Cambiano i tassi ma non cambia la realtà

La situazione dei tassi di cambio delle principali economie in realtà non è così paradossale come si pensa, anzi sono altre le conseguenze su cui ci si interroga di più. 

Il tasso di cambio è semplicemente lo specchio di una serie di fattori, primi tra tutti la situazione economica reale e i tassi della banca centrale.

 

Gli USA hanno un'economia decisamente più stabile e con crescita sostenuta rispetto all'Europa, la quale soffre tra crisi energetica e il rallentamento della Germania. Nessuno è ormai al riparo dagli errori, chiaro riferimento alla Gran Bretagna e alle sue decisioni. Premesso che il paragone di Liz Truss alla Thatcher fa solo che ridere, la prima ha fatto il grande errore di deprimere le aspettative ancor prima di iniziare, con un annuncio che il mercato ha considerato non sostenibile. Dato un peggioramento netto delle ragioni di scambio e un'inflazione anche a doppia cifra, questo paese con "sovranità monetaria" si è visto schizzare i tassi dei propri titoli a livelli italiani e una volatilità sulla moneta che non si vedeva da tempo al netto di eventi specifici come la Brexit.

 

Giovedì scorso è stato rilasciato il dato dell’inflazione statunitense e si è realizzata la paura principale: un’inflazione al di sopra delle aspettative. Il dato annualizzato è all’8,2%, inferiore all’8,3% precedente ma comunque maggiore di quello previsto, dove la voce “shelter” pesa per circa un terzo e rappresenta il costo degli alloggi basati sull’affitto. Ma il fattore più preoccupante è l’inflazione core, quella comunemente conosciuta come “di fondo”. Questa, che esclude le componenti più volatili, ha raggiunto il 6,6% al massimo degli ultimi 40 anni.

Chiaro però che le banche centrali stanno gattonando alla cieca e quelle maggiori hanno visto molto perdere la loro credibilità. Questo avrà un grande impatto sulla futura riduzione dei bilanci e la reale possibilità di poter sgonfiare migliaia di miliardi di asset senza fare troppi danni. La ECB, ad esempio, ha già l'arma della forward guidance abbastanza spuntata date le dichiarazioni vaghe e a volte in contrasto con quelle precedenti da parte non solo di Christine Lagarde ma anche dei suoi direttori generali.

 

Non ci stupiamo quindi dei tassi di cambio, teniamo d'occhio piuttosto i tassi di interesse perché l'inflazione potrà anche fermarsi (e non è detto), ma anche se la situazione guerra migliorasse comunque non ci troveremo in un sentiero in pianura.

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