Abbiamo cercato di spiegare, per ore, perché la situazione nel bel paese sia fatiscente sotto tutti questi punti di vista, perché stiamo perdendo talenti, progresso e, banalmente, SOLDI.
In coda, abbiamo anche spiegato perché la battaglia per far diventare l’Italia un polo tecnologico a livello di Silicon Valley, Israele, Singapore, City of London, sia de facto già persa e che per riagganciarla sia necessario un piano ventennale che parta dalle basi: la scuola (di cui altri si sono occupati molto meglio di me).
Oggi apriamo i social e gli argomenti trend sono la Pausini che non canta “Bella Ciao” e l’osceno articolo di Libero che prende in giro i vari woke nostrani sul discorso desinenze.
Due considerazioni.
1) Il fascismo mi fa schifo da quando esisto. L’anti-fascismo è in costituzione. Imporre a chicchessia di compiere qualsiasi gesto, incluso cantare una canzone, è un atteggiamento fascista. Food for thought.
2) Sui diritti civili l’Italia è indietro? La mia personale risposta è sì/no/forse/dipende. Francamente non vedo come scazzarsi ad anni interi su magistrato/magistrata possa costituire il centro nevralgico del problema. Di più: questo tipo di polarizzazioni dimostra come l’Italia sia strutturalmente provinciale, dal momento che il track record di quello che avviene quando la gente si nevrotizza sugli aspetti meno rilevanti di un problema sociale lo si scopre guardando ciò che è successo negli Stati Uniti dal 2016 in poi. Sono passati 6 anni e ci stiamo tuffando a capofitto nello stesso errore solo ora.
Soprattutto: entrambe le problematiche (desinenze / pronomi e canzoni antifasciste) impallidiscono se confrontate con il disastro socio-economico che la totale ignoranza politica sui temi legati a cultura scientifica, innovazione ed energia ha provocato. Ieri, Costantino de Blasi faceva notare che NESSUNO dei programmi dei partiti ha la minima progettualità sul tema ricerca. Zero. Non sanno nemmeno come approcciare la questione, al di là del francamente disgustoso “servono più fondi”.
Non è benaltrismo il nostro, è dissonanza cognitiva generalizzata su cosa sia una priorità e cosa non lo sia.
Il saggio indica la luna, ma qua lo stolto non sta nemmeno guardando il dito: sta cavandosi gli occhi.