Dunque occorre ribaltare la prospettiva: farsi un’idea di quali sono i lavori disponibili in giro e delle competenze richieste per svolgerli, di quali attività ci riescono meglio o con meno fatica e provare a programmare il proprio percorso di studi in modo coerente.
Se disegnate molto bene e avete repulsione per la partita doppia non è particolarmente furbo forzarsi a studiare economia aziendale per trovare un lavoro da impiegato amministrativo che la tecnologia ha reso obsoleto diversi anni fa. Magari è difficile che diventiate pittori famosi (pochissimi ci riescono), o illustratori per testate di successo (pochi ci riescono) è però ben possibile che possiate lavorare per un’impresa che si occupa di soluzioni grafiche o di comunicazione e che vi riesca di guadagnarvi da vivere senza fare qualcosa che vi ripugna o non vi dà soddisfazione.
Ecco il senso della risposta “studiate quello che vi piace”
Messa così sembra che tutto sommato il titolo di studio non sia del tutto indispensabile il che è teoricamente vero. Lì fuori c’è sicuramente qualcuno intelligente, capace, motivato che si presenta penalizzato da un titolo di studio improbabile o dalla mancanza del titolo stesso. Nel processo di selezione (specie in Italia) è altamente probabile che questo valido candidato sia scartato in via preliminare proprio a causa del diploma o della laurea mancante o che sembra inadeguata.
Certo, a voler cercare si trova sempre l’eccezione che conferma la regola. Ad esempio, in ambito commerciale, una persona che parte giovane in un contesto dove non sono richiesti titoli e dimostra nel corso di diversi anni capacità eccezionali ad esempio arrivando a coordinare una rete molto vasta di venditori con risultati verificabili potrà sicuramente competere con qualunque laureato o titolare di master. Però stiamo dicendo che per compensare la mancanza di un titolo di studio occorre dimostrare un successo professionale rilevante. Insomma è il cane che si morde la coda e parliamo di eccezioni e non di regole.
Come rispondere allora alla domanda iniziale? Se il percorso corretto non è “cerco un lavoro qualsiasi” e mi domando “quale titolo di studio” mi serve per trovarlo prima, come procedere dunque? Tre suggerimenti abbastanza facili:
- Guardate ai lavori che ci sono e che verosimilmente non spariranno nei prossimi anni
- Capite cosa vi riesce meglio e vi da più soddisfazione fare
- Mettete insieme 1 e 2 e create il vostro percorso mettendo in conto la necessità di fare numerosi tentativi e commettere errori prima di trovare la strada più adatta, accettando i trasferimenti logistici e le necessità di formazione che si renderanno necessari
Farsi un’idea di quali lavori sono richiesti e da chi e con quali caratteristiche è tanto facile quanto fare una ricerca su internet. Se non sapete come fare è il momento che proviate da soli ad imparare perché nessuno lo farà al vostro posto. Una valida ricerca iniziale è un punto di partenza imprescindibile dal quale dipende il vostro futuro: chiedete anche a sconosciuti via Linkedin (il peggio che possa succedere è non ottenere risposta) o persone di cui trovate i recapiti su internet (io ricevo non meno di una decina di queste richieste ogni mese).
Guardando alle prospettive future è plausibile attendersi che in futuro avremo sempre meno bisogno di lavoratori “generalisti” specie nell’intermediazione finanziaria e più in generale nei servizi, così come nei mass media e nelle reti commerciali poiché tutte le attività automatizzabili vengono ormai organizzate per essere svolte senza l’intervento dell’uomo. Ci sarà però sempre bisogno di qualcuno che interagisca con le persone (anche in videocall o via chat) per affrontare gli imprevisti e sovraintendere al corretto funzionamento dei processi. Tornerà dunque molto utile possedere delle specializzazioni e la capacità di conseguirne di nuove e aggiornarsi.