Draghi e l'esternalizzazione a McKinsey che non lo era

Un articolo di Repubblica rende noto un incarico affidato dal MEF alla società di consulenza McKinsey a supporto della stesura del PNRR. Il mondo dei social insorge e poi arriva un comunicato che spiega:

Gli aspetti decisionali, di valutazione e definizione dei diversi progetti di investimento e di riforma inseriti nel Recovery Plan italiano restano unicamente in mano alle pubbliche amministrazioni coinvolte e competenti per materia. (...) 

Il contratto con McKinsey ha un valore di 25mila euro +IVA ed è stato affidato ai sensi dell’art. 36, comma 2, del Codice degli Appalti, ovvero dei cosiddetti contratti diretti “sotto soglia”.

Il pasticciaccio brutto della consulenza affidata dal MEF a  McKinsey ci dice varie cose su questo disgraziato paese.Proviamo a fare 2 o 3 considerazioni sul tema a partire dal comunicato stampa del MEF

L’Amministrazione si avvale di supporto esterno nei casi in cui siano necessarie competenze tecniche specialistiche, o quando il carico di lavoro è anomalo e i tempi di chiusura sono ristretti, come nel caso del PNRR. In particolare, l’attività di supporto richiesta a McKinsey riguarda l’elaborazione di uno studio sui piani nazionali “Next Generation” già predisposti dagli altri paesi dell’Unione Europea e un supporto tecnico-operativo di project-management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano.

Una persona ingenua che legge il comunicato pensa:

  • Esiste un livello più alto, che deve essere appannaggio dei politici e che individua le scelte fondamentali di indirizzo e valuta il quadro di insieme della strategia di govenro 
  • Esiste un livello più operativo, nel quale questi indirizzi vanno dettagliati in documenti sintetici e riepilogativi oppure declinati in indicazioni più specifiche
  • Un bravo governo si concentra sul livello alto e delega agli apparati sottostanti quello più operativo avvalendosi all'occorrenza di consulenti esterni  

Insomma uno ingenuo da per scontato che le attività che il governo delega o appalta all'esterno siano di carattere operativo.

Immaginate però che ci sia una specie di vuoto di potere, ossia che la classe politica non abbia una visione o strategia altra dalla propria autoconservazione e dalla ricerca del consenso di breve termine. La conseguenza più logica è che lo spazio sia riempito dai dirigenti e dai vertici dell'apparato statale. Loro scrivono le leggi e le cricolari che le interpretano e le chiariscono.

Là dove il governo è indeciso o non decide, decidono al posto del governo.

Un individuo smaliziato, che avesse in mente questo andazzo, nel quale i burocrati restano e governano al posto dei politici, che sopravvivono e prima o poi passano, potrebbe allora leggere diversamente il comunicato:

  • se la politica si fa a livello operativo, ogni consulente esterno è un pericoloso concorrente
  • anche una ipotesi di normalità, nella quale i consulenti non decidono, perchè una visione strategica il governo ce l'ha, è un pericolso scenario di perdita di potere
  • un apparato statale che ha bisogno di consulenti esterni che gli battano il tempo e gli facciano sondaggi non ci fa una bella figura    

Chiarita la prospettiva ingenua e quella smaliziata si possono fare alcune considerazioni aggiuntive:

  • se livello operativo e strategico si confondono, anche una banale consulenza può essere fraintesa come una pericolosa esternalizzazione dell'attività di governo a soggetti privati:
    • un gesto tanto importante merita attenzione e trasparenza, perchè non renderlo pubblico?
    • se il mandato è importante, un compenso modesto nasconde qualcosa, dov'è la fregatura?
    • se abbiamo già commissariato la politica con un tecnico, a che servono altri consulenti?
  • quelli che hanno avuto fino ad oggi le leve reali del comando come si rapporteranno co con queste pericolose e inquietanti novità?
    • sarà mica che questo governo vuol comandare davvero invece di lasciare la guida all'apparato ?
    • se il governo ha un rapporto diretto con i consulenti cosa rimane ai tecnici del MEF?
  • perchè sprecare una ghiotta occasione per dare addosso al primo governo normale che vediamo da decenni? 
    • sarà mica che questo governo ha una visione e vuol riprendersi il ruolo di guida?
    • quali immaginifici retroscena possiamo immaginare a partire dal compenso modesto dei consulenti?

Difficle dare risposte, mentre è sempre utile (a volte divertente) fare domande. 

Un pò di sano buonsenso e il rasoio di Occam suggeriscono che:

  • sia improbabile che Mario Draghi si faccia scrivere il piano da consulnti esterni pagati 25k
  • sia verosimile e plausibile che il MEF abbia bisogno di project management per finire il lavoro nei tempi
  • una delle cose per cui servono i consulenti è appunto raccontarti quello che fanno gli altri e dunque siano  particolarmente indicati per l'indagine sui PNRR degli altri paesi descritta nel comunicato 
  • tutta la questione sulla trasparenza e sulla opportunità di informare l'universo mondo vada rapportata a una consulenza molto operativa, per nulla strategica e ampiamente ascrivibile all'ordinaria amministrazione in un frangente straordinario come quello in cui si è venuto a trovare l'attuale governo 

Che la politica (anche se temporaneamente incarnata da un ex tecnico) abbia finalmente una strategia è una buona notizia di cui dovremmo tutti rallegrarci. Se e quanto detta strategia possa essere convincente, conveniente per il paese e finanche appropriata lo scopriremo solo vivendo. I segnali ad oggi rilevabili (fuori Arcuri e Casalino e Mazzuccato, dentro Giavazzi, Figluolo e giovani capaci come Ferdinando Giugliano e Serena Silleoni) lascia ben sperare.   

 

 

  • Condividi