La sera del secondo turno delle elezioni legislative, domenica 7 luglio, la sinistra ha ottenuto una vittoria che pochi istituti di sondaggio avevano previsto durante la breve, ma intensa campagna elettorale. Quattro settimane dopo l’inatteso scioglimento del Parlamento annunciato da Emmanuel Macron, i vari partiti del Nouveau Front Populaire hanno portato 180 deputati nella nuova formazione dell’Assemblea Nazionale.
La coalizione elettorale di sinistra ha raggiunto il doppio obiettivo prefissato dopo le elezioni europee: da un lato, evitare che il Rassemblement National ed i suoi alleati ottenessero una maggioranza relativa (se non addirittura assoluta) e potessero formare un governo; dall'altro, superare in numero i ben 150 deputati eletti sotto la bandiera della NUPES (Nouvelle Union populaire écologique et sociale) nel giugno 2022, dopo le elezioni presidenziali.
Il Nouveau Front Populaire, la coalizione di sinistra guidata da Jean-Luc Mélenchon, ha ottenuto 182 deputati su un totale di 577 nella nuova Assemblea Nazionale a seguito del ballottaggio di ieri, secondo quanto riportato da Le Monde. La coalizione del presidente Emmanuel Macron, Ensemble pour la République, ha conquistato invece 168 seggi.
Il terzo posto è stato occupato dal partito di estrema destra Rassemblement National (RN) di Jordan Bardella e Marine Le Pen, in coalizione con Eric Ciotti, ottenendo 143 seggi. I Repubblicani, che correndo per scelta da soli, hanno invece conquistato 45 seggi. Di fatto, dati alla mano,, nessuno dei partiti ha ottenuto una maggioranza assoluta.
Il Nouveau Front Populaire costituirà la forza politica più numerosa nella nuova Assemblea nazionale, ma non sarà in grado governare da sola. Con l'estrema destra del Rassemblement National fermata, spetterà al presidente Emmanuel Macron nominare un nuovo primo ministro a seguito delle dimissioni del Primo Ministro Gabriel Attal.
Quali partiti si sono riuniti all’interno del Nouveau Front Populaire?
Il Nouveau Front Populaire è un'alleanza composta da Socialisti, Ecologisti, Comunisti e La France Insoumise (LFI), formata in seguito alla convocazione da parte del Presidente Macron delle elezioni parlamentari anticipate al 9 giugno scorso.
Nonostante suddetti partiti abbiano avuto divergenze ideologiche e di approccio in passato, hanno deciso di coalizzarsi al fine di impedire alla destra radicale di assumere il governo. Il NPF si è impegnato a revocare le riforme sulle pensioni e sull'immigrazione promulgate dall'attuale governo, ad istituire un'agenzia di soccorso per i migranti senza documenti ed a semplificare le procedure di visto. Mira inoltre a stabilire dei limiti di prezzo sui beni di prima necessità onde affrontare la crisi del costo della vita e ad aumentare il salario minimo.
La sera della vittoria elettorale, contro ogni aspettativa, il Rassemblement National è sceso dalla chiara prima posizione del primo turno al terzo posto nel secondo turno. È probabile che riesca a ottenere al massimo 150 seggi nell'assemblea, significativamente dietro al Nouveau Front Populaire a sinistra ed ai sostenitori del Presidente Macron al centro.
Sembra che l'appello di tutti gli altri partiti volto a bloccare l'ascesa della destra radicale al governo abbia funzionato efficacemente: Jordan Bardella non diventerà il prossimo primo ministro francese, ma rimane tuttavia ancora aperta la domanda su chi assumerà tale incarico.
Con nessuno dei tre grandi blocchi che detenga la maggioranza assoluta nell'Assemblea, si prospetta un periodo di negoziati con l’intento di formare una coalizione attorno ad un programma non ancora definito. La sinistra, rinvigorita dalla sua robusta performance elettorale, si aspetta inevitabilmente di rappresentare una voce molto influente.
Non appena conquistata la prima posizione, i leader di La France Insoumise, del Partito Comunista, degli Ecologisti-EELV e del Partito Socialista hanno celebrato il loro successo e discusso le prospettive future, quanto mai incerte all’interno di un'Assemblea polarizzata.
La sinistra è tuttavia ben lontana dall'ottenere i 289 deputati necessari a raggiungere la maggioranza assoluta e governare senza rischiare una mozione di sfiducia. Di conseguenza, una domanda sorge legittima in seguito a questa (inattesa) vittoria elettorale, la prima per la sinistra dalle legislative del 2012: assieme a chi La France Insoumise, il Partito Socialista, gli Ecologisti-EELV ed il Partito Comunista Francese tenteranno di governare?
Per l'NFP, nonostante sia ben lontano dalla maggioranza assoluta, la sfida più ardua inizia ora. Il semplice atto di governare non è affatto garantito, e per la sinistra diventa prioritario imporre a Emmanuel Macron un primo ministro proveniente dalla propria coalizione. Prevedendo un tentativo di manovra da parte del capo dello Stato, che potrebbe essere tentato di formare un'alleanza con il partito Les Républicains o con una parte della sinistra escludendo La France Insoumise (LFI), Jean-Luc Mélenchon ha sottolineato che Emmanuel Macron ha "il dovere di chiamare il Nouveau Front Populaire a governare".
La strada è tutt'altro che facile: consentire al Nouveau Front Populaire di governare significherebbe per il Presidente riconoscere la propria sconfitta. Al contrario, domenica sera, nei discorsi del Primo Ministro Gabriel Attal e delle diverse figure della coalizione presidenziale, si è narrata la storia di una coalizione presidenziale che ha resistito meglio del previsto.
Nel campo di La France Insoumise, il cui gruppo sarà il più influente al Palais Bourbon all'interno del Nouveau Front Populaire (NFP), si parla spesso del nome di Jean-Luc Mélenchon. Tuttavia, né il Partito Socialista, né gli Ecologisti, né il Partito Comunista sono favorevoli a vedere l'ex candidato presidenziale assumere la guida del paese.
Alle elezioni europee, il partito di opposizione di estrema destra Rassemblement National ha ottenuto più del doppio dei voti rispetto alla lista del Presidente Emmanuel Macron. Dopo la pubblicazione degli exit poll, il Presidente aveva inaspettatamente annunciato lo scioglimento dell'Assemblea nazionale, la camera bassa del parlamento francese, e la convocazione anticipata delle elezioni legislative.
Il rischio che Macron ha corso nel convocare le elezioni legislative era in un certo senso inevitabile: da tempo il Presidente affrontava un’evidente crisi di popolarità a causa delle riforme e misure legislative controverse che aveva sostenuto: era stato criticato per essere distante dalle persone, per governare in modo autoritario e per aver concentrato il potere nelle proprie mani, spesso facendo ricorso all'articolo 49.3 della Costituzione, una procedura legislativa che consente di forzare l'approvazione di un testo senza il voto dei deputati. Alle elezioni legislative del 2022, la sua coalizione ha perso la maggioranza assoluta in parlamento, costringendolo a negoziare costantemente con le altre forze politiche sui testi in discussione.
Al fine di evitare altri tre anni complicati da qui al 2027, quando si terranno le nuove elezioni presidenziali, e per sottrarsi alle crescenti richieste di dimissioni da parte di svariati fronti, Macron ha deciso di prendere l'iniziativa, scegliendo di rilanciare il proprio mandato rimanendo al centro della scena politica francese.
Secondo alcuni osservatori, la decisione di Macron avrebbe fatto parte di una strategia politica più ampia, ovvero quella di porre i francesi di fronte alla possibilità di essere governati dall'estrema destra. Le elezioni europee, essendo il Parlamento europeo percepito in Francia come qualcosa di distante, sono di solito il terreno in cui il voto di protesta si manifesta con maggiore intensità; al contrario, le elezioni legislative storicamente favoriscono i partiti più tradizionali e meno estremisti.
Nei territori d'oltremare francesi sono emersi alcuni risultati sorprendenti, al punto che l'estrema destra è riuscita per la prima volta ad eleggere due deputati: uno a Mayotte, un arcipelago nell'Oceano Indiano tra il Madagascar e la costa del Mozambico, e uno a La Réunion, un'isola di 2.500 chilometri quadrati situata a est del Madagascar.
A Mayotte, la questione dell'immigrazione irregolare nell'arcipelago ha probabilmente giocato un ruolo significativo in questi risultati: un argomento fortemente dibattuto durante gli ultimi mesi da vari comitati locali e strumentalizzata dall'estrema destra nella Francia continentale. Questi risultati potrebbero essere attribuiti anche all'aumento della popolazione di cittadini autoctoni della Francia continentale che si trasferiscono verso queste isole.
Un evento notevole è avvenuto anche in Nuova Caledonia, dove le tensioni tra i kanak indigeni ed i cittadini francesi hanno portato a violente proteste negli ultimi mesi. A maggio, poco prima delle elezioni europee, era stata proposta una riforma costituzionale che mirava a diminuire il peso delle popolazioni indigene nella politica locale. Domenica è stato eletto all'Assemblea Nazionale il primo deputato indigeno kanak in quasi quarant'anni, Emmanuel Tjibaou. Molti considerano questo risultato come il frutto della recente mobilitazione indigena, che ha avuto un impatto ben oltre le semplici proteste di piazza.