La speciale attrattiva che molti italiani hanno nei confronti di Putin io non la capisco ma al solito sarà riconducibile a quel diffuso sentimento italico (totalmente malsano) che passa attraverso l’idealizzazione del concetto dell’”uomo forte”, di colui che comanda risolvendo tutti i problemi fermo restando che poi sono proprio questi uomini a creare quelli peggiori.
Questa attrattiva non può che avere una matrice psicologica perché i fatti, che sono incontrovertibili, ci dicono tutt’altro.
Dal punto di vista economico, a patto di non ascoltare coloro i quali soffiano fino a svenire nelle trombe della dissonanza cognitiva, se si analizzano i dati, appare evidente che con la Russia abbiamo davvero poco a che spartire.
Il così grande danno urlato e acclamato per le nostre imprese, che non possono beneficiare del proprio export, pesava complessivamente già prima della guerra solo per l’ 1,5% del nostro totale; una percentuale questa così risicata che da sola descrive unicamente il delta dello scostamento in positivo che abbiamo avuto con gli USA con i quali potremmo e dovremmo lavorare di più.

E dalla Russia, a parte il gas e alcuni derivati dalla lavorazione del petrolio, cosa compriamo?
Pressoché niente e ancora meno qualcosa che non possa essere sostituito.

Personalmente in casa non ho nulla che sia made in Russia e voi?
Se prima avevamo una qualche convenienza nel prezzo del gas ora che rimane?
Dobbiamo renderci consapevoli che il danno che stiamo accusando è solo la conseguenza di politiche miopi e “personalistiche” che devono però essere risolte il prima possibile, non cominciando da domani ma da oggi.

Senza ombra di dubbio dipendere da un unico fornitore è una condizione improponibile che va sanata indipendentemente da Putin ma certamente, ancora di più, per colpa di Putin.

La cultura del “no a tutto”, figlia del peggiore atteggiamento “nimby” che ha portato alla mancata diversificazione delle fonti energetiche compreso il sostenuto diniego al nucleare, sta semplicemente presentando il conto che purtroppo temo proprio non sarà che il primo di una nutrita serie che pagheremo in altri campi per i comportamenti e le scelte effettuate almeno da trent’anni a questa parte.
La domanda principale però resta: cosa ci guadagniamo intanto a stare con Putin?
P.S.: i dati del 2021 riportano un export complessivo in aumento per un totale 516 miliardi ma il dato dell'export verso la Russia è pressochè immutato.