A chi conviene il divieto di licenziamento?

In un articolo recente, Tito Boeri si è espresso in modo critico sulla volontĂ  del governo di estendere indiscriminatamente il divieto di licenziamento a tutto il 2020 e di accordare una decontribuzione a tutte le imprese che smettono di usare la cassa integrazione. 

Trattandosi di un argomento piuttosto delicato non sono mancati gli attacchi di carattere politico e i fraintendimenti basati sulla scarsa conoscenza dell’economia del lavoro.

Quello che l’economista critica non sono i provvedimenti ma la mancanza di condizioni: sarebbe piĂą logico limitare il divieto alle sole imprese che approfittano gratuitamente della cassa integrazione, come avviene in altri paesi europei e vincolare il beneficio contributivo alle aziende che assumono onde evitare di fare un “regalo inaspettato” a chi avrebbero comunque smesso di usare la cassa.

Proviamo a guardare la questione brevemente senza paraocchi ideologici. La politica di sostegno all'occupazione si può fare tutelando i lavoratori oppure i posti di lavoro. 

Nel primo caso lo stato non pone vincoli alla possibilitĂ  delle imprese di licenziare, ma interviene per sostenere economicamente i lavoratori temporaneamente disoccupati (politica passiva) ed eventualmente per aiutarli a trovare un nuovo lavoro (politica attiva). 

Nel secondo caso, si cerca di offrire sussidi ed agevolazioni alle imprese a patto che non riducano il numero degli occupati o lo facciano in misura molto limitata.

In tempi normali la tutela dei posti di lavoro risulta spesso inefficiente, costosa per la collettivitĂ  ed ha l’effetto di rinviare solamente il fallimento delle imprese. 

A fronte di eventi eccezionali come la pandemia da Covid19 occorrono provvedimenti straordinari al punto che l’ex presidente della BCE, Mario Draghi ha invocato una sorta di “whetever it takes” fiscale offrendo alle imprese un sostegno illimitato durante la fase piĂą dura della crisi.

Poi però il peggio passa (per ora e solo dal punto di vista economico) e bisogna tornare alla realtĂ . 

Secondo Boeri estendere il divieto di licenziamento oltre la fase di emergenza presenta anche profili di incostituzionalitĂ . Dal punto di vista dell’analisi economica ci si può attendere che il divieto di licenziare induca le imprese, stante uno scenario futuro ancora fortemente incerto a non fare nuove assunzioni e non rinnovare i contratti a tempo determinato

Inoltre, offrire sgravi contributivi a tutti, in un quadro deteriorato come quello attuale comporta un ingiustificato aggravio per le finanze pubbliche giĂ  messe a dura prova dal calo delle entrate.

Per riassumere il divieto di licenziamento Ă¨ una misura che interferisce con l’ordinato funzionamento dell’economia e finisce spesso per penalizzare gli stessi lavoratori che si intenderebbe proteggere perchĂ© si ritarda il momento in cui dovranno ricollocarsi senza offrirgli strumenti per prepararsi al cambiamento. 

In circostanze eccezionali può essere una soluzione accettabile per preservare il tessuto produttivo, anche se non è l’unica opzione possibile (negli Stati Uniti il numero di domande per sussidi di disoccupazione è cresciuto a dismisura). 

La scelta italiana di prorogare il provvedimento oltre la fase più acuta dell’emergenza è diversa da quanto avviene negli altri paesi europei avrà l’effetto di aggravare alcune situazioni di crisi aziendale causando il fallimento o la chiusura di imprese che sarebbero potute sopravvivere in assenza di politiche distorsive.

Posto che il tema è particolarmente sensibile è bene chiarire un profilo che si presta a facili strumentalizzazioni politiche di circostanza: in uno momento eccezionale di crisi come quello attuale è importante che il ruolo dello stato a sostegno dei cittadini piĂą deboli sia svolto in modo efficace anche attraverso provvedimenti straordinari Ă¨ tuttavia necessario resistere alla tentazione fatale di creare meccanismi durevoli di dipendenza dall’assistenza pubblica e dal prolungare misure di intervento dello stato nell’economia che potrebbero rallentare o addirittura ostacolare il ritorno alla normalitĂ  e a un ordinato funzionamento del sistema economico.

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