Una PA veramente Digitale è il sogno di tutti quelli che hanno sperimentato la frustrazione di doversi recare di persona presso uno sportello pubblico per svolgere attività che si potrebbero risolvere con pochi click dal cellulare.
Si tratta anche di un importante fattore abilitante lo svolgimento di qualunque attività economica e di una condizione fondamentale per conseguire gli incrementi di produttività necessari al nostro paese per tornare a crescere.
Non sorprende allora che questo ambizioso obiettivo figuri in cima alle priorità del piano italiano di ripresa e resilienza per accedere ai fondi previsti dal Recovery Fund anche in considerazione del fatto che le linee guida pubblicate dalla Commissione Europea prevedono che non meno del 20% delle risorse siano destinate alla “Transizione Digitale”.
Insomma la necessità da parte dell’utenza è evidente, i benefici per l’intero sistema indubbi e c’è anche la benedizione da parte della Commissione con tanto di risorse messe a disposizione dal Recovery Fund, che cosa potrebbe andare storto?
La sfida che abbiamo davanti è quella di recuperare terreno dopo una crisi economica molto severa partendo da una posizione di debolezza e fragilità maggiore rispetto agli altri paesi europei ed è per questo che ci è stata attribuita una quota rilevante delle risorse che verranno mobilitate grazie al Recovery Fund.
Le misure necessarie per colmare il divario che ci separa dagli altri paesi e per portarci su un percorso di crescita sostenibile non possono limitarsi a pochi accorgimenti di facciata per assecondare le richieste della commissione e le mode del momento, dal green al digitale, ma devono costituire una sostanziale discontinuità rispetto al passato.
Con riferimento alla digitalizzazione della PA è necessario che:
- la revisione di tutti processi sia sostanziale, orientata all’automazione di tutti i passaggi per i quali non è strettamente necessario l’intervento umano e che costiuisca una valida occasione per semplificare e razionalizzare l’attività in modo da garantire il miglior servizio possibile alla cittadinanza
- il mantenimento del numero dei dipendenti della PA, verosimilmente tra i profili più sensibili dal punto di vista politico e sociale, non costituisca un vincolo tanto stringente da annullare una parte significativa dei benefici connessi all’intero processo.
- la gestione dei lavoratori che svolgevano mansioni non più necessarie sia orientata alla riconversione all’interno delle stesse strutture ove possibile (ad esempio supporto e assistenza ai cittadini anche mediante canali indiretti) al trasferimento ad altre strutture e mansioni negli altri casi
Posto che in Italia non è pensabile e men che meno proponibile che ai guadagni di efficienza consentiti dalla digitalizzazione della PA corrisponda anche una significativa e tempestiva riduzione dei dipendenti pubblici è necessario gestire il processo di transizione in modo costruttivo, evitando i consueti abusi in termini di prepensionamenti o mantenimento di mansioni non più utili e avendo il coraggio di portare a termine fino in fondo il processo di trasformazione, anche per la parte afferente la necessaria riallocazione e riqualificazione delle risorse umane.
Una digitalizzazione della PA nella quale un numero quasi invariato di persone continua a svolgere per lo più le stesse mansioni, costituirebbe l’atto finale dell’ennesima commedia all’italiana nella quale per tradizione gattopardiana tutto deve cambiare affinché nulla cambi.