La campagna elettorale più squallida della storia repubblicana si evolve rapidamente e merita alcuni commenti ulteriori.
Questa seconda noterella di campagna elettorale ha due parti: la prima, in stile colloquiale, vuole riassumere l’ovvio e divertirmi un po’; la seconda cerca di essere un po’ più analitica e, se volete, propositiva.
Cosa è successo di rilevante negli ultimi dieci giorni? Non sono un osservatore particolarmente attento, quindi mi scuso in anticipo se ho mancato qualche aspetto importante. Personalmente, i fatti rilevanti mi sembrano questi.
Ma andiamo avanti e veniamo all’unico punto nuovo ed interessante: cosa farà il piccolo gruppo di Italia Viva? Come abbiamo visto del “grande centro” che potenzialmente avrebbe potuto formarsi (e di cui Calenda ed altri straparlavano per evitare si realizzasse) non rimane altro che IV. Quest’ultima, come credo di aver scritto decine di volte oramai, non ha ancora deciso se vuole essere (oltre al gruppo degli aficionados di Matteo Renzi con tanto di R rovesciata alla Roberta di Camerino come simbolo!) carne, pesce o vegetale. Mi sembra chiaro, visto da dove vengono e le loro storie politiche recenti, che loro si ritengano un partito di governo nell’area del centro-sinistra. Non vorrei farla tanto lunga quindi la farò breve: non lo sono più.
Non sono partito di governo perché, nonostante l’indubbia intelligenza parlamentare del loro leader, sono fuori dal “governo” dal lontano 2016 e la probabilità che vi rientrino dopo il 26 settembre son vicino a zero. Non sono di centro-sinistra perché, nonostante i loro desideri e background ideologici, la sinistra reale li ha scacciati e, letteralmente, vuole vederli sparire.
Meglio se ne rendano conto e partano da questi due fatti di base: sono un partito “non di sinistra” e sono un partito di opposizione. Devono marcare un territorio loro ed esclusivamente loro per costruire un loro elettorato non da qui al 25 settembre 2022 ma nei cinque anni che seguiranno. Come possono farlo? Anzitutto individuando quale possa essere il loro elettorato e se l’elettorato che potrebbe essere loro coincide in buona parte con quello che loro vorrebbero avere. Questo passaggio non è per nulla ovvio: le storie personali, le ideologie, le fantasie proiettive delle persone costruiscono modelli del mondo e nell’ambiente intellettuale e politico da cui i maggiori esponenti di IV provvengono è radicata l’idea di essere un partito “generalista”, che rappresenta il cittadino medio e che, per questa ragione, fa gli interessi della nazione.
Questo modello del mondo e dell’attività politica è non solo erroneo in senso tecnico – questo è argomento accademico che ci porterebbe troppo lontano – ma, soprattutto, è drammaticamente rigettato dall’attualità politica italiana. La destra va dritta verso la vittoria perché ha scelto di rappresentare una parte d’Italia contro l’altra e questa divisione, già palese nel 2018, è diventata (purtroppo) chiarissima a seguito delle insane politiche di chiusure “anti-Covid” adottate dal governo Conte-2 e poi (ri-purtroppo) troppo lentamente alleggerite da quello Draghi. Ma il punto qui non è di rifare la storia degli ultimi tre anni bensì di riconoscere che così stan le cose.
E se la destra si rivolge anzitutto ai gruppi sociali che abbiamo detto, a cosa si rivolge la sinistra, insurrezionale o socialdemocratica che sia? I contorni qui sono più vaghi ma non invisibili: pensionati del settore industriale e di quello pubblico, impiego pubblico di livello medio in particolare nel settore dell’educazione e della sanità, dipendenti protetti della grande industria ed un po’ di gruppi intellettuali e professionali ideologicamente schierati a sinistra e residenti nelle ZTL buone. Parte di questo mondo – una parte relativamente piccola a dire il vero e temo che questo lui non l’abbia mai interamente compreso o accettato – era rimasto affascinato dalla proposta riformatrice di Matteo Renzi leader del PD. Potrebbe esserlo ancora? Forse, ma solo in seconda battuta perché ora buona parte di quel mondo vede i barbari alle porte e, quindi, cercherà (io credo inutilmente) il voto utile per fermarli.
Cosa rimane, quindi, di “disponibile” per Italia Viva? Rimangono quei gruppi sociali che dx e sx ignorano e penalizzano, salvo poi cercare di convincerli con mancette del tipo “10mila euro di tesoretto a 18 anni” che così non è. Questi gruppi sociali corrispondono – se sbaglio correggetemi – a quelli che nella prima puntata di questo diario elettorale avevo individuato come il target privilegiato di una eventuale “alleanza di centro liberaloide”. Al tempo questa sembrava possibile dato che Calenda non aveva ancora reso chiaro a tutti che bluffava e che il suo unico obiettivo era passare da “preferita” a “unica e suprema consorte” del PD. Come calcolai allora, l’intersezione di quei gruppi – l’intersezione che potrebbe entusiasmarsi, mobilitarsi, votare e far votare per un partito “immoderato” – viaggia fra il 10% ed il 15% dell’elettorato potenziale.
Quante di queste persone possono essere attratte da Italia Viva entro il 25 settembre? Complicato, perché dipende da molte cose che provo telegraficamente ad illustrare in chiusura, lasciando per la terza puntata un’analisi più attenta (che potrà così basarsi sulle scelte che IV farà nei prossimi cinque o sei giorni). Prima, però, una riflessione strategica.
Renzi ed il suo partito hanno l’opportunità di proporsi come l’asse attorno a cui costruire il partito immoderato solo perché sono stati messi nell’angolo dall’eccesso di tatticismo a cui hanno contribuito e dalla convinzione, infondata, di essere destinati ad essere quelli alla cui porta alla fine tutti bussano. Così non è: ogni scelta politica che non parta da questo atto di umile riconoscimento dei fatti (e degli errori) li perderà. SE, maiuscolo, DAVVERO credono che sia un bene provare a realizzare la versione “immoderata” del programma Draghi del 17/2/21 ALLORA è importante capiscano che la prossima legislatura non sarà quella in cui questo può avvenire. La prossima legislatura è persa, devono accettare che governerà la destra o almeno qualcosa dominato da Fratelli d’Italia e che questo è un passaggio NECESSARIO della storia nazionale. Non c’è uscita dal declino senza questo passaggio. Si tratta di portare in parlamento un nucleo di persone capaci e rappresentative che, dall’opposizione, usi la prossima legislatura per costruire un partito immoderato di massa. Occhio: “massa” qui vuol dire, 15-20% max, non pensate a numeri maggioritari: l’avenir dure longtemps.
La parola chiave, qui, è “costruendolo” non pensando di poterselo prendere con un abile takeover o attirando parlamentari scontenti da qui e da lì. Costruendolo nel dibattito pubblico, nei social, nelle sezioni, nei militanti, nei tecnici, nei programmi, nelle battaglie politiche, nel disegno di un’Italia non più in declino ma capace di offrire un futuro migliore a chi oggi ha 40 anni o meno. Sopravvivere e conquistare con 4-5-6% un fortino parlamentare da cui poi costruire l’esercito per la battaglia elettorale del 2027 e per quelle intermedie. Questa, a mio avviso, la scelta strategica fondamentale che IV può scegliere di fare o non fare: se non la fa, suggerirei bussare a piedi nudi alla porta del PD ed accettare il pane senza sale che quel convento di funzionari ministeriali passerà dal pertugio.
Fattori chiave, telegraficamente
1) Renzi ma non solo Renzi. I nomi non devo farli io ma sant’iddio, ne hanno e ce ne sono nel paese. E togliete quell’orrenda R della Roberta di Camerino.
2) Fare autocritica per diventare credibili. Che vedano quanta il loro orgoglio gli fa digerire (ho apprezzato Marattin da Ivan Grieco l’altro ieri, anche se continua a tirarsi indietro nelle aree che ritiene, erroneamente sue: nelle università mediocri italiane, ovvero nell’80%, vi odiano) ma che la facciano e cerchino di parlare, come dire, come mangiano. Semplicemente e pragmaticamente.
3) Decidano per una volta di smetterla di voler fare i socialdemocratici. Con chi debbano stare in Europa non lo so, anche io personalmente preferisco PPE a PSE, ma per favore non un altro ambiguo e privo di senso “social-liberalismo-democratico-conduegoccedangostura”!
4) Dire esplicitamente che l’obiettivo è governare dal 2025 (in qualche regione) e dal 2027 (a livello nazionale) non ora. Ora si tratta di opporsi ai partiti del declino ed ai loro programmi alle loro folli narrative.
5) Fare una campagna elettorale che proponga un modello di paese alternativo a quello decadente, parassitico, autarchico, corporativo, triste, improduttivo e, alla fine, popolato da ladruncoli e furboni, che PD e Fd’It propongono. Questo si fa solo se si è convinti che l’Italia possa smettere di declinare e ritornare a crescere, ridiventando un paese guida dell’UE. Io nel 2012 ci credevo, ora non ne sono più certo ma spero qualcuno di loro lo sia per davvero. Perché, quando diventa tutta una messinscena, poi qualcosa succede che fa crollare il palco.