“È un dovere generale servire la patria. Ci sono tante attività che si possono fare con il Servizio civile, noi diamo la possibilità di farlo anche nel mondo agricolo e della pesca”
In un clima di tensione politica dettato dalle necessità della legge di bilancio, una caccia a risorse di fatto insufficienti per i desideri del governo, suonano ancora più divertenti queste parole pronunciate recentemente dal ministro Lollobrigida per difendere una delle ultime novità del Governo Meloni: il Servizio Civile Agricolo (SCAG).
Un’iniziativa di per sé priva di valore innovativo, presentata e difesa con una comunicazione pessima nel suo essere completamente inadeguata e per questo fuorviante.
Ma andiamo con ordine.
Premessa: Servizio Civile Nazionale è difesa della Patria? Sì, parola di Costituzione.
Articolo 52, comma 1 della Costituzione italiana:
La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino
Senza esigenza di completezza su un tema giuridico pluridecennale come quello dei rapporti tra il dovere di difesa, il servizio militare, l’obiezione di coscienza ed il servizio civile, chi afferma che citare tale articolo della Costituzione sia un’azione sconsiderata, ovvero espressione della peggio retorica, è ideologicamente accecato: il concetto di difesa della Patria include anche il Servizio Civile (1).
Il significato di “difesa della Patria” si è evoluto nel corso del tempo, assumendo un significato che non si esaurisce nell’impegno militare, ma si declina anche in quello sociale non armato costituito da attività personali di solidarietà verso la comunità, agendo non solo in via coattiva ma anche spontanea.
Corte Costituzionale, legislatore e dottrina hanno portato avanti nel tempo un’azione che si fonda sul legame tra l’art. 52 e l’art. 2 della Costituzione, in forza della quale si è passati dall’originaria visione di “dovere inderogabile di solidarietà politica”, a quella ulteriore dei doveri di solidarietà economica e sociale, un principio guidato anche dalla volontarietà e che mira alla collaborazione di tutti i cittadini per perseguire beni comuni fondamentali, realizzando quella uguaglianza sostanziale prevista dall’art. 3 della Costituzione.
Ma se dunque il Servizio Civile – come precisato nella legge delega di riforma 106/2016 – è finalizzato alla difesa non armata della patria e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica, questo non vuol dire che ogni iniziativa ad essa riconducibile sia in tal senso meritevole.
E lo SCAG, ne è il perfetto esempio.
Lo SCAG: si sta deviando dallo scopo del Servizio Civile Universale?
Sono due i presupposti di partenza:
Se dunque lo SCAG non novella in alcun modo quanto sancito dalla legge di riferimento, cosa vi sta di diverso? Quali sono i problemi? Essenzialmente due.
Il primo è la gestione del progetto, che diventa più complessa.
Lo SCAG non è infatti nelle mani di un solo ministero, bensì è figlio della collaborazione tra il dicastero di Abodi (Sport e Giovani) e quello di Lollobrigida (Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste), con quest’ultimo ad inserirsi provocando uno spacchettamento per categorie di servizio.
Il secondo è l’ambiguità delle attività previste dal Protocollo d’Intesa (3).
Questo è un Programma quadro sperimentale di 3 anni attuato mediante bando a cui potranno accedere gli enti iscritti all'albo del Servizio Civile (tra i quali la Coldiretti).
Quali sono le finalità perseguite?
Tralasciando la parte delle Premesse dedicata al ruolo del Servizio Civile come processo formativo per i giovani operatori volontari, il Protocollo si rifà ai principali obiettivi dell’Agenda delle Nazioni Unite 2030 per lo sviluppo sostenibile, dei quali – nell'ispirare il Piano triennale 2023-25 del Servizio Civile – sono qui considerati ad esempio:
Finalità certamente importanti che vengono declinate in programmi d’intervento sul territorio nazionale (art. 3 comma 3), da dove sorge il problema dell’ambiguità.
Se nel programma originario del Servizio Civile si fa di fatto riferimento all’agricoltura sociale, cioè un’attività di inclusione ed educazione (per esempio su temi come economia circolare ecc), nel Protocollo dello SCAG si prevede attività che spaziano da tali ambiti fino ad arrivare alla promozione di prodotti agricoli nel contesto di eventi, inserendo così la possibilità di finalità commerciali che nulla hanno a che vedere con lo scopo del Servizio Civile Universale.
Lo SCAG e la realtà: tra fondi e rilevanza del settore agricolo
Alla luce di ciò, possiamo fare due ulteriori considerazioni, a decorrere dai fondi impiegati.
Per un anno di attività, l’attuale bando del Servizio Civile prevede (4) un assegno mensile di 507,30 euro e, per lo SCAG, il protocollo tra i Ministeri prevede un finanziamento complessivo (diviso a metà tra i due) di 7 milioni, cifra che:
E tale impiego di fondi, si inserisce sullo sfondo di un’agricoltura i cui dati sono chiari (5):
Conclusioni: perché una tale iniziativa?
Alla luce di ciò, la domanda resta dunque aperta: perché una tale iniziativa?
Tralasciando le dichiarazioni roboanti e fuorvianti di Lollobrigida su di essa, in questi tempi di bilancio statale estremamente ristretto, alla luce dell’evoluzione del sistema economico globale e degli allarmi derivanti da più parti sullo stato dell’economia italiana, ha davvero senso investire 7 milioni di euro in un progetto che non è in alcun modo innovativo se non nel complicare il quadro gestionale e considerare attività non in linea con gli scopi originari?
La legge di bilancio 2024 ha ridotto sensibilmente gli stanziamenti alle missioni assegnate al Mipaaf portandoli da 2.884 milioni a 1.510 milioni. In questo quadro il significato di quest’iniziativa, pur modesta nella sua entità, appare più propagandistico che significativo.
Il meccanismo di assegnazione delle risorse passa attraverso un sistema di consorzi, accreditati presso il ministero, la cui gestione rischia di risultare poco trasparente sia quanto alla partecipazione ai bandi che per i giovani beneficiari del contributo.
Le risorse del ministero dell’agricoltura non potevano essere utilizzate in altro modo?
Il nostro settore agricolo per ripartire necessita di investimenti nell’innovazione tecnologica e produttiva, andando oltre le paure ed i tabù decennali, come evidenziano chiaramente i dati sull’evoluzione dell’agricoltura 4.0 che segnano come, seppure gli investimenti siano in crescita, si è ancora ben distanti dall’aver completato la transizione verso una gestione più efficiente del settore (8).
L’educazione e la formazione sono fondamentali, ma qui non è quella del Servizio Civile che serve, men che meno nel contesto dello SCAG.
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