«Questo è solo l’inizio. Chi pensa che tutto finirà con la Crimea si sbaglia di grosso» (2014)
«Ritengo che dobbiamo fare “esplodere” il sistema liberale per arrivare all’alternativa» (2017)
Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha affermato che i politici occidentali che vogliono la sconfitta russa non conoscono la storia, che il rapporto con la Cina sarà sempre più forte e che l’Eurasia deve abbandonare il dollaro e il sistema SWIFT. La direttrice di Russia Today, Margarita Simonyan, ha dichiarato che la Russia non può perdere, a costo di usare il nucleare. Infine Putin, in un incontro con degli studenti, ha comparato la guerra in Ucraina alla Grande guerra del Nord (1700-1721), paragonandosi a Pietro il Grande.
Quando Putin ha fatto il suo ormai celebre discorso alla tv il 22 febbraio dello scorso anno, preludio all’invasione dell’Ucraina, ha sottolineato come l’Ucraina di fatto non esista, essendo parte integrante della Russia da sempre, anzi sia l’essenza stessa della Russia, dato che la Rus’ di Kiev, fondata da Oleg I (Helgi in norreno) nell’882, è stata la prima organizzazione statale protorussa, nata grazie ai commercianti-guerrieri-pirati variaghi (popolazioni di origine scandinava) per consolidare la via Variago-greca, che permetteva di unire in un'unica vasta rete di scambi la Scandinavia e l'Impero bizantino. Ma seguendo questo ragionamento potrebbe essere Kiev a rivendicare il territorio russo, oppure la Svezia. Recita l’enciclopedia Treccani: Rus’, nome di un popolo settentrionale, passò agli Slavi per tramite dei Finni (Rōtsi, Ruotsi) e stava a indicare un popolo venuto d'oltremare, dalla Svezia.
Geopolitica storico-psicotica, come quella di Solovyev, uno dei più noti anchorman televisivi russi, autore del libro Siamo russi, Dio è con noi! quando dice: «La Russia sta combattendo questa guerra per liberare l’Ucraina dai colonizzatori anglosassoni, tedeschi ed ebrei» (nonostante Solovyev stesso sia di origine ebraica).
Tralasciando le analisi geopolitiche e quelle strettamente militari, umanitarie e politiche, tutto questo fa pensare che aldilà della propaganda spicciola, alla base di questa guerra (iniziata in realtà nel 2014, dopo i fatti di EuroMajdan e l’annessione della Crimea da parte della Russia, con il conflitto in Donbass) esista anche una motivazione ideologica più profonda, di cui uno dei più importanti ispiratori sia Dugin, definito da Charles Clover come «inventore, architetto e impresario dell’Eurasiatismo». Il quotidiano israeliano Haaretz a marzo ha pubblicato un articolo dal titolo: «Per capire Putin, bisogna prima entrare nella testa di Aleksandr Dugin» e nel 2017 la giornalista Masha Gessen ha scritto che «ha trasformato la Russia in un laboratorio per le destre alt-right americane ed europee». Ma chi è quest’uomo, filosofo, politologo, accademico, occultista e saggista (autore di una trentina di libri) che parla otto lingue e nel 1997 scrisse: «Il fascismo russo è una combinazione di naturale nazionalismo conservatore con un appassionato desiderio di vero cambiamento»?
Aleksandr Gel'evič Dugin nasce a Mosca nel 1962, figlio di un ufficiale del KGB e di un medico. Cacciato dall’Istituto di Aeronautica, si laurea in filosofia, e ottiene due dottorati, Scienze Politiche e Sociologia. Negli anni 80 frequenta il circolo Yuzhinsky, interessandosi di esoterismo, tradizionalismo integralista, occultismo e mistica fascista. È anche interessato al cosmismo, un bizzarro movimento filosofico russo nato nel XIX secolo, secondo quanto riportato dal blogger Alessandro Girola. Si avvicina al pensiero di René Guénon e Julius Evola, che resteranno due fari del suo pensiero antimoderno e antioccidentale, e sviluppa una certa simpatia per il nazionalsocialismo e per Hitler (uno dei suoi alias è Hans Sievers, omaggio a Wolfram Sievers, standartenführer delle SS, studioso di esoterismo, definito il Barbablu nazista per i crudeli esperimenti su cavie umane).
Secondo quanto riportato da M. Di Pasquale in un articolo del 2018, «Dugin trascorse la maggior parte del 1989 e del 1990 visitando paesi dell’Europa Occidentale dove rafforzò i legami con figure della Nuova Destra come il francese Alain de Benoist, il belga Jean-François Thiriart e l’italiano Claudio Mutti. Nel luglio del 1990 incontra a Parigi l’autore e traduttore belga della Nuova Destra Robert Steuckers. L’incontro, confermato dallo stesso Dugin in un’intervista del febbraio 2006 al sito russo Pravaya.ru, si rivelerà fondamentale nel forgiare il pensiero politico dell’ideologo russo. È infatti Steuckers che lo introduce al concetto di Nazional Bolscevismo, che verrà adottato da Dugin dopo il crollo dell’URSS nel 1991, e con molta probabilità a quello di geopolitica.» (M. Di Pasquale, Strade, 26/2/2018)
Una parentesi. Claudio Mutti, che all’indomani dell'invasione russa scrive su Eurasia: «Alla fine, dopo aver pazientato per più di vent’anni, la Russia ha reagito» e cita in supporto il generale di corpo d’armata Bertolini (molto amato dalla sinistra pacifista italiana, ex comandante della Folgore, ex reduce della missione in Somalia degli anni 90, attualmente columnist del Fatto Quotidiano), è un importante intellettuale dell’estrema destra italiana. Filologo e studioso delle lingue ugro-finniche, fondatore della casa editrice Edizioni all'Insegna del Veltro e attualmente direttore della rivista Eurasia, a metà degli anni Ottanta dirige la rivista islamista Jihad, pubblicata e sostenuta dall'ambasciata iraniana a Roma. Uscito dell’MSI, fa parte della Giovane Europa di Jean Thiriart, poi entra nell’Organizzazione Lotta di Popolo (OLP), gruppo di estrema destra definito nazimaoista che riprendeva temi di sinistra e faceva riferimento a figure come Mao, Giap, Arafat e Che Guevara.
Sempre Di Pasquale ha scritto «La casa editrice di Mutti pubblicherà nel 1991 il libro di Dugin Continente Russia e un volume sulla cospirazione mondialista contro la Russia dell’autore antisemita russo Igor Shafarevich raccomandato all’editore nazi-maoista, sembra dallo stesso Dugin. Il futuro ideologo del Cremlino ricambia il favore traducendo per la neonata pubblicazione moscovita Milyi Angel un articolo di Mutti sul misticismo islamico. Nel 1991 Dugin, ormai introdotto nei circoli della destra europea grazie all’amicizia con Mutti, partecipa a due conferenze in Francia dove conosce Alain de Benoist, scrittore e filosofo transalpino della Nouvelle Droite, fondatore nel 1968 del Gruppo di Ricerca e di Studi per la civiltà europea, noto come GRECE. Proprio al simposio organizzato a Parigi da GRECE il 24 marzo 1991 Dugin presenta un paper intitolato L’impero sovietico e i nazionalismi all’epoca della perestroika.»
Nel 1993 Dugin collabora con Zjuganov nella stesura del programma del nuovo Partito Comunista russo («Stalin è diventato oggi un mito popolare russo. Lui è stato un grande leader di un grande paese. Confrontandolo alla Russia di oggi con i suoi leader miserabili, Stalin è un titano. Il suo culto cresce insieme alla lotta degli gnomi russofobici liberali contro di lui ed insieme all’odio dell’Occidente» dichiara) ma se ne distacca presto.
Insieme a Eduard Limonov (personaggio affascinante sul quale Emmanuel Carrér ha scritto una biografia), fonda il Partito Nazional Bolscevico (NBP), il cui simbolo è l’unione della bandiera nazista con quella sovietica. Il termine nazionalbolscevismo era stato creato negli anni 20 dal tedesco Ernst Niekish, uno degli esponenti di punta della Rivoluzione Conservatrice che aveva influenzato l’ala sinistra del partito nazista, che a sua volta aveva creato nel 1930 l’NSKD, o Fronte Nero (il simbolo era una spada e un martello incrociati, simbolo tuttora usato da movimenti nazisti e rossobruni). Il Fronte Nero venne poi spazzato via nella Notte dei lunghi coltelli, insieme a Rohm e le SA, nel 1934.
In ogni caso, il sodalizio tra il post-moderno Limonov e Dugin dura poco. Il primo è un nazicomunista bisessuale, poeta punk apolide e in seguito oppositore di Putin, mentre il secondo, sempre più legato all’esoterismo, alla tradizione, alla chiesa cristiano ortodossa (nonostante l’interesse per il neopaganesimo), vede nel mondo moderno e post-moderno l’origine di tutti i mali.
Dugin inizia a interessarsi anche a Herman Wirth, etnologo olandese naturalizzato tedesco, che entrato nel partito di Hitler, da presidente dell’Ahnenerbe ne aveva fornito alcune delle fondamenta mistiche e mitiche, riprendendo il mito di Atlantide (origine degli ariani, per Wirth) e ispirandosi anche alle Cronache di Ura Linda (antichissimo testo sull’origine dei popoli germanici ormai considerato da quasi tutti gli studiosi un falso). Per Dugin il reparto scientifico delle SS erano «un'oasi intellettuale all'interno del regime nazional-socialista».
(continua...)