In democrazia ognuno è libero di manifestare nei modi che ritiene opportuno. Tuttavia, quello che è saltato all'occhio della manifestazione romana per la pace promossa da Giuseppe Conte e altre organizzazioni della sinistra e della società civile italiana è stata la totale e inspiegabile mancanza di voci ucraine.
La scaletta della manifestazione, presentata in anteprima dal Fatto Quotidiano[1], è apparsa subito discutibile. Tanti gli speaker che hanno parlato dal palco di un po’ di tutto. Dalle bollette all’invio di armi, passando per gli errori dell’Occidente o della politica estera americana. Quasi tutti gli speaker erano italiani e provenienti dal mondo dei sindacati o da organizzazioni non governative come Emergency, Libera e Tavola dei Numeri Primi. Una sola persona ucraina ha avuto spazio, con un videomessaggio, sul palco.
Si tratta di Katrin (Katya) Cheshire, sedicente attivista del Movimento pacifista ucraino. Ora, chi conosce l'Ucraina sa che la sua società civile è fra le più attive al mondo. Ma, proprio per questo, la scelta di far parlare Katya Cheshire è apparsa molto strana.
Cercando il suo nome su internet, sia in caratteri latini che in diverse varianti cirilliche (Катя, Кати, Катрин, Катерина, Екатерина), non salta fuori nulla sul suo attivismo. Nessuna dichiarazione pubblica o raccolta fondi. Neppure un accenno, anche minimo, su cosa comporti il suo essere attivista. Insomma, un fantasma. Anche il suo video discorso è stato piuttosto generico, a tratti persino impacciato[2]. Nulla a che vedere con i discorsi potenti e appassionati di altri attivisti ucraini, come il celebre intervento telefonico di Oleksandra Matviychuk, direttrice del Centro per le Libertà Civili, dopo aver vinto il Premio Nobel per la Pace 2022[3].
A onor del vero, si trovano però tracce del "Movimento Pacifista Ucraino" in vari articoli online. Si tratta del Український Рух Пацифістів[4], una micro NGO fondata nel 2019 da un certo Yuriy Sheliazhenko. Tra le attività che l’associazione presenta sulla sua pagina Facebook, spicca la contestazione individuale di Sheliazhenko nei confronti del sindaco di Kyiv Vitaly Klitschko, prontamente ripresa dalle telecamere del TG1[5]. Oppure la condivisione[6] del controverso rapporto di Amnesty International sui presunti crimini di guerra dell’esercito ucraino, il quale è stato molto contestato sia dalla società civile ucraina sia da vari attivisti di Amnesty ed esperti di crimini di guerra[7]. Tuttavia, non risulta che il “Movimento Pacifista Ucraino” sia molto conosciuto in Ucraina. Solo alcuni media italiani ed esteri dedicano spazio a questa organizzazione[8], che non pare essere molto attiva. Ad esempio, non figurano particolari attività nell’ambito dei numerosi crimini di guerra russi, i quali sono invece uno dei principali problemi che la società civile ucraina sta affrontando.
Ora, ognuno è libero di invitare chi vuole alla propria manifestazione, compresa un’organizzazione minuscola come la NGO di Sheliazhenko. Ma in Ucraina la società civile è così attiva, numerosa e vivace che viene da chiedersi il perché di questa scelta.
Davvero non esistono voci più importanti e rappresentative da amplificare o supportare in Ucraina? In Italia, per esempio, vi è lo straordinario lavoro di Yaryna Grusha Possamai e del progetto di Slava Evropi del Linkiesta, che è stato lodato persino dalla vice presidente del Parlamento europeo ed europarlamentare PD Pina Picierno[9]. Oppure, vi è l’esempio virtuoso del Comitato Giovani per l’Ucraina, che ha dato ampio spazio ai giovani della comunità ucraina in Italia[10].
Inoltre si sarebbe potuto dare voce ai tanti e coraggiosi giornalisti ucraini italofoni come Olga Tokariuk[11] o Vladislav Maistrouk[12]. Sono persone che lavorano e documentano la prospettiva ucraina della guerra e, nei limiti del proprio canale Youtube, LiberiOltre ha provato a dare loro spazio. Perché invece, a Roma, si è dato un megafono a qualcuno di semisconosciuto, controverso e senza veri legami con l'Italia? Per quale motivo non si è data la possibilità di esprimersi a uno dei milioni di ucraini che lottano attivamente contro l’aggressore? Si è davvero a favore della pace se si sceglie di essere esclusivi dando voce ad un’unica attivista di un’associazione che esiste quasi solo sulla carta dei media nostrani?
Ovviamente la risposta esiste ed è ovvia. Appare evidente che dare una vera voce agli ucraini distruggerebbe l'impianto ideologico della manifestazione di Roma. La pace proposta da Conte, Di Battista, Di Cesare, Santoro e gli altri che sono scesi in piazza è la pace che vuole Putin. Ovvero il cessate il fuoco immediato in modo da garantire l’annessione de facto dei territori occupati dalla Russia. Al contrario, quella che vogliono in Ucraina è una pace basata sulla giustizia, il diritto internazionale e il rispetto dei popoli. Una vera e giusta pace, richiesta a gran voce, di cui abbiamo tutti bisogno in Ucraina, in Italia e in Europa. E, proprio per questo, abbiamo il dovere di continuare prestare ascolto e fornire aiuto al popolo ucraino.