I sussidi erogati in questi anni attraverso la PAC, e non solo, non hanno fatto altro che favorire lepiccole lobby attraverso un uso improprio della spesa pubblica. I problemi del settore agricolo non verranno risolti mantenendo gli attuali sussidi.
Punti da analizzare per risollevare il settore
- Eliminare gradualmente, e soprattutto non implementare, le misure che ostacolano gli adeguamenti della produzione, come il sostegno ai prezzi e altre politiche mirate a prodotti specifici che aumentano la rigidità dei sistemi alimentari. Gli incentivi economici portano gli agricoltori a continuare a produrre prodotti che potrebbero non essere più richiesti dal mercato
- Le politiche protezionistiche e il sostegno al reddito degli agricoltori porta a una riduzione della pressione competitiva limitando di conseguenza l'incentivo all’innovazione e all'efficientamento
- Il sovvenzionamento basato su ettaro di terra piuttosto che sulla quantità o l'efficienza produttiva non premia chi utilizza risorse naturali in maniera più efficiente.
- Restrizioni sull’uso di fertilizzanti, pesticidi e tecnologie genetiche impedisce agli agricoltori di rendere più resiliente la propria produzione agricola come nel caso del Mais MON810.
- Come osservato prima la maggior parte delle imprese agricole Italiane hanno una scarsa estensione di terreno, sono di fatto piccole imprese, avendo difficoltà ad investire si può pensare ad un consolidamento di piccole aziende in entità più grandi come cooperative, consorzi, o fusioni con aziende più grandi. Le imprese più grandi sono mediamente più produttive, innovative e con maggiore potenziale di crescita, che si traduce in un minor prezzo al consumo e maggiore occupazione nel settore a parità di qualità prodotta.
Un altro problema delle aziende agricole potrebbe risiedere proprio nel loro modello di business. Infatti secondo il Rapporto REALE MUTUA 100, le imprese più di successo sono quelle che hanno adottato un modello di business multifunzionale, come trasformazione dei prodotti agricoli, la produzione di energie rinnovabili, i servizi di agriturismo, i servizi educativi e le attività ricreative e sociali
La sostenibilità ambientale è ostacolata dall'ideologia
Alcuni tipi di OGM consistono in piante ingegnerizzate per la semina su sodo, ovvero il posizionamento dei semi in fessure del suolo evitando l’aratura. Senza aratura, inoltre, si evita di fare ossidare l’humus del suolo (e quindi si libera molta meno CO2 sequestrata nei suoli sotto forma di residui vegetali) e si evita di creare un ambiente prospero per le erbe infestanti (di conseguenza si useranno meno diserbanti). Non dovendo mettere in moto il trattore per arare, concimare e diserbare, verrà emessa meno CO2 e si utilizzeranno meno fitofarmaci.
Altri tipi di OGM producono per conto proprio allelopati che li proteggono da parassiti ed infestanti, rendendo inutile l’uso di pesticidi, erbicidi ed anticrittogamici. Nei vegetali OGM è possibile anche la soppressione dei geni che ne causano la marcescenza, aumentando la shelf-life. Per questi prodotti si risparmierà quindi sia sui conservanti che sulla refrigerazione ed in generale sullo spreco di cibo.
Altri OGM ancora possono crescere in terreni poveri di nutrienti o inquinati, sopravvivere in zone con condizioni metereologiche siccitose o resistere alle gelate. Il limite per queste piante è quanto si investe nella ricerca scientifica.
Queste produzioni, ben più sostenibili di quelle biologiche, in Italia sono totalmente vietate, ma non è vietato importare i prodotti.
In Italia vengono infatti importate oltre 50 varietà di OGM, autorizzati anche per il consumo umano, ma non ne viene coltivato nessuno. Molti animali d'allevamento come bovini, suini, polli e pesci vengono alimentati con mangimi OGM importati da Stati Uniti, Canada e America Latina. Gli OGM più comunemente utilizzati nei mangimi includono mais e soia e trovano impiego anche nella filiera zootecnica, ad esempio per nutrire le vacche impiegate nella produzione di latte e latticini.