Le elezioni in Romania e lo spettro del putinismo

Il 24 Novembre 2024 si sono tenute le elezioni Presidenziali in Romania che hanno visto vincere - per la sorpresa di tutti gli osservatori - Calin Georgescu. Il candidato di estrema destra non è a capo di nessun partito politico e avrebbe dichiarato di non aver ricevuto o utilizzato fondi per la campagna elettorale, che sarebbe stata possibile solamente grazie al sostegno dei numerosi volontari che vi avrebbero partecipato.

Foto: Bandiera nazionale sulla cima della collina a Brasov al tramonto Romania (FreePik)

Il suo dossier - in costante aggiornamento - mostrerebbe però che le cose sono un po’ più complesse, motivo per cui la Corte Costituzionale del Paese ha deciso, il 6 dicembre, di cancellare il risultato e sospendere le elezioni fino alla primavera di quest’anno. Nel frattempo, Georgescu è stato messo sotto indagine per diversi capi d’accusa, tra cui finanziamento illecito e propaganda d’odio. La decisione della Corte è senza precedenti in Europa e rischia di diventare un’arma a doppio taglio nella lotta per la salvaguardia della democrazia.

Călin Georgescu, fonte Focus Creștin, Youtube, Wikimedia Commons

Chi è Calin Georgescu?

Georgescu viene definito spesso come un candidato oscuro e sconosciuto, appartenente all’estrema destra del Paese, con seri legami con il Cremlino. Però, nonostante sia sotto i riflettori internazionali solo da poco, la sua vita pubblica precedente a questi fatti è degna di interesse. Infatti, prima di conseguire il Dottorato in Pedologia nel 1999, già aveva ricoperto diverse cariche pubbliche, tra cui leader della Commissione Ambientale del Senato Rumeno e consigliere del Ministero dell’Ambiente [1]. Dopo più di dieci anni come direttore esecutivo del Centro Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile a Bucharest (2000-2013), ha ricoperto  il ruolo di Presidente del Centro di Ricerca Europeo per il “Club di Roma” (2013-2015), per poi essere nominato direttore esecutivo dello United Nations Global Sustainable Index Institute (2015-2016) [2]. 

Georgescu e l’estrema destra

Molteplici fonti ribadiscono come Georgescu sia sempre stato un sostenitore di politiche nazionalistiche, al punto di essere stato già coinvolto in diverse controversie, per esempio quando definì Ion Antonescu - Primo Ministro della Romania durante la seconda guerra mondiale e alleato di Hitler - “un eroe” [3]; oppure quando, nel 2022, spese parole di stima per Zelea Codreanu [4], fondatore e leader della “Legione dell’Arcangelo Michele” nonché figura ultranazionalista e antisemita della Romania degli anni ‘30 [5]. Non manca neanche la parentesi disinformativa-complottista, come quando disse che il Covid-19 non era reale e “l’unica scienza è Gesù Cristo” [6]. 

Nel 2020 Georgescu fu considerato per il ruolo di Premier dall’AUR (“Alleanza per l’Unione Rumena”, partito populista di destra che mira all’unificazione di Romania e Moldavia), ma declinò [7]. Ad oggi, il candidato è noto per le sue posizioni nazionaliste, anti-occidentaliste e anti-NATO, qualità che portano gli osservatori nazionali e internazionali a vederlo come un vicino alleato del Cremlino.

L’arresto

Come anticipato, pochi giorni dopo il primo turno delle Presidenziali rumene, l’Alta Corte ha annullato i risultati. La decisione della Corte si baserebbe su una serie di documenti desecretati dall’intelligence nazionale che proverebbero serie ingerenze russe per favorire Georgescu. A seguire, il candidato è stato arrestato e interrogato sui fatti per poi essere rilasciato. I capi di accusa sono finanziamento illecito, incitazione ad atti contro l’ordine costituzionale, disinformazione, false dichiarazioni e finanziamento di gruppi fascisti e xenofobi [8]. Da ciò che è emerso, pare che Georgescu avrebbe usufruito di una serie di sleeper accounts su TikTok - motivo per cui è stato nominato TikTok star a più riprese - che si sarebbero attivati contemporaneamente circa due settimane prima delle elezioni per favorirne la visibilità sui social. I Servizi avrebbero giudicato i fatti come evidenza di ingerenze esterne, data la capillarità coordinativa degli account che, su Telegram, comunicavano sulle strategie da adottare per pubblicizzare la candidatura di Georgescu, che, in quei giorni, a malapena veniva registrata nei sondaggi. A corroborare l’ipotesi dell’interferenza straniera sarebbe anche l’evidenza raccolta dai Servizi riguardo l’effettiva spesa per la campagna elettorale; come detto prima, infatti, Georgescu ha negato di aver speso o utilizzato fondi per la propria corsa. Parrebbe però che in realtà la cifra si aggiri intorno al milione di euro [9]. Mentre Mosca nega qualsiasi intromissione nei processi democratici del Paese, va sottolineato come l’arresto di Georgescu non sia un caso isolato. I capi d’accusa a suo carico infatti fanno riferimento anche al raid che, contemporaneamente al suo, vedeva altri 27 individui in stato di arresto; tra questi, Horatiu Potra, ex membro della Legione Straniera Francese e contractor militare nella Repubblica Democratica del Congo [10]. Nella sua abitazione, secondo Reuters, la polizia avrebbe trovato armi detenute illegalmente e grandi quantità di denaro. Potra e Georgescu, secondo i Servizi rumeni, farebbero quindi parte della stessa organizzazione di stampo eversivo. 

Le conseguenze

La decisione della Corte Costituzionale segna una prima volta storica che ha due aspetti. Da un lato vediamo il potere giudiziario interrompere il processo democratico di un Paese Europeo per la prima volta nella storia recente, e dall’altro vediamo la presa di coscienza che la democrazia vada difesa attivamente, ricorrendo alla coercizione se necessario.
Va oltretutto sottolineato come questa decisione non abbia ricevuto reazioni unanimi neanche tra gli oppositori di Georgescu: se da un lato figure come Marcel Ciolacu - leader dei Socialisti Democratici - hanno accolto positivamente la decisione [11], sottolineandone la necessarietà per difendere il corretto funzionamento del vivere democratico, figure come Elena Lasconi - leader dell’Unione Salvate la Romania, di orientamento liberale - hanno pesantemente criticato la mossa della Corte [12]. Al momento, in virtù delle accuse e delle indagini, Georgescu non potrà presentarsi alle elezioni che si terranno il 4 Maggio, al netto di possibili ricorso. Non sono al momento note le motivazioni che hanno indotto la Corte verso tale decisione [13]. 

Conclusioni

Come dimostrano le proteste dei sostenitori di Georgescu degli scorsi giorni - cioè prima dell’esclusione di Georgescu dalle elezioni di Maggio - il tema è delicato e non ammette errori di sorta. A prescindere da quello che le Corti preposte decreteranno su questa vicenda in particolare, partendo - ce lo auguriamo - dai fatti a disposizione, c’è una considerazione da fare. Comunque la si voglia vedere, e indipendentemente dallo schieramento e dalle simpatie politiche, la democrazia è fatta di fragili, a volte fragilissimi, equilibri che sono facilmente manomettibili sia dall’interno che dall’esterno. Le ingerenze russe sulle elezioni e i torbidi legami di Russia Unita con tanti partiti di estrema destra degli Stati Membri sono solo una delle forme che questi tentativi di sovversione possono assumere. Una volta stabilite le regole di ingaggio non si può e non si deve accettare che queste vengano violate, per nessuna ragione. La democrazia è una cosa fragile e non muore solo a causa delle bombe nemiche, come l’Ucraina ci ricorda ogni giorno. La democrazia può morire anche sotto i colpi dei decreti presidenziali o delle leggi parlamentari democraticide, e quanto accaduto in Ungheria e in Georgia ne è un evidente segnale. 

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