Ignorare la disperazione

di D. Parrano

Speravo arrivassero delle scuse e quindi non ho commentato fino ad ora le parole del ministro Piantedosi che non mi meravigliano anche se mi fanno orrore.

Sono parificabili alle immonde storture logiche di certi ragionamenti che vedrebbero come necessaria, per la fine della guerra, la resa dell’Ucraina.

Uguale.

La giustificazioni che taluni cercano di dare sono voli pindarici in barba all’art. 10 della nostra costituzione che viene stuprato al pari di quelli che citano l’art. 11 per ricordarci che l’Italia è un Paese che ripudia la guerra senza “ricordarsi” di tutto il resto dell’articolo medesimo.

Per Piantedosi la fuga dal proprio Paese, consapevoli del rischio di morte per se e per i propri figli, è assimilabile ad un “viaggio”, come fosse qualcosa di cui si potrebbe fare tranquillamente a meno.

Nessuna percezione della disperazione, della disgrazia e della tortura nelle quali queste persone navigano.

Quello che succede poco lontano dalle nostre coste è vergognoso e umanamente ci vede tutti coinvolti, nessuno escluso, ma tentare di rovesciare la colpa su coloro i quali hanno intrapreso il “viaggio” (sic) per escludere le proprie responsabilità è vile ed inammissibile per un ministro che detiene certi poteri.

Nessuno ha il diritto di imporre a qualcuno di restare miserabile e di costringerlo ad una vita peggiore di quella che crede avrebbe meno in un altro Paese.

Nessuno, oltre che impossibile.

P.S.: altro che scuse... al primo di Marzo ciò che è maldestramente seguito per certi versi è pure peggio.

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