Bellissimo… ma soprattutto grandissima Italia che un po’ a sorpresa ci ha regalato questa meravigliosa emozione.
Ed è proprio in seguito a questo straordinario evento che davvero mi sarei aspettato che ci concentrassimo di più sulla nostra impresa eppure, anche questa volta, quella sorta di recondito orgoglio italiano che sconfina il mondo dello sport facendoci ergere a modello sopra tutti e sopra tutto, ci ha fatto puntare il dito su un’intera nazione esaltandone scorrettezze e assenza di fair play.
Stucchevole mi dispiace dirlo e alla fine è un atteggiamento che rischia di farci perdere di vista l’intima gioia che riguarda principalmente noi e che dovremmo essere in grado di vivere appieno infischiandocene degli altri. Pretendere che una Nazione ci riservi una sorta di deferenza ergendo noi stessi a modello di virtù lo trovo oggi un po’ ipocrita considerato poi il modello della tifoseria calcistica italiana che, per esempio, durante la semi-finale con l’Argentina del 1990 fischiò il loro inno per tutto il tempo.
Non abbiamo perso occasione per additare lo sconfitto ad esempio meschino facendo perfino circolare bufale su presunte aggressioni a italiani nel post partita rivelatesi poi infondate.
Non abbiamo perso occasione per criticare duramente il gesto di levarsi la medaglia del secondo posto che invece è un comportamento più usuale di quello che si crede al quale anche nostri giocatori in passato non sono rimasti esenti.
Quei precisi momenti non vanno giudicati perché le emozioni prevalgono sulla ragione e la frustrazione del secondo è talmente alta che si mischia pure a sentimenti personali di vergogna per non aver vinto… chiunque abbia vissuto da sportivo lo sa bene.
Togliersi la medaglia è solo un gesto palliativo per allontanare la sconfitta subita, che gli sportivi praticanti comprendono e sul quale i più spregiudicati perfino godono.
Lo fece Francesco Totti nel corso della premiazione della finale di Coppa Italia del 2013 persa con la Lazio, lo fece Antonio Conte dopo la sconfitta della sua Inter in finale di Europa League contro il Siviglia, lo fece Cristiano Ronaldo con la maglia della Juve dopo aver perso la finale di Supercoppa con la Lazio nel 2019 e se andiamo a cercare un po’ in rete di esempi ne troviamo anche altri.
Visti dall’esterno possiamo anche considerarli gesti non eclatanti per carità ma non scadiamo nell’ipocrisia spicciola, facciamo uno sforzo di comprensione chiedendoci se a parti invertite, con una finale persa a Roma, avremmo potuto davvero esaltare un nostro comportamento irreprensibile e facciamolo in tutta coscienza un pensiero sul come avremmo digerito noi un secondo posto.
Molto più degno di nota (negativa) semmai è la loro ipocrisia nel promuovere gesti di solidarietà contro il razzismo salvo poi vederli crollare in un pochi secondi per i rigori sbagliati dei loro giocatori di colore, Marcus Rashford, Jadon Sancho e Bukayo, sommersi da una tale valanga di insulti tanto che Boris Johnson si è visto in dovere di intervenire con una reprimenda.
Detto questo quindi… POOOO PO PO PO POOOO… Concentriamoci sulla nostra gioia esultando per la grande vittoria della nostra Nazionale e basta; evitiamo falsi moralismi, mettiamo stupide manifestazioni di odio nel cassetto e lasciamo gli sconfitti nel loro dolore.