Dugin: l’angelo rossobruno di Putin – parte 4

Siamo alla quarta parte di questa inchiesta. Dopo aver visto cosa significa la Quarta Teoria Politica di Dugin, vediamo adesso come sia collegata alla guerra in Donbass e quali sia la connessione con l’Italia.

Ucraina e Donbass

Scrive Masha Gessen: «Nel 2009 Dugin aveva preconizzato la divisione dell’Ucraina in due stati separati [...] significava che l’Ucraina non era uno Stato-nazione. Significa altresì che il suo smembramento era inevitabile - l'unico dubbio era se si sarebbe svolto in modo pacifico. Dugin stava portando dalla sua parte alleati potenti. Quando le proteste in Ucraina crearono i presupposti per farsi ascoltare uno di questi alleati, un miliardario che sosteneva i gruppi ultraconservatori, consegnò un appunto al Cremlino. Proponeva di sfruttare il caos in Ucraina per avviare il processo di annessione della Crimea e dell’Ucraina sudorientale. Scritta prima della deposizione del presidente Yanukovich, quella nota ne anticipava la scomparsa. Inoltre imputava la nascita del Majden ai servizi segreti polacchi e britannici e proponeva che la Russia sconfiggesse l’occidente con le sue stesse armi: organizzare disordini sul campo dell’Ucraina» (M. Gessen, Il futuro è storia, Sellerio 2019).

Nel febbraio 2015 la Novaja Gazeta, la prestigiosa rivista di opposizione (su cui scrivevano Anna Politkovskaja e altri cinque giornalisti assassinati) che ha dovuto chiudere le pubblicazioni in Russia e attualmente si è trasferita in Lettonia, pubblica un documento attribuito al miliardario russo Konstantin Malofeev e il suo entourage. Il documento fa un’analisi della situazione in Ucraina e dà un giudizio negativo su Yanukovich (che, come ricorda il redattore dell’articolo, Andrej Lipsky, verrà poi presentato dalla Russia come vittima di un colpo di stato) e contiene dettagli su una strategia per fomentare le popolazioni di Crimea e Donbass, allo scopo di annetterle alla Russia. Secondo la rivista, il documento sarebbe stato consegnato al Cremlino all’inizio del febbraio 2014, quando Yanukovich era ancora (per poco) in carica, prima di essere destituito e fuggire in Russia.

Chi è Malofeev e come è connesso a Dugin?

Imprenditore e finanziere di grande successo, Malofeev è, tra le altre cose, presidente del gruppo Cargrad, che gioca un ruolo importante nella propaganda putiniana, avendo al suo interno associazioni come l’Aquila Bicipite, che si occupa dell’educazione storica, la Fondazione S. Basilio il Grande (opere umanitarie, educazione infantile e sviluppo della Chiesa ortodossa russa), Internet sicuro (controllo e censura online) e il canale Cargrad TV (diretto per un certo periodo proprio da Dugin e che ospita personaggi legati al mondo alt-right come il conduttore radiofonico americano Alex Jones, complottista QAnon).

Sostenitore del progetto Nuova Russia (territorio che comprenderebbe Donbass e tutta la fascia costiera ucraina, realizzando così un congiungimento con la Transnistria, territorio moldavo occupato dai russi), è ormai appurato il suo coinvolgimento con i separatisti delle Repubbliche Popolari del Donbass di Donesk e Luhansk (nel 2014 alcuni hackers hanno reso pubbliche alcune mail di un collaboratore di Dugin, Gevrish, che provano finanziamenti di Malofeev verso movimenti di estrema destra anti-UE attraverso le sue fondazioni).

Due suoi ex dipendenti, Aleksandr Borodaj e Igor Girkin, hanno giocato un ruolo fondamentale negli avvenimenti in Ucraina, in particolare nel Donbass. Borodaj, laureato in filosofia, corrispondente di guerra e probabile agente dell’FSB, ha lavorato per Zavtra (giornale fascista e antisemita russo) ed è co-fondatore della piattaforma web patriottica DenTV. Nel maggio 2014 è stato nominato Primo Ministro dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donesk.

Igor Girkin (alias Strelkov), invece, è un ex (?) militare russo, colonnello dell’FSB in congedo anticipato, laureato in Storia. Veterano delle guerre in Transnistria, Cecenia e Bosnia, è stato comandante delle milizie della Repubblica di Donesk e poi ministro della Difesa. Indicato come organizzatore della rivolta di Slov''jans'k e del colpo di mano del 12 aprile 2014, quando alcuni omini verdi hanno occupato il municipio, la centrale della polizia e l'ufficio locale dei servizi segreti ucraini di Slov''jans'k, Girkin non è soltanto un uomo d’azione, ma anche un intellettuale. Nostalgico dell’impero zarista e ammiratore dell’Armata Bianca nella guerra civile russa che seguì la rivoluzione bolscevica, fa parte del Movimento Nazionale Russo, formazione politica monarchica, ed è accusato dalla magistratura olandese di essere il principale responsabile dell’abbattimento dell’aereo della Malaysia Airlines MH17 (298 morti).

Il colonnello Girkin concede spesso interviste. In una di queste, rilasciata ad Antonio Grego nel 2015, Strelkov afferma che i manifestanti di Euromajdan erano «persone di orientamento sessuale non convenzionale e corrotte», che «sopra l’Ucraina passa la linea tra il mondo materialista che sta sprofondando nell’apostasia spirituale e la Russia», che «l'unica strada per la Russia è quella di vincere questa guerra e vincere in modo decisivo, liberare la città di Kiev, liberare il popolo russo».

Malofeev e Salvini

Torniamo a Malofeev. Nel 2013, al congresso nazionale della Lega in cui Salvini diventa il leader, partecipa Aleksey Komov, ambasciatore del Congresso Mondiale delle Famiglie(WCF) presso l’ONU, che dichiara: «Siamo i vostri fratelli in Russia, sosteniamo i vostri valori, sono i nostri comuni valori cristiani europei». Il WCF è un’organizzazione ultraconservatrice americana (ha sede nell’Illinois) nata nel 1997, molto potente e molto attiva nella propaganda contro l’aborto e il divorzio, il femminismo e i diritti LGBT (ha sostenuto la cosiddetta legge antigay russa del 2013 e la criminalizzazione dell’omosessualità in Uganda).

In realtà Komov quel giorno sostituisce proprio Malofeev, invitato dal giornalista Gianluca Savoini ma impossibilitato a partecipare personalmente. Nel febbraio 2014, Savoini diventa presidente dell’Associazione culturale Russia-Lombardia (Komov ne è presidente onorario). Savoini, nel cui ufficio fanno, o almeno facevano, bella mostra vari simboli nazisti, conosce Salvini dai tempi La Padania, e ne diventerà portavoce. Secondo alcuni è lui il tramite tra la Russia, l’estrema destra (da cui proviene) e Salvini. L’ex direttore de La Padania, Moncalvo, sostiene addirittura che sia stato Savoini a creare politicamente Salvini, facendogli trasformare la Lega da partito del Nord, federalista con accenti secessionistici, in partito ultranazionalista, russofilo e vicino alle tematiche dell’alt-right sovranista.

Maurizio Murelli, storico militante dell’estrema destra che guarda alla sinistra antiamericana, è il fondatore della rivista Orion, nonché un grande amico di Dugin ed editore di alcuni libri del filosofo russo. Non a caso Murelli, negli anni '80 e '90, rappresentava uno dei punti di riferimento del rossobrunismo italiano e sostiene di essere stato lui a infiltrare Savoini nella Lega.

In ogni caso, l'opera russofila di Savoini nel partito di Salvini si rivela efficace, ranto che nel marzo 2014 Claudio D’Amico (deputato Lega, responsabile dei rapporti tra Lega e Russia Unita, il partito di Putin) e Lorenzo Fontana (eurodeputato e futuro ministro) vanno in Crimea come osservatori, per sancire l’annessione russa (“Il nostro partito ha riconosciuto l’annessione della Crimea”, dirà D’Amico a Sputnik).

Nel settembre 2014 Salvini va in Crimea e a Mosca, insieme a Savoini e D’Amico. A Sebastopoli visita la flotta russa del Mar Nero e scatta un selfie con lo sfondo dell’incrociatore Moskva (che, come sappiamo, non porterà fortuna), e tra il 2014 e il 2015 Salvini sarà spesso a Mosca. In un’intervista definisce la tesi dell’abbattimento dell’aereo della Malaysia Airlines da parte dei russi come “una barzelletta”, e farà in seguito altre affermazioni come: «­­­­Se devo scegliere tra Obama e Putin scelgo Putin tutta la vita» (2015), «­­­­Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin!» (2015), «­­­­Ho sempre ritenuto sbagliate le sanzioni contro la Russia. Putin ha il nostro sostegno» (2015), «­­­­Trump, Le Pen, Putin e altri leader potrebbero garantire la pace che non han garantito Obama e i suoi alleati» (2016), «­­­­Io qua [in Russia] mi sento a casa mia, in alcuni paesi europei no. Io qua mi sento sicuro come a casa mia» (2018), «­­­­I russi rieleggano il presidente Putin, uno dei migliori uomini politici della nostra epoca, e che tutti rispettino il voto democratico dei cittadini» (2018).

Nel 2016 la Lega fa passare una risoluzione nel consiglio regionale veneto in cui si riconosce l’annessione della Crimea e si chiede lo stop delle sanzioni. Nel marzo 2017 Salvini firma un accordo di cooperazione tra Lega e Russia Unita. Nel giugno 2018, dopo il trionfo elettorale del M5S e della Lega, nasce il cosiddetto governo giallo-verde guidato da Conte, con Salvini e Di Maio vicepremier. Dugin lo benedice, affermando: «­­­­L'Italia è oggi l'avanguardia geopolitica portatrice della Quarta Teoria Politica. La formazione di un governo che unisce Lega e M5S è il primo passo storico verso l'affermazione irreversibile del populismo e la transizione verso un mondo multipolare». Insomma, per Dugin l'Italia è il laboratorio politico delle sue teorie. 

Nell’ottobre 2018, secondo alcune inchieste giornalistiche del 2019 a cui fa seguito un’indagine della magistratura tuttora in corso, Savoini incontra all’Hotel Metropol di Mosca alcune persone legate al Cremlino e a Dugin, per trattare una compravendita di gasolio tra la russa Rosneft e l’ENI, cui farebbe da intermediazione una società legata a Malofeev. Da questo affare scaturirebbe una cifra di circa 60 milioni di euro, destinati alla Lega (in particolare per finanziare la campagna per le europee del 2019). Nell’affare, secondo il Sole24Ore, rientrerebbe anche una società registrata in Russia, nel cui consiglio di amministrazione figurano Savoini e D’Amico, dal nome (forse non casuale) Orion.

Benché il governo duri poco più di un anno (dopo che Salvini, che all’epoca i sondaggi davano la Lega al 34-38%, decide di far cadere il governo dopo il discorso del Papeete), in parlamento sono presenti un gran numero di deputati e senatori che guardano a Putin con simpatia (un esempio su tutti: Vito Petrocelli del M5S, detto Petrov, proveniente dalla sinistra extraparlamentare - Autonomia Operaia e CARC - dichiaratamente filorusso, da presidente della Commissione Esteri del Senato pubblica un tweet per commemorare il 25 Aprile con la Z dell’operazione speciale russa). Ne avremo la prova quando quasi metà dei parlamentari si assenteranno per il collegamento con Zelensky (caso pressoché unico in Europa).

 

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