Papa Francesco ha espresso sì più volte preoccupazione per la guerra in Ucraina, ma le sue dichiarazioni hanno spesso suscitato forti reazioni. Se da un lato il pontefice ha condannato l’aggressione, dall’altra ha evitato di nominare direttamente Vladimir Putin come responsabile, risultando così le sue parole insufficienti e ambigue. Una delle frasi più discusse è stata “la guerra è una pazzia. Le guerre sono sempre ingiuste. Non ci sono buoni e cattivi” (26). Questa affermazione, unita a quella di un’intervista rilasciata nel 2023 nella quale ha suggerito che la NATO avesse “abbaiato alle porte della Russia” (27), sono state interpretate come giustificazioni implicite delle azioni del Cremlino e come un tradimento dei valori democratici e occidentali. Nel 2024 Francesco ha sollevato nuove polemiche affermando che “la bandiera bianca non è resa, ma coraggio di negoziare” (28), quasi un invito all’Ucraina a cedere territori per porre fine al conflitto.

Sulla guerra in corso a Gaza Papa Francesco non ha risparmiato parole nette di condanna nei confronti di Hamas e al contempo della reazione israeliana. Nel libro “La speranza non delude mai. Pellegrini verso un mondo migliore” ha auspicato un’indagine per verificare se quanto sta accadendo nella Striscia abbia effettivamente le caratteristiche del genocidio, dubbio che ha provocato l’immediata reazione dell’Ambasciata israeliana presso la Santa sede (29). I rapporti con il governo di Netanyahu non sono mai stati in realtà completamente distesi, a partire dal massacro del 7 ottobre: il Papa come già sottolineato ha sempre avuto parole di condanna per la reazione israeliana oltre che per il rapimento degli ostaggi da parte di Hamas, evidenziando come le condizioni degli abitanti di Gaza siano inaccettabili e mantenendo un dialogo serrato con Gabriel Romanelli, parroco attivo nella Striscia (30).

Conclusione

Papa Francesco ha incarnato un papato "di frontiera", tra tensioni interne e aperture di rilievo, che però si sono concretizzate solo in parte. Di particolare rilievo risultano le misure sulla trasparenza economica, un inizio anche se complicato e poco incisivo l’apertura alla comunità LGBT+ e alle coppie divorziate. Il punto più dolente è certamente quello sulla guerra in Ucraina, nei confronti della quale la posizione del pontefice è risultata ondivaga e ambigua e permeata in più occasioni da vaghe note antioccidentaliste.

L’atteggiamento mite e a tratti colloquiale che emerge dalle numerose interviste rilasciate in questi anni non deve confondersi con una personalità arrendevole o disponibile ai compromessi: il pontificato di Papa Francesco ha avuto una decisa impronta politica con accenti pauperistici e con prese di posizione nette che spaziano dall’ecologia all’economia al tema dell’accoglienza fino all’inclusione dei marginalizzati.

Un papato tra luci e ombre che non ha lasciato indifferente la comunità dei fedeli.

Sarà interessante vedere chi erediterà il soglio di Pietro e in che modo il nuovo Papa si muoverà, se nel solco del suo predecessore o in rottura con esso. 

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