Macron (non) è Napoleone

Macron è un europeo al servizio del Continente e un leader a cui tendere la mano

Foto: Incontro Putin e Macron, 2018, Wikimedia Commons

Vladimir Putin, nel giorno dell’Europa, ha paragonato il presidente francese Emmanuel Macron a Napoleone Bonaparte. Parlando a Mosca a margine di un incontro, Putin ha dichiarato: “Alcune persone vogliono tornare ai tempi di Napoleone, dimenticando com’è finita”. Il riferimento è  chiaro: la proposta di estendere l’ombrello nucleare francese all’intera Unione Europea non è piaciuta al Cremlino. Non s’è fatto sfuggire l’occasione di unirsi al dibattito Matteo Salvini, rincarando la dose: l’iniziativa è l’ennesima prova dell’egemonia francese e il piano di Macron sarebbe quello di ridurre il continente a un protettorato  di Parigi. Una visione quasi apocalittica, ma che deriva da dubbi  legittimi, espressi tuttavia con critiche cariche di retorica e sospetto, finendo per essere  quantomeno “fuorvianti”.  

Lungi dall’essere un conquistatore napoleonico, Macron si sta rivelando un architetto  pragmatico di un’Europa più forte e coesa, capace di affrontare le sfide del XXI secolo, dalla minaccia russa all’improvvisa instabilità delle alleanze transatlantiche. E per l’Italia questa visione offre opportunità concrete: una sicurezza condivisa, un peso  maggiore sulla scena globale e un’economia più resiliente. Questo articolo ha l’ambizione di esplorare l’impegno europeo di Macron, evidenziando i suoi benefici per l’Italia e le ragioni per cui le accuse di Putin e Salvini, pur comprensibili, e curiosamente coincidenti, non reggono a un’analisi più approfondita. Qualora siate deboli di ragione, il consiglio è quello di non proseguire.  

La visione di un vero patriota 

Macron ha fatto dell’integrazione europea il cuore della sua presidenza sin dal suo  ingresso all’Eliseo nel 2017. Nel celebre discorso di quell'anno alla Sorbona, ha delineato  un progetto ambizioso: un’Europa che non si limiti a essere un mercato comune, ma  che diventi una potenza politica e militare autonoma. “Abbiamo bisogno di un’Europa che protegga i suoi cittadini e che sia sovrana nel mondo” ha detto allora, anticipando una linea che sarebbe passata dall’essere “coraggiosa” ad essere urgente di fronte al recente isolazionismo americano e all’aggressività russa. 

La proposta che ha fatto più discutere, annunciata in un discorso televisivo il 5 marzo 2025, è quella di estendere l’ombrello nucleare francese all’Europa. “Dobbiamo prepararci a un mondo in cui gli Stati Uniti potrebbero non essere più al nostro fianco” ha dichiarato Macron. “La Russia è una minaccia per la Francia e per l’Europa, e dobbiamo essere pronti a difenderci da soli.” L’idea è semplice ma rivoluzionaria: la Francia, unica potenza nucleare dell’UE dopo la Brexit, metterebbe la sua force de frappe – circa 290 testate nucleari – a disposizione di una strategia di difesa collettiva europea. Questo implicherebbe una modifica della costituzione francese, che  tradizionalmente riserva l’uso delle armi nucleari alla sola difesa nazionale, e un negoziato complesso con i partner europei. 

Il discorso arriva in un momento di vulnerabilità per il continente. L’amministrazione  Trump, rieletta nel 2024, ha sospeso gli aiuti militari all’Ucraina (per poi annunciare, almeno così sembra, una loro reintegrazione) e avviato colloqui di pace con Mosca, lasciando l’Europa a fare i conti con una Russia sempre più assertiva. Come riportato dal Telegraph, la mossa di Macron è stata accolta da alcuni come un “deterrente molto serio” contro Putin, mentre altri, come il cancelliere tedesco Olaf Scholz, hanno espresso cautela, chiedendo “un dialogo più ampio” prima di procedere. È probabile che la prossima cancelleria, guidata da Friedrich Merz, possa essere più aperta rispetto all’alleato socialdemocratico.

Riconoscere le opportunità 

Per l’Italia, la visione di Macron non è solo un esercizio teorico: porta con sé benefici tangibili. Ecco i principali. 

1. Una difesa condivisa per costi ridotti 

L’Italia spende attualmente circa l’1,5% del suo PIL in difesa, corrispondenti a circa 30 miliardi di euro all’anno (SIPRI 2024), una cifra che, pur rispettando gli impegni NATO, grava su un  bilancio già sotto pressione. Una cooperazione europea più stretta, come quella proposta da Macron, potrebbe ridurre questi costi attraverso la condivisione di risorse e tecnologie. Un ombrello nucleare comune, per esempio, eliminerebbe la necessità per l’Italia di sviluppare sistemi di difesa avanzati autonomi, permettendo di riallocare fondi verso priorità interne come la sanità, l’istruzione o la transizione ecologica. 

Secondo un’analisi del Centro Studi Internazionali (CeSI), un sistema di difesa integrato potrebbe far risparmiare all’Italia fino al 20% della sua spesa militare annuale entro il 2035. Questo non significa abdicare alla sovranità, ma ottimizzare le risorse in un contesto di minacce globali che nessun paese europeo può affrontare da solo, come ha ricordato in un recente tweet il Ministro della Difesa Guido Crosetto – il cui raziocinio è spesso ignorato dagli alleati. 

2. Postura nelle negoziazioni globali 

Come membro fondatore dell’UE, l’Italia ha sempre sostenuto l’integrazione europea, ma spesso si è trovata in una posizione subordinata rispetto a Francia e Germania. Ce lo hanno ricordato i nostri politici, dicendo di temere un nuovo asse franco-tedesco. La proposta di Macron potrebbe riequilibrare questa dinamica. Una politica estera europea più coesa offrirebbe all’Italia l'opportunità di avere maggior peso in dossier cruciali, come la gestione delle crisi migratorie nel Mediterraneo o i negoziati commerciali con Cina e Stati Uniti. Ad esempio, un approccio coordinato alla sicurezza marittima potrebbe rafforzare la posizione dell’Italia  nel contrastare i flussi migratori irregolari, un tema su cui Roma si è spesso sentita lasciata sola, nonostante le rassicurazioni di Bruxelles. Peraltro, un rapporto che appare più che buono, quello di Giorgia Meloni col PM inglese Keir Starmer, permetterebbe all’Italia di allungare una mano anche nelle relazioni al di là della Manica.  

3. Opportunità economiche e innovazione 

Il presidente francese Emmanuel Macron ha proposto di aumentare la spesa per la difesa dell’Unione Europea al 3-3,5% del PIL collettivo: un piano ambizioso che porterebbe il budget militare europeo dagli attuali 250 miliardi di euro (1,7%  del PIL, Eurostat 2024) a 450-525 miliardi annui. Per l’Italia adeguarsi significherebbe un incremento di 25-30 miliardi, arrivando alla soglia di circa 60 miliardi l’anno. Un investimento aggiuntivo di 30 miliardi potrebbe stimolare l’economia italiana grazie a un moltiplicatore fiscale di 0,8 (Barro e Redlick, 2011), generando circa 24 miliardi di PIL aggiuntivi e fino a 300.000 nuovi posti di lavoro, soprattutto al Sud, dove la disoccupazione è più elevata. Ad esempio, potenziare lo stabilimento di Leonardo a Grottaglie potrebbe creare 5.000-10.000 impieghi diretti e 15.000- 20.000 indiretti, secondo alcune stime prodotte dal centro studi di Confindustria. Inoltre, l’integrazione delle catene di approvvigionamento europee, riducendo i 178 sistemi d’arma diversi attualmente in uso (Corte dei Conti Europea, 2023), potrebbe tagliare i costi di procurement del 20-30%, risparmiando 50-75 miliardi a livello UE. Il successo di questo schema, ad ogni modo, dipenderà dalla capacità dell’Italia di negoziare un ruolo di peso in Europa, evitando che Francia e Germania monopolizzino i benefici (com’è auspicio del governo), e trasformando così un aumento della spesa militare in un’occasione di crescita economica, occupazione e innovazione tecnologica per il Paese. 

Macron non è Napoleone 

Torniamo alla provocazione di Putin. Paragonare Macron a Napoleone è un esercizio retorico che colpisce l’immaginario, ma crolla sotto il peso dell’analisi storica. Napoleone era un autocrate che usò la forza per imporre il suo dominio sull’Europa, spesso schiacciando le sovranità nazionali. Macron, al contrario, opera in un quadro democratico e multilaterale, proponendo una cooperazione volontaria tra stati sovrani. “Macron non sta cercando di conquistare l’Europa, ma di salvarla dalla sua stessa inerzia” ha scritto lo storico Pierre Nora su Le Monde. Napoleone peccò di tracotanza, arrivò a Mosca e la conquistò senza fare bene i conti: la Russia era ed è immensa. Qui nessuno sta parlando di arrivare neanche a Smolensk.  

La proposta dell’ombrello nucleare non è un atto di imperialismo, ma una risposta  pragmatica a un mondo in cui la deterrenza è essenziale. Putin, con il suo commento, vuole furbescamente sfruttare le divisioni interne all’Europa, dipingendo Macron come una minaccia per seminare sfiducia. Come ha osservato il ministro degli Esteri lituano Kęstutis Budrys, “La Russia ha interesse a mantenere l’Europa debole. Macron, invece, punta a rafforzarsi." 

In Italia, Matteo Salvini ha colto l’occasione per rilanciare la sua narrativa nazionalista. “Macron vuole trasformare l’Europa in un protettorato francese” ha twittato il 6 marzo 2025. “L’Italia non può accettare di essere una colonia di Parigi.” È una retorica che fa leva su un sospetto storico verso la Francia, ma che ignora i benefici pratici della proposta. 

Le preoccupazioni di Salvini sulla sovranità sono legittime: nessuno vuole un’Europa  dominata da un solo paese. Ma la sua critica è eccessiva, e lo è coscientemente. La proposta di Macron non implica una cessione di sovranità, bensì una condivisione di responsabilità, simile a quanto già avviene con l’euro o la politica agricola comune. Come ha sottolineato l’economista Carlo Cottarelli, “L’Italia non può isolarsi. La  nostra sicurezza e la nostra economia dipendono dalla solidarietà europea.” 

Salvini tocca un nervo scoperto – il timore di perdere autonomia – ma offre poche alternative concrete. In un mondo di potenze come Stati Uniti, Cina e Russia, l’Italia da sola ha poco margine di manovra. E dalle sue parole pare trasparire l’attore davanti al quale dovremmo inchinarci. La cooperazione europea, pur imperfetta, è la via più realistica per contare qualcosa, e lo sa anche il generale Vannacci, le cui dichiarazioni non reputo degne d’esser commentate.  

Un’Europa da Costruire Insieme 

Emmanuel Macron non è Napoleone né un egemone in cerca di sudditi. È un leader che, con tutti i suoi limiti, sta provando a rispondere a una domanda cruciale: come può l’Europa sopravvivere in un mondo sempre più ostile? La sua proposta di un ombrello nucleare europeo è audace, controversa e tutt’altro che perfetta. Ma per l’Italia rappresenta un’occasione: meno costi, più influenza, un futuro più sicuro: la possibilità di lavorare sulle nostre tecnologie e sviluppare i nostri know-how, che nessun rivoluzionario alla Casa Bianca potrà ritirare un giorno o l’altro.  

Le critiche di Putin e Salvini, pur radicate in paure comprensibili, non reggono alla prova dei fatti. La prima è un tentativo di dividere, la seconda un riflesso populista che guarda al passato anziché al futuro. Come ha detto Macron il 5 marzo, “Siamo a un punto di svolta. Possiamo essere spettatori o attori del nostro destino.” L’Italia, con la sua storia e il suo potenziale, ha tutte le carte per scegliere la seconda strada, senza dover chinare il capo all’inquilino dell’Eliseo, ma collaborando e divenendo attori mondiali. La sfida ora è trasformare questa visione in realtà, insieme.

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