La sovranità alimentare in costituzione? Anche no!

Recentemente il ministro dell'agricoltura e della sovranità alimentare si è lasciato andare in alcune dichiarazioni, dove asserisce di voler introdurre la sovranità alimentare all'interno della costituzione. Tuttavia non è qualcosa che ci possiamo permettere.

Fonte: Pexel

Le dichiarazioni di Lollobrigida

Durante la conferenza programmatica di FDI tenutasi a Pescara il ministro Lollobrigida ha rilasciato questa dichiarazione chiedendo di modificare l’art32: “Chiederemo di aggiungere questo passaggio: la Repubblica garantisce la sana alimentazione del cittadino. A tal fine persegue il principio della sovranità alimentare e tutela i prodotti simbolo dell'Identità nazionale, un dovere non della destra, non della sinistra, ma di tutti gli italiani”

In questo enunciato ci sono varie cose che meritano di essere esaminate.

L'art 32 è un articolo che abbiamo spesso sentito citare a sproposito durante la pandemia, in quanto afferma che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.”

Con la modifica proposta dal ministro la repubblica dovrebbe attivamente promuovere un'alimentazione utile a migliorare o conservare la propria salute, a proprie spese. Solo tre volte la costituzione usa il termine garantisce, art 2 sui diritti inviolabili dell’uomo, art 37 sulle tutele del lavoro minorile e appunto nell’art32 sulle cure degli indigenti.

Tuttavia per il ministro Lollobrigida “sana alimentazione” ha un’interpretazione precisa e molto limitata in quanto afferma: “ a tal fine persegue il principio di sovranità alimentare”

Cos'è la sovranità alimentare?

Non si riesce bene a capire cosa centri la sovranità alimentare con una sana alimentazione, in quanto la definizione originale di sovranità alimentare è stato coniata dall’organizzazione per i diritti umana “Via Campesina”  per affermare il diritto dei popoli INDIGENI a conservare i propri ecosistemi e pratiche agricole tradizionali senza essere spazzati via dalle logiche del mercato.

Da quando si è insidiato Lollobrigida chiama sovranità alimentare quello che in realtà è sovranismo alimentare. A prova di ciò possiamo notare come il ministro non si lasci mai scappare l’occasione di promuovere prodotti come il Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Prosciutto crudo di Parma ecc.

In sostanza per garantire una sana alimentazione la repubblica dovrebbe tutelare i prodotti tipici italiani, quindi promuovendo un catalogo molto ristretto di prodotti, tra cui vino e salumi, sconsigliati nelle linee guida per una sana alimentazione del CREA. Perchè un prodotto sia sano, non basta sia italiano. Una sana alimentazione non dipende dai prodotti tipici.

Nulla di cui vantarci nella penisola Italica

Per di più molti prodotti “tipici” italiani non sarebbero possibili grazie all'import di materie prime da altri stati. Nel 2023 infatti le esportazioni italiane  hanno un valore di 47 miliardi di euro, ma le importazioni ammontano a poco più di 48,6 miliardi di euro (ISMEA). Possiamo infatti notare su OEC, che la maggior parte dei prodotti che esportiamo sono prodotti lavorati, come ad esempio nel caso della pasta, per cui siamo famosi in tutto il mondo, fatta importando grano da altri stati.  

Questi dati peggiorano se andiamo a vedere la filiera zootecnica da cui escono tra i prodotti tipici più importanti in italia ( prosciutto, parmigiano ecc).

La filiera zootecnica viene per lo più alimentata con mais e soia. Nell’anno 23-24 abbiamo importato 6.7 milioni di tonnellate di mais secondo l'Istat, con un prezzo medio di 190 euro a tonnellata, che significa 1,3 miliardi di euro, unito al costo di import della soia pari a 4 miliardi di euro significa che l’import di queste materie prime è pari al 138% del valore dell’export di prodotti tipici DOP, IGP e STG, al 92% dell’intero export di prodotti tipici, e 56% del valore export di prodotti tipici di origine zootecnica. 

E’ facile quindi dedurre come senza il commercio con altre nazioni, non sarebbe possibile, nemmeno lontanamente produrre in quantità i cosiddetti prodotti “tipici”. 

Aggiungo che forse il ministro dovrebbe preoccuparsi della salute dell’agricoltura italiana piuttosto che inneggiare un insensato protezionismo, in quanto In base ai dati Istat, nel 2023 il volume della produzione è diminuito (-1,4%) e le unità di lavoro (-4,9%).

In calo anche i volumi delle coltivazioni (-2,4%), l’ attività dei servizi agricoli (-2%) nella zootecnia (-0,8%). In flessione soprattutto i comparti del vino (-9,5%), patate (-6,8%), frutta (-5,3%) e olio d’oliva (-5%).

Conclusioni 

Che nessuno si faccia ingannare, la chiamano “sana alimentazione” ma è protezionismo, la chiamano “sovranità alimentare” ma è protezionismo, la chiamano “ tutela dei prodotti simbolo dell'identità nazionale” ma è protezionismo e il protezionismo l’italia non può certamente permetterselo nelle condizioni attuali.

 

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