Sulla proposta del PD per una trasferimento una tantum da diecimila euro a una parte dei diciottenni, finanziato con rimodulazione delle imposte di successione ho già scritto in questo post.
Nel merito parliamo di
- un sussidio di entità pari a quello che diversi trentenni guadagnano al netto in un anno, da distribuire a una categoria che difficilmente potremmo annoverare tra le più bisognose
- finanziato con un aumento di imposizione su una base imponibile tra le più agevoli da sottrare all'imposizione e nei confronti dei contribuenti che giù sopportano una quota molto elevata del carico fiscale.
Ma la maggiorparte delle discussioni esulano dal merito. SI spazia da inquietanti disquisizioni sulla proprietà privata e sul "diritto" dello stato di appropriarse per il bene comune a costatazioni semplicistiche tipo "chiedo un piccolo contributo a chi ha già tanto."
Di tutti questi argomenti si può e si dovrebbe discutere, se però li afforntiamo con cognizione di causa gran parte del loro appeal demagogico svanisce.
Non è un problema e non è un tabù tassare i ricchi, come non è assurdo parlare di un aumento della pressione fiscale sui più abienti. Come tutte le misure di politica economica occorre però valutare i costi e i benefici della misura.
Oltre certi limiti l'aumento della pressione fiscale scoraggia l'attività economica, l'accumulazione della ricchezza e il mantenimento della propria residenza nei paesi dove questa pressione è insostenibile. Inoltre, la percezione che lo stato che assorbe queste risorse ne fa un cattivo uso è un incentivo per gli agenti razionali a cercare, in modo legale, di sottrarsi alla imposizione eccessiva.
Dunque, non è un problema tassare i ricchi. Il problema è convincerli ad accettare l'imposizione in primo luogo comunicando l'idea che lo stato farà buon uso delle risorse raccolte.
Come usa le sue entrate lo stato italiano? Quello che vuol sussidiare l'agricoltura ispirata alla stregoneria e continua salavare Alitalia? Potendo scegliere e volendo destinare una parte dei vostri avere per finalità benefiche, li dareste allo stato a qualche iniziativa privata?
Magari, prima di chiedere altri soldi ai ricchi, sarebbe il caso che lo stato italiano facesse qualcosa per dare prova di poterli impiegare in modo costruttivo.
Ok ma non è comunque nobile togliere una fettina di ricchezza ai super ricchi per darla ai giovani ai quali abbiamo rubato il futuro?
In astratto lo sembra.
In concreto:
- la proposta viene dalla stessa classe politica che quel futuro ha rubato,non accenna alla minima autocritica e non interviene per rimuovere gli ostacoli allo sviluppo individuale dei giovani
- non c'è alcuna garanzia che quella fettina di ricchezza venga impiegata come si dice, visto che la storia insegna che spesso le tasse introdotte per una finalità vengono dirottate ad altre (cfr le accise sulla benzina per le guerre fasciste etc)
- non c'è alcuna garanzia che quella fettina di ricchezza sia aggredibile, perchè facile sottrarla all'imposizione
- non c'è alcuna garanzia che i giovani dovessero ricevere il sussidio siano i soggetti che ne hanno più bisogno o che "meritano un indennizzo" - navigare la burocrazia italica per incamerare il bonus è attività specialistica dove spicca un gruppo di esperti, in barba ai tanti cittadini meritevoli che non sono abbastanza "furbi"
Dunque non è affatto questione di giustizia sociale. E' questione di affrontare i temi con cognizione di causa e realizzare valutazioni costi benefici.