Da una decina di anni bazzico da vero ignorante, però da ignorante curioso, i temi economici.
Da qualche giorno sono arrivato a pensare che alla fin fine in economia la distinzione più importante è quella tra chi ritiene prioritaria la ricerca dell'eguaglianza e chi invece ritiene prioritaria la creazione della ricchezza.
L'avranno già detto in molti, non credo di essere particolarmente originale in questo. Però soltanto in questi giorni mi sono convinto che sia questa la discriminante fondamentale e anche la base delle diverse azioni in tema di politica economica (e di politica tout court).
Io, banalmente, tra le due scuole alla fine preferisco quella di chi ritiene prioritaria la creazione della ricchezza.
Perché? Perché a volere perseguire a tutti i costi l'eguaglianza, trascurando un po' la creazione della ricchezza, ottieni una serie di svantaggi:
- Intanto se perdi un sacco di tempo e risorse per cercare di spalmare la marmellata equamente, potresti finire col dimenticarti di produrne abbastanza (o con il non avere abbastanza energie per produrne abbastanza): otterresti un sacco di fette di pane tutte uguali, ma con poca marmellata;
- Potresti avere una visione ingiusta dal punto di vista del merito, lasciando che ci siano pochi grammi di differenza sulla fetta di pane di chi si è sbattuto un sacco a produrre marmellata e su quella di chi si è sbattuto molto meno;
- (strettamente legato a 2): non lasceresti attivo un sufficiente quantitativo di incentivi, destinati a chi è più volenteroso e abile, deprimendo così i migliori produttori di marmellata e ottenendo il bel risultato di una caduta di produttività.
In questa visione una certa mancanza di uguaglianza nella distribuzione delle risorse (per quanto teoricamente deprecabile) può essere non solo equa (punto 2), ma anche più efficiente per la creazione della ricchezza futura (punti 1 e 3).
Ma persino una distribuzione fortemente disomogenea potrebbe costituire una iniquità alla fin fine tollerabile (purché il sistema nel suo complesso possa assicurare a un sempre maggior numero di cittadini il mantenimento di uno stato di non-povertà).
Una distribuzione iniqua A) con la presenza di alcuni miliardari, tanti benestanti e alcuni poverissimi (es. 99999, 99999, 99999, 100, 100, 100, 30, 30 ) è comunque migliore di una distribuzione B) con zero miliardari, più benestanti, ma un numero doppio di poverissimi (100, 100, 100, 100, 30, 30, 30, 30).
Pensavo poi però che di essere cresciuto in un ambiente di sinistra, dove le disuguaglianze sono viste come il fumo negli occhi. E dove la ricchezza viene sempre vista come una risorsa tolta a qualcun altro. Non è così: la ricchezza può essere prodotta tramite il lavoro e la creatività.
Forse questa disparità di visioni dipende molto da quale battaglia si sta combattendo: se ho un obiettivo di benessere per la mia comunità, per la mia squadra, ad es. se voglio vincere lo scudetto, posso pure accettare che nella mia squadra venga a giocare un campione pagato dieci volte più di me (anche se lui gioca solo due volte meglio di me) perché poi, comunque, trarrò beneficio anche io delle sue prestazioni e dei risultati conseguenti.
Ma se poi lui, tramite i suoi maggiori proventi lui si accaparra alcune risorse scarse e costose (sesso, droga e rock'n'roll), che io non posso permettermi, allora nei suoi confronti scatterà più l'invidia sociale che non l'orgoglio (e il senso di vantaggio) di averlo nella mia stessa squadra.
Ad es. purtroppo, da che mondo è mondo, la scelta del partner avviene anche sulla base di un criterio economico: un partner benestante assicura a me e alla nostra prole un futuro migliore. Un compagno di squadra molto efficiente, ma strapagato. rischia sì di favorirmi un po' nel portare a casa la pagnotta, ma mi svantaggia assai nella lotta per l'accoppiamento e la riproduzione perché, da ricco, avrà più chance in tal senso.
In breve: ho quasi il sospetto che la lotta per l'eguaglianza e l'insofferenza verso le distribuzioni "disomogenee" (ancorché vantaggiose per il sistema di cui faccio parte) sia stimolata dall'avere come quadro di riferimento l'affermazione personale come singolo individuo riproduttore, mentre la cura per l'efficienza abbia come riferimento il perseguimento di obiettivi di sviluppo e salvaguardia della comunità (anche ammettendo disomogeneità nella distribuzione delle risorse) nella fase di reperimento delle risorse. L'uomo delle caverne andava a caccia in gruppo, ma credo preferisse accoppiarsi individualmente.
In questo senso - PARADOSSALMENTE - i socialismi (di destra e di sinistra) ma anche i sovranismi (di destra principalmente) sarebbero eminentemente individualistici, mentre la visione liberista, che passa per essere il trionfo dell'individualismo, sarebbe al contrario l'affermazione di obiettivi comunitari.