Con l'accordo PD/Azione Carlo Calenda realizza una eccezionale operazione tattica:
- Sbaraglia il campo riformista di cui si è sempre sentito la guida;
- ottiene per Azione più seggi del suo peso specifico;
- dice ai malpancisti di entrambi gli schieramenti le comanda lui;
- Mette ai margini gli altri dell'affollatissimo centro;
- Esclude Renzi e sterilizza Di Maio;
Forse questa coalizione ha qualche chance di non far vincere la destra ma...Per 2 anni e mezzo (e fino a poche ore fa) si era detto "mai coi 5S e mai col PD" dimostrando ancora una volta che la vecchia massima di Rotondi è sempre valida:
le parole di un politico valgono solo nell'istante in cui vengono pronunciate
Il Partito Democratico ha il suo campo largo, solo un po' diverso da come se l'era immaginato. Sarà interessante vedere come si riposizioneranno i pasdaran del "riferimento fortissimo" Zingaretti, Provenzano Boccia ecc.
Doveva essere una sinistra sinistra, è una sinistra-centro. Sarà anche interessante vedere come Letta si rimangerà le parole scritte sulla tassonomia energetica e sulla patrimoniale. Anche se che Carlo Calenda fosse sensibile a temi demagogici quali reshoring e tassazione dei patrimoni si sapeva.
Eppure forse la destra vincerà lo stesso e allora dopo le elezioni si può prevedere che una coalizione tenuta insieme dall'essere contro si sfarinerà . Come nel gioco dell'oca si ripassa dal via. A perdere è l'Italia che ancora una volta non avrà nessuna offerta politica riformista Gli amici de Linkiesta ci hanno provato, hanno tentato di far ragionare quest'area confusa e litigiosa, Draghi stesso (credo) l'aveva sperato, perché per fare le riforme che servono al Paese non basta dirsi draghiani. Concorrenza, libertà economiche, diritti individuali, equilibrio del sistema pensionistico, no debito cattivo etc. ora sono a rischio, chiunque vinca il 25 settembre.
Oggi uno su Twitter mi ha scritto che quando prevedo sciagure politiche lui pensa sempre che mi sbagli ma poi alla fine è costretto a darmi ragione:
Ecco, Calenda vince la sua battaglia ma l'Italia che vuole le riforme non solo non vince la sua guerra, non partecipa nemmeno