L’Ucraina è uno dei pochi paesi al mondo in cui il Natale (Rizdvo Khrystove) si festeggia ufficialmente due volte: il 25 dicembre e il 7 gennaio, secondo sia la tradizione del calendario gregoriano che quella del calendario giuliano. Questo fatto in sé rappresenta in un certo senso la ricchezza di una tradizione natalizia in cui convivono elementi eterogenei.
Nonostante l’idea predominante dell’Ucraina in Italia, o in altri paesi europei, sia quella di un paese cristiano ortodosso, il profilo religioso dell’Ucraina è più complesso. La popolazione di religione cristiana ortodossa rappresenta circa il 65%, quella cattolica (uniate e romana) il 12% (che diventa una maggioranza in Ucraina occidentale), e bisogna ricordare anche un 2-3% di protestanti, in forte crescita, che raggiungono anche il 7-10% nel sud e nell’est. Inoltre, molte delle tradizioni natalizie ucraine più antiche, quando non di origine pagana, si affermarono in un’epoca in cui la maggior parte del territorio che oggi appartiene all’Ucraina era parte della Confederazione Polacco-Lituana, quindi sotto l’influenza cattolica, nonostante il profilo multi-religioso (cattolici, ortodossi, ebrei, protestanti) della popolazione.
Da alcuni anni vi è in Ucraina un dibattito sulla possibilità di adottare definitivamente il calendario gregoriano e celebrare il Natale in 25 dicembre. L’opinione dominante negli anni scorsi era che due Natali fossero meglio di uno, ma la nuova invasione russa sta spostando l’equilibrio in favore del 25 Dicembre. Nel 2022 per la prima volta anche le chiese di rito ortodosso hanno cominciato a celebrare il Natale il 25 di dicembre, in aggiunta al 6 Gennaio.
Inoltre, è sempre importante tenere presente che la scelta della data del Natale è una questione di calendario (gregoriano vs Giuliano), non di confessione religiosa. Altre chiese ortodosse (bulgara, greca, romena) già seguono il calendario gregoriano. Definire quello del 7 gennaio “Natale ortodosso” è quindi improprio.
Va ricordato infine che l’Ucraina è un paese estremamente vasto e variegato e che qualsiasi generalizzazione in questo articolo potrebbe fare torto alle particolarità di una regione o una comunità.
In epoca sovietica
Nei primi anni ‘20, sotto Lenin, all’abolizione di tutte le festività religiose si affiancò il tentativo, mai di particolare successo, di “sovietizzare” le tradizioni natalizie: cosiddetto ‘Natale del Komsomol’. È nel 1929, sotto Stalin, che tutte le celebrazioni del Natale vennero vietate per legge, inclusa la decorazione dell’albero.
La politica staliniana cambiò di rotta nel 1935-1936, quando furono introdotte le celebrazioni di Capodanno come la principale festività e molte delle tradizioni natalizie (incluso l’albero di Natale con la stella rossa a cinque punte) furono trasposte, in versione sovietizzata, alla data del 31 dicembre.
L’albero di Natale
Un’antica tradizione pagana prevedeva, nel periodo che oggi chiamiamo natalizio, la decorazione di un fascio di grano, segale, o orzo. Il fascio, composto dagli ultimi gambi raccolti durante la mietitura autunnale, era noto come didukh (дідух) e incarnava lo spirito degli antenati e veniva bruciato per Masnytsia (l’equivalente del Carnevale).
La tradizione tedesca luterana dell’albero di Natale si diffuse in Ucraina, come nel resto dell’Europa, tra il tardo ‘700 e metà ‘800 sovrapponendosi a quella del didukh, che sopravvive tutt’oggi
San Nicolò, Santa Claus, Babbo Natale, Nonno Gelo?
La storia dell’evoluzione della figura di San Nicolò da vescovo di Myra (oggi Turchia) nel terzo secolo nell’iconografia che conosciamo oggi e nelle sue varianti di Santa Claus e Babbo Natale, profondamente influenzate da elementi pagani delle diverse tradizioni, meriterebbe un approfondimento in sé. Basti dire che nella tradizione ucraina, come in quella di altri paesi europei, i bambini ricevono di doni da San Nicolò (Sviatyi Mykolai) la notte del 18-19 di dicembre, secondo il calendario giuliano, a differenza del 5-6 dicembre del calendario gregoriano. Come Babbo Natale e Santa Claus, San Nicolò porta una folta barba bianca, ma è rappresentato in abiti vescovili.
Non c’è da sorprendersi che in epoca sovietica la figura di San Nicolò fu vietata.
Nell’ambito della reinvenzione delle celebrazioni di Capodanno di epoca staliniana, le autorità sovietiche re-introdussero la figura di Nonno Gelo (Ded Moroz), che accompagnato da Sneguročka (‘fanciulla di neve’), portava i doni ai bambini la notte del 31 dicembre. Le origini di Ded Moroz, legate alla figura di Morozko, lo spirito dei boschi invernali, sono misteriose, ma la sua figura era già tornata in auge in Russia nella seconda metà dell’Ottocento. Oggi Ded Moroz è ancora estremamente popolare in Russia e in diversi altri paesi un tempo parte del blocco sovietico. In Ucraina, come nei paesi baltici, la sua figura ha assunto una connotazione negativa e negli anni è quasi scomparso.
Vertep
L’equivalente ucraino del presepe è il vertep (вертеп). Il termine è in realtà una sineddoche, in quanto storicamente il vertep è una tipologia ucraina di teatro delle marionette divenuta particolarmente popolare per la rappresentazione della nascita di Gesù a partire dal tardo ‘500 e in epoca barocca. La tipica rappresentazione contiene il racconto della nascita di Gesù seguito poi da episodi di carattere umoristico o satirico.
Carole e Canzoni
Una delle tradizioni ucraine più antiche e famose, in un paese dalla forte tradizione musicale, è quella delle kolyadka (колядка) le carole e canzoni natalizie. La loro origine è antichissima e affonda le sue radici sia nelle origini del Cristianesimo in Europa che nel folklore pagano. La kolyaduvannya (колядування) indica proprio la tradizione di andare di casa in casa cantando canzoni e carole in cambio di doni e offerte. Molto simili, anche se appartenenti ad un genere diverso sono le shchedrivka (Щедрівка) da cantare invece la notte del 13 gennaio in occasione di Shchedryi vechіr (‘notte generosa’) o Malanka (Маланка), la celebrazione tradizionale dell’ultimo dell’anno in Ucraina e Belarus. Nonostante i divieti di epoca sovietica entrambe le tradizioni sono sopravvissute.
Un fatto non molto noto è che la più famosa carola natalizia, Carol of the Bells, è in realtà una traduzione in inglese della canzone ucraina Shchedryk (Щедрик) composta nel 1916 da Mykola Leontovych (1877-1921). Leontovych fu assassinato dalla Čeka (la polizia politica sovietica) il 23 gennaio 1921, ma Shchedryk cantata dal Coro Nazionale Ucraino (creato all’epoca della breve Repubblica Popolare Ucraina), fece in tempo ad arrivare a New York, al Carnegie Hall, nell’Ottobre di quello stesso anno e fu un grande successo. Nel 1935 il compositore americano di origini ucraine Peter Wilhousky la arrangiò e tradusse per l’orchestra sinfonica di NBC Radio nella famosa versione Carol of the Bells.
La Cena di Natale
La tradizione prevedeva che i 40 giorni prima del Natale fossero di digiuno e astinenza alimentare (da carne e prodotti animali), ma anche da musica, canti, festeggiamenti. Anche se questa prescrizione è oggi decisamente meno rispettata di un tempo, il suo effetto ha profondamente influenzato molte delle abitudini tipicamente natalizie.
Tradizionalmente il Natale è celebrato la sera della viglia, Sviatyi Vechir (‘notte santa’). La cena, Sviata Vecheria (‘cena santa’), ha inizio al comparire della prima stella e si compone di dodici pietanze che non dovrebbero appunto includere carne, uova, o latticini, che saranno invece consentiti solo dal giorno di Natale. Il pasto non prevede porzioni singole: tutti gli alimenti sono disposti insieme sulla tavola, coperta da una tovaglia ricamata, e i piatti vengono passati fra i commensali.
Non vi è una lista obbligatoria di cibi ma i due tradizionalmente immancabili sono:
Essendo l’Ucraina un paese molto vasto e variegato con una tradizione culinaria molto eterogenea, le altre pietanze possono variare di regione in regione, ma alcune di quelle tipiche sono: