Crescita economica e Global Warming

Il fenomeno del cambiamento climatico ha portato conseguenze anche sulla salute mentale dei più giovani: questo è quanto emerge da un sondaggio di LANCET in cui si evidenzia come negli ultimi anni si sia diffuso un sentimento definito di “eco-ansia” ed in cui si sia assistito anche alla nascita di associazioni, quali Ultima Generazione, che inneggiano alla decrescita quale visione atta ad impedire la catastrofe climatica.

Foto di Markus Spiske / Pexel

Nel seguente articolo analizzeremo quali siano le effettive correlazioni tra crescita economica dei Paesi ed Global Warming.

Le ragioni dell’importanza della crescita economica

La crescita economica comporta un aumento sia nella quantità che nella qualità dei beni e dei servizi prodotti da una società: un processo che ha contribuito a ridurre la povertà in molte parti del mondo, migliorando l'accesso al cibo, all'istruzione ed alla sanità. È tuttavia importante sottolineare come una crescita economica significativa non sempre porti ad un miglioramento delle condizioni di benessere sociale, pur restando essenziale al fine di migliorare le condizioni di vita dei cittadini.

Attualmente, molte persone nel mondo vivono ancora in condizioni di povertà estrema: il grafico precedente mostra la distribuzione della popolazione mondiale che vive al di sotto e al di sopra della soglia di povertà. Il numero di persone in povertà estrema oggi è simile a quello del XIX secolo, ma con una differenza cruciale: allora la popolazione mondiale ammontava a circa 0,9 miliardi e la maggior parte di essa viveva in condizioni di estrema povertà, mentre oggi questa percentuale riguarda il 10% della popolazione. In altre parole, il numero di persone che non vivono in povertà estrema è aumentato di oltre 50 volte nel corso degli ultimi  secoli.

È importante notare come questa crescita economica sia inevitabilmente associata anche ad un aumento delle emissioni di gas serra (GHG) nell'atmosfera.

 

La crescita economica è stata disaccoppiata dell’uso dell’energia

Negli ultimi anni molti paesi hanno comunque ridotto gli impatti ambientali negativi a fronte di un aumento di produzione e reddito. La medesima dinamica è riscontrabile anche tra numerosi paesi europei, caratterizzati da redditi crescenti, che hanno ridotto le emissioni di CO₂ (aggiustate per i consumi). Le emissioni globali di sostanze complici dell’impoverimento dello strato di ozono sono altresì diminuite di oltre il 99% negli ultimi tre decenni; parimenti, i tassi di deforestazione globale si sono notevolmente contratti a partire dagli anni '80. 

 

A fronte di un aumento del PIL, l'uso totale di energia è rimasto invariato quando non addirittura diminuito. Altro aspetto preminente è costituito da come i paesi stiano sostituendo i combustibili fossili con fonti di energia a basse emissioni di carbonio: il che significa essere in grado di produrre più energia senza generare le emissioni che tale produzione implicasse nel passato.

È errato pensare che la riduzione delle emissioni nei paesi ricchi sia avvenuta solo trasferendo la produzione all'estero, spostando così le emissioni verso economie manifatturiere come Cina e India: il grafico mostra come anche le emissioni basate sui consumi, che includono le emissioni dei beni importati ed esportati, siano di fatto diminuite.

 

Alcune emissioni sono state esportate all'estero, ma questo non è l'unico fattore che determina la tendenza al ribasso:  paesi coinvolti dimostrano come la crescita economica non sia incompatibile con la riduzione delle emissioni.

Il problema della decrescita 

All’interno di tale scenario, diviene opportuno considerare le disuguaglianze economiche a livello globale: nonostante la crescita economica, la distribuzione dei redditi risulta infatti essere ancora iniqua. Sebbene alcune nazioni come quelle occidentali abbiano sperimentato una rapida crescita economica nei secoli XIX e XX, altre nazioni sono rimaste indietro; solo nella seconda metà del  XX secolo, le nazioni a basso reddito hanno iniziato a recuperare, ed in alcuni casi a superare, i tassi di crescita delle economie più sviluppate.

 

Sappiamo come la povertà non sia un elemento inevitabile: i dati a suffragio di tale osservazione, mostrano come sia diminuita in modo molto sostanziale in numerosi paesi. La popolazione della Danimarca, ad esempio, era un tempo povera quanto la popolazione dell'Etiopia di oggi, ma da allora la povertà è diminuita e le condizioni di vita migliorate: i redditi medi sono aumentati di oltre 25 volte, il tasso di mortalità infantile sceso da più di un quarto a meno dello 0,5 percento (uno dei livelli più bassi al mondo) al punto che Danimarca è oggi uno dei paesi in cui le persone dichiarano di essere più soddisfatte della propria vita

È anche importante ricordare come nei paesi più poveri una parte preminente della popolazione lavori nell’agricoltura di sussistenza di fatto non dipendendo affatto, o solo in minima parte, da un reale reddito monetario.

Il motivo per cui una crescita economica tanto consistente sia necessaria al fine di ridurre la povertà globale è che il reddito medio in molti paesi del mondo sia molto basso: l'82% della popolazione mondiale vive in paesi caratterizzati da un reddito medio inferiore a 20 dollari al giorno.

Il grafico precedente raffigura i redditi medi di tutti i paesi del mondo: l'altezza di ogni barra rappresenta il reddito medio giornaliero del corrispondente paese; la larghezza di ogni paese corrisponde alla quantità di popolazione.; il tutto è ordinato in base al reddito, dal paese più povero all'estrema sinistra al paese più ricco all'estrema destra.

Quanta crescita sarebbe necessaria onde appianare le differenze?

Per avere tutti paesi con un tasso di povertà simile a quello dei paesi sviluppati dovremmo avere un'economia globale 5 volte più grande di quella attuale.

Che ruolo ha quindi la crescita economica?

Ha un duplice ruolo: fondamentale al fine di migliorare le condizioni sociali nei paesi più poveri ed essenziale nei paesi più avanzati allo scopo di indurre innovazione e sviluppare nuove tecnologie che ci permettano di disaccoppiare sempre di più la crescita economica dalle emissioni di CO2 (tecnologie in grado di essere successivamente utilizzate anche dai paesi più poveri caratterizzati da alto tasso di crescita). L'azione ambientale è spesso inquadrata come paradigma in contrasto con l'economia: un'azione per il clima od una crescita economica; inquinamento contro mercato. Ma ciò, nei fatti, si dimostra palesemente errato.

 

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