Churchill nel 1939, a seguito del patto di non aggressione firmato con la Germania nazista, definì la Russia “un indovinello avvolto in un mistero all'interno di un enigma”; quel comportamento non fu poi così tanto misterioso, bensì fu dettato da un brutale cinismo essendo Stalin disposto a passar sopra ad ogni aspetto etico e morale pur di raggiungere il proprio obiettivo.
Lo stesso brutale cinismo si è ripetuto ottanta anni più tardi quando Putin nel Febbraio 2022 ha iniziato quella che per lui doveva essere un’operazione speciale volta a controllare l’Ucraina, installando con la forza un governo fantoccio. Oggi come allora la Russia è governata da una cerchia ristretta di persone; oggi come allora la lotta per domare le opposizioni è feroce e il potere sfodera tutte le armi a propria disposizione. Ripercorriamo quindi i destini di alcuni dei molti oppositori al regime putiniano dal 2000 ai giorni nostri; per ricordare le loro storie, talvolta controverse, e la fine tragica di molti di loro.
Putin prende il potere a seguito delle dimissioni di Eltsin, le prime elezioni che deve affrontare sono quelle del 2000.
Boris Berezovskij è una figura controversa, nasce nel 1946, fonda la società LogoVAZ che sviluppa software per il settore automobilistico. Nel 1994 è vittima di un attentato e le indagini sono condotte da Alexander Litvinenko (FSB). Durante le privatizzazioni degli anni novanta ottiene il controllo del principale canale televisivo russo “Primo Canale” (Первый Канал). Nel 1996 gioca un ruolo importante nella rielezione di Boris Eltsin a capo dello Stato e sostiene Putin nelle elezioni della primavera del 2000. Nel Maggio 2000, commentando una proposta di modifica alla costituzione che avrebbe dato il potere al presidente di rimuovere i governatori delle regioni dichiara: “non voglio essere coinvolto nella rovina della nazione e nella restaurazione di un regime autoritario” e critica pubblicamente Putin per la gestione del caso del sottomarino Kursk; tanto che quest’ultimo in un’intervista al Le Figaro, annuncia che non verranno più tollerate critiche al governo da parte di media controllati degli oligarchi. Da quel momento Berezovsky sosterrà molti degli oppositori di Putin. Nel 2001 Berezovsky cede il controllo di “Primo Canale” (Первый Канал), nel 2006 quello del giornale economico Kommersant (Коммерсант). Dal 2003 si rifugia in UK; sempre nel 2003, secondo Litvinenko, e nel 2007, secondo il The Sun, l’FSB avrebbe pianificato due volte l’assassinio di Berezovsky sul suolo britannico. Nel 2006 Alexander Litvinenko muore a Londra. Nel 2013 Berezovsky viene trovato morto in casa sua a Sunninghill nel Berkshire.
Sergei Yushenkov nasce nel 1950 ed è deputato dal 1989. Il 22 ottobre 2002 fonda il partito Russia Liberale (Либеральная Россия). Fa parte delle commissioni d’inchiesta sulle esplosioni negli appartamenti avvenute in Russia e sulla strage del teatro Dubrovka. Viene assassinato il 17 Aprile 2003 dopo aver registrato il partito per le elezioni del Dicembre 2003.
Yuri Shchekochikhin nasce nel 1950, è un giornalista investigativo e politico. Deputato dal 1990, nel 1995 viene rieletto alla Duma nelle file del partito liberale Yabloko (Яблoко); dal 1996 è vicedirettore del giornale Novaya Gazeta (Новая Газета). Nel 2002 anche lui fa parte delle commissioni d’inchiesta sulle esplosioni negli appartamenti avvenute in Russia. Muore il 3 luglio 2003.
Anna Politkovskaja nasce nel 1958 a New York da due diplomatici sovietici presso le Nazioni Unite. Studia giornalismo all'Università statale di Mosca e nel 1982 inizia a collaborare con il quotidiano Izvestia (Известия). Nel 1999 approda a Novaja Gazeta. La sua attività giornalistica sarà incentrata sugli abusi delle forze armate russe durante le guerre in Cecenia e sulla critica ai regimi instaurati da Akhmat Kadyrov e da Putin. Nel 2001 durante uno dei numerosi viaggi in Cecenia viene arrestata, interrogata, malmenata e umiliata dalle forze armate russe. Sempre nel 2001 è costretta a rifugiarsi a Vienna a seguito delle continue minacce ricevute da Sergey Lapin, un caporale della polizia russa. Tornata in Russia, nel 2004 viene avvelenata su un volo Aeroflot mentre si sta recando a Beslan per negoziare il rilascio dei bambini sequestrati nella scuola del paese. Viene assassinata a Mosca nell’ascensore del suo palazzo il 7 Ottobre 2006; il processo condanna gli esecutori materiali dell’omicidio ma non identifica i mandanti.
Mikhail Khodorkovsky nasce nel 1963, nel 1986 è membro del Komsomol (Unione della Gioventù Comunista), nel 1990 fonda la banca Menatep, nel 1995, durante le privatizzazioni acquista la compagnia petrolifera Yukos e altre società, sostiene ed è consigliere di Eltsin. Nel 2001 fonda la piattaforma Open Russia per promuovere in Russia la democrazia e i diritti umani. Nei primi anni 2000 grazie alla ristrutturazione di Yukos e ai prezzi del greggio crescenti Khodorkovsky diventa l’uomo più ricco di Russia. Nell’Ottobre 2003 viene arrestato con l’accusa di aver commesso illegalità durante il processo di privatizzazione; in precedenza nel Luglio 2003 erano stati arrestati Platon Lebedev, suo socio in affari e Alexei Pichugin, capo della sicurezza in Yukos. Nel Maggio 2005 Khodorkovsky viene condannato a nove anni di reclusione. Il 29 Novembre 2004 il Consiglio d’Europa si è espresso come segue: “le circostanze dell'arresto e del perseguimento di importanti dirigenti della Yukos suggeriscono che l'interesse dell'azione dello Stato in questi casi va oltre il mero perseguimento della giustizia penale, per includere elementi tali da indebolire un aperto oppositore politico, intimidire altre persone facoltose e riprendere il controllo di asset economici strategici”. Nell’Ottobre 2005 viene inviato ai lavori forzati nella regione di Čita. Nel Febbraio 2007 Khodorkovsky e Lebedev vengono accusati di appropriazione indebita e riciclaggio di denaro e condannati a dodici anni di reclusione. Durante la reclusione scrive un saggio politico “Svolta a Sinistra” che viene pubblicato dai quotidiani Vedomosti (Ведомости) e Kommersant (Коммерсант). Nel 2013 viene graziato dal presidente Putin e viene rilasciato il 20 Dicembre dello stesso anno dopo 10 anni di reclusione. Lascia la Russia, si trasferisce in Svizzera e poi in UK; nel 2014 rilancia le attività di Open Russia e il 9 Marzo tiene un discorso a piazza Maidan a Kyiv. Open Russia è una piattaforma, coordinata da Kara-Murza, che sostiene i media indipendenti, diffonde in Russia la cultura della politica dello stato di diritto; ha un vasto programma di riforme relativo alle forze dell'ordine e alla Costituzione per garantire giustizia, democrazia e elezioni libere ed eque. Nel 2017 Open Russia viene iscritta nella delle organizzazioni “non gradite” in Russia, impedendole di fatto operare. Nel Maggio 2021 Open Russia ha cessato le sue attività in Russia. Nel 2022 Khodorkovsky è inserito dal governo russo nella lista degli “agenti stranieri”. E’ membro fondatore dell’Antiwar Committee of Russia (Антивоенный комитет России).
Vladimir Kara-Murza nasce nel 1981 è un giornalista e regista che dal 2000 è in attivo in politica collaborando frequentemente con Boris Nemtsov; ha un ruolo importante nella formulazione del Magnitsky Act e dal 2014 coordina Open Russia. Nel 2015 e nel 2017 viene ricoverato in ospedale a seguito di due probabili avvelenamenti. Il 22 Aprile 2022 è accusato di diffondere false informazioni e screditare l’esercito russo, a Luglio 2022 viene accusato di cooperare con una ONG “non gradita”, reato che prevede fino a sei anni di reclusione. Ad Ottobre 2022 è accusato di tradimento, reato per il quale è prevista una pena fino a venti anni. Ad oggi si trova in carcere.
Boris Nemtsov nasce nel 1959, è eletto alla Duma nel 1990, durante il tentativo di colpo di stato del 1991 si schiera con Eltsin. Nel Novembre del 1991 diventa governatore della regione di Nizhny Novgorod e attua un programma liberale; nel 1992 è eletto al Consiglio Federale. E’ contrario alla prima guerra cecena e nel 1997 è nominato vice Primo Ministro. In quel periodo assieme ad Anatoly Chubais cerca di riformare il paese ristrutturando l'economia e il sistema di welfare. A seguito della crisi del 1998 si dimette e nel 1999 fonda, insieme a Chubais e Gajdar, l’Unione delle Forze di Destra (Сою́з пра́вых сил); alle elezioni del 2000 il suo partito supporta Putin e Nemtsov viene eletto alla Duma. Nel 2004 pubblica un articolo, in collaborazione con Kara-Murza, in cui avverte sulle tendenze dittatoriali del putinismo. Alle elezioni ucraine del 2004 sostiene Yushchenko (avvelenato durante la campagna elettorale con diossina) mentre il governo russo appoggiava Yanukovych. Non si candida alle elezioni del 2008 e lo stesso anno fonda con Garry Kasparov il movimento Solidarnost (Солидарность) con l’obiettivo di aggregare le forze di opposizione a Putin. Nel 2010 è tra i firmatari di un manifesto anti Putin e sempre in quell’anno fonda quello che poi diventerà il Partito della Libertà popolare (Партия народной свободы) con il quale nel 2011 vorrà iscriversi alle liste elettorali, ma la sua domanda verrà respinta dal Ministero della Giustizia. Viene più volte arrestato per aver organizzato e partecipato a manifestazioni non autorizzate. Nel 2013 denuncia il clientelismo e l’appropriazione indebita dell’amministrazione Putin nell’organizzazione delle olimpiadi invernali di Sochi e suggerisce la formazione di una commissione civica d’indagine. Sempre nel 2013 si spende pubblicamente per l’avvicinamento dell’Ucraina all’Unione Europea dichiarando “Sostenendo l’Ucraina sosteniamo noi stessi”, è contrario all’annessione della Crimea e denuncia i piani del potere russo di creare lo stato fantoccio della "Novorossiya", nel 2014 critica la gestione clientelare e i legami di Putin con Kadyrov in Cecenia e indaga a fondo il ruolo dei militari russi, ufficialmente sempre negato, durante le operazioni in Crimea e Donbass. Viene ucciso il 27 Febbraio 2015 con dei colpi di pistola alla schiena sul ponte Bolshoy Moskvoretsky (Большо́й Москворецкий) nei pressi del Cremlino. Vengono condannati per il suo omicidio due uomini di etnia cecena, tuttavia il mandante rimane ignoto. Le conclusioni delle inchieste di Nemtsov sono state presentate da Ilya Yashin nel 2015 in un rapporto chiamato Putin. War (Путин. Война).
Ilya Yashin nasce nel 1983, dal 2005 collabora con Novaya Gazeta, nel 2008 aderisce a Solidarnost, collabora attivamente con Nemtsov e Alexei Navalny, partecipa alle manifestazioni di piazza del 2012 e del 2013 organizzate dalle opposizioni e per questo viene fermato dalla polizia. Nel 2016 e nel 2018 presenta due rapporti che criticano rispettivamente la situazione della Cecenia di Ramzan Kadyrov definendola "Una minaccia alla sicurezza nazionale", e i risultati politici, economici e sociali del governo di Putin, dove si conclude che il tenore di vita in Russia è diminuito e la dipendenza dell'economia dal petrolio è aumentata. Molto attivo nel campo della controinformazione sui social, da febbraio 2022 denuncia la barbarie dell’esercito russo in Ucraina e le pessime condizioni in cui versano i soldati russi. Ha dichiarato più volte di conoscere i rischi legati alla sua attività politica ma di non voler comunque lasciare il paese, nonostante ne abbia avuto l’opportunità. Il 12 Luglio 2022 Ilya Yashin viene arrestato con l'accusa di aver diffuso false informazioni sulle forze armate della Federazione Russa. Ad oggi si trova in carcere.
Alexei Navalny nasce nel 1976. La sua storia politica inizia tra le fila di organizzazioni nazionaliste dalle quali prenderà in futuro le distanze. Ricopre ruoli minori nella politica regionale russa, come quello di consulente del governatore dell’oblast’ di Kirov nel 2009, sede in cui inizia ad occuparsi di ciò che diventerà la sua cifra politica, ovvero la lotta alla corruzione. Nel 2009 infatti acquista pacchetti azionari di grandi aziende russe, che gli permettono di accedere a documentazione che Navalny pubblica sul suo blog al fine di informare i cittadini sulle dubbie condotte dei dirigenti, il blog inizia quindi ad acquistare seguito. Nel 2011 lancia RosPil (РосПил), una piattaforma online dove i cittadini possono denunciare casi di corruzione dei quali sono a conoscenza e la Fondazione per la lotta alla corruzione (Фонд Борьбы с Коррупцией), piattaforma grazie alla quale, mediante l’aiuto di donazioni volontarie, Navalny e la sua squadra indagano sui singoli casi di corruzione. Nel 2012 Alexei partecipa in qualità di leader alle proteste contro la rielezione di Putin, venendo trattenuto e poi rilasciato dalle forze dell’ordine. Nel 2013 si candida come sindaco di Mosca riuscendo a piazzarsi al secondo posto, dopo l’uscente Sergei Sobyanin (sostenuto da Russia Unita), Navalny denuncia irregolarità durante le votazioni alla Corte Suprema del comune di Mosca con l’obiettivo di riconteggiare i voti, ma la Corte non accoglie il suo appello. Nel 2014 critica l’annessione della Crimea sostenendo che la mossa di Putin porterà danni alla Russia nel lungo termine, senza però dichiararsi apertamente contrario all’annessione. Critica inoltre la ‘’sponsorizzazione’’ russa della guerra nel Donbass. Nel 2016 annuncia la sua candidatura alle elezioni presidenziali, la quale viene però rifiutata con motivazioni pretestuose, Amnesty International ed altri osservatori internazionali sostengono infatti che il reale motivo dietro il rifiuto sia l’opposizione a Putin. Navalny subisce numerosi attacchi sul piano fisico durante la sua carriera politica, due volte nel 2017 e nel 2020, quando viene avvelenato con l’agente nervino ‘’Novichok’’ durante un volo di linea. Viene trasportato d’urgenza in Germania e, dopo il periodo di degenza, pubblica un'inchiesta in collaborazione con The Insider, Bellingcat, Der Spiegel e CNN dove dimostra che chi l’ha avvelenato lavora per l’FSB. Nonostante le evidenti minacce alla sua incolumità, il 17 gennaio 2021 fa ritorno in Russia, dove viene immediatamente arrestato e processato. Dal carcere denuncia le condizioni inumane nelle quali vivono i detenuti e la sempre crescente barbarie del regime russo, specialmente in seguito allo scoppio della guerra.
Evgenij Čičvarkin, imprenditore, nasce nel 1974. Nel 1997 co-fonda Euroset (Евросеть), che diventerà il più grande retailer di telefonia mobile della Russia. Dal 2005 al 2007 riceve svariate accuse come quella di evasione fiscale o quella di aver importato illegalmente telefoni in Russia, le quali vengono giudicate da Čičvarkin come pretestuose e fini a rilevare la sua quota dell’azienda. Nel 2008 una nuova accusa, secondo cui l’imprenditore avrebbe organizzato un sequestro di persona ai danni di un suo ex collaboratore, porta Čičvarkin a vendere la sua quota di Euroset e scappare in UK. Una volta emigrato, inizia a denunciare le sempre più avverse condizioni per fare impresa in Russia, a causa dell'ingombrante presenza di forze dell’ordine corrotte e desiderose di rilevare attività attraverso false accuse e pratiche di corporate raiding. Nel 2014 si schiera dalla parte delle proteste di Piazza Maidan e contro l’annessione della Crimea, denunciando le derive autoritarie dello stato russo. Ad oggi vive a Londra e promuove attività di beneficenza e raccolte fondi per l’Ucraina.
Secondo reporter senza frontiere in Russia sono stati imprigionati dal 2016 ad oggi una media di 11 giornalisti l’anno. Nel 2022 la Russia si è classificata 155esima nel World Press Freedom Index. Concludendo quindi questo breve percorso nella politica russa degli ultimi decenni, dopo aver visto il destino degli oppositori politici in Russia, aver constatato le barbarie della guerra scatenata dal regime putiniano e avendo ancora negli occhi le manifestazioni dei cittadini russi per le strade delle maggiori città, ritengo importante sottolineare che la battaglia di resistenza ucraina è una battaglia in difesa dei valori fondanti della nostra società democratica. Stare dalla parte del popolo ucraino è un dovere per ogni cittadino libero. Nonostante pressioni e minacce i personaggi citati in questo articolo hanno fatto la loro scelta, quella di combattere per la libertà. Un caloroso invito a chi sta leggendo a fare lo stesso a Bologna, in Piazza San Francesco, il 26 Novembre 2022 alle ore 17, a fianco della comunità ucraina e della nostra Associazione.