Piuttosto queste misure rischiano di aggravarli rinviando il momento della verità in cambio di un modesto guadagno di consenso nel presente.
Un secondo importante messaggio è che il ritardo delle regioni del sud va recuperato mettendo a disposizione dei cittadini un ambiente nel quale l'applicazione della legge sia garantita e una pubblica amministrazione più veloce ed efficiente prima di qualunque discorso su infrastrutture che, in mancanza dei questi presupposti rischiano di rimanere cantieri aperti senza fine per costruire inutili cattedrali nel deserto.
Nelle regioni meridionali deve innanzitutto migliorare l’ambiente in cui le imprese operano, in primo luogo con riferimento alla tutela della legalità. È più ampio il ritardo tecnologico da colmare, inferiore l’efficacia delle politiche pubbliche, più difficoltoso il completamento degli investimenti. Nel 2014 il 55 per cento dei reati contro la PA registrati dalle forze dell’ordine risultava commesso al Sud, con un’incidenza rispetto alla popolazione residente 2,3 volte più elevata che nel resto del Paese. La realizzazione delle opere pubbliche richiede tempi più lunghi, in particolare per le attività amministrative connesse. Inoltre, il 70 per cento delle “opere incompiute” è localizzato in queste regioni, alle quali fa capo solo il 30 per cento circa dei lavori pubblici.
Ultimo, ma non per importanza il monito intramontabile sul fatto che non esistono pasti gratis: prestiti e sussidi sono utili solo se impiegati per promuovere la crescita futura e per rimuovere gli ostacoli allo sviluppo presente. Se vengono sprecati contribuiscono solo ad accumulare nuovo debito insostenibili portando il nostro paese ancora più vicino al fallimento.
Il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza deve fondarsi anche sull’obiettivo imprescindibile di conseguire un sostanziale, progressivo e continuo riequilibrio dei conti pubblici. A questo può contribuire soprattutto il rilancio della crescita, che sarà possibile solo se le risorse saranno impiegate in maniera produttiva; in caso contrario i problemi del Paese non sarebbero alleviati dal maggiore indebitamento, ma sarebbero accresciuti.
La morale della favola è pertanto che c'è poco da cantar vittoria per un mezzo punto di PIL di crescita in più o in meno rispetto a quanto previsto (soprattutto quando manca ancora un trimestre alla fine dell'anno), mentre c'è invece tanto da fare per non lasciarsi sfuggire la straordinaria occasione data dal Recovery Fund e che per farlo occorre un radicale cambio di rotta rispetto alla miope politica di bonus e salvataggi pubblici a cui abbiamo assistito fino ad ora.