30 gennaio 1933: Hitler al potere (2/3)

Si è detto di come Hitler e il partito nazista, in pochissimo tempo, riuscirono a conquistare il potere totale in Germania. Dalla nomina a Cancelliere del Reich il 30 gennaio 1933, in pochi mesi, spesso utilizzando le debolezze della costituzione della Repubblica di Weimar, Hitler brucia le tappe e l’anno successivo, alla morte di von Hindenburg, viene nominato Reichspräsident e Reichskanzler, per poi assumere definitivamente il nuovo titolo di Führer und Reichskanzler.

Fonte: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Adolph-Hitler_Walhalla_Donaustauf.jpg

La conquista totale dopo la nomina alla cancelleria fu rapida. Mentre la parte precedente fu lunga e all’epoca non certo scontata.

Le ragioni del successo dei nazisti sono molteplici: quelle economiche probabilmente le principali. La Repubblica di Weimar aveva dovuto far fronte al crollo della Prima guerra mondiale e alla imponenti (e sicuramente eccessive) riparazioni di guerra imposte da Francia (soprattutto), Belgio e Gran Bretagna, alla guerra civile strisciante, soprattutto nel periodo seguito alla proclamazione della Repubblica Sovietica di Baviera, all’iperinflazione dell’autunno del 1923 (che raggiunse l’astronomica cifra del 325.000.000%), al primo tentativo di presa del potere nel 1923, quando Hitler, volendo seguire l’esempio della Marcia su Roma di Mussolini dell’anno precedente tentò il fallito putsch di Monaco (o Putsch della birreria). Le cose, a differenza di Roma, andarono diversamente.

A Monaco la polizia e l’esercito federale sparò sulle SA di Röhm. Göering fuggì in Austria e Hitler fu arrestato e condannato, anche se politicamente ne trasse giovamento. Il processo gli permise di mettersi in mostra e la condanna a cinque anni, di cui scontò soltanto nove mesi, fu particolarmente mite, nella confortevole fortezza di Landsberg, dove poteva ricevere visite senza limitazioni, e dove scrisse il suo Mein Kampf. Quando uscì, la sua popolarità e la sua sicurezza erano notevolmente aumentate.

Eppure, fino al 1930 il NSDAP rimase un partito marginale. Alle elezioni legislative del 1928, mentre i socialisti della SPD si confermavano il primo partito con il 30% dei voti, il NSDAP prese solo il 2.6%. Nella Germania attuale non avrebbe superato la soglia di sbarramento.

Fu necessaria l’ennesima crisi economica, questa volta a seguito del crollo della Borsa di New York nel 1929, per convincere i tedeschi a votare per Hitler: il 18% nelle legislative del 1930 e il 30% alle presidenziali del 1932 e il grande successo alle due tornate legislative dello stesso anno, come abbiamo visto nella prima parte. In seguito, il 30 gennaio 1933, ottenne la nomina a cancelliere.

Oltre alle ragioni economiche, ci fu anche un crollo della fiducia dei tedeschi nei politici di centro, centrodestra e centrosinistra che avevano governato la repubblica di Weimar fino a quel punto (in realtà, considerate le enormi difficoltà in cui erano costretti ad agire, possiamo dire che hanno fatto del loro meglio), come dimostra anche il discreto successo del partito comunista.

Sicuramente la fragile repubblica di Weimar aveva anche alcuni problemi politico istituzionali e molti giuristi sostengono che la stessa costituzione del 1919 avesse delle debolezze fondamentali che furono abilmente sfruttate dai nazisti per la conquista del potere. Non da poco furono anche le divisioni politiche: socialdemocratici, comunisti e centristi ancora nelle elezioni del 1932 raccolsero complessivamente quasi il 50% dei voti e quasi 300 deputati al parlamento (i nazisti 196). Se si fossero uniti avrebbero potuto governare insieme escludendo il NSDAP.
Inoltre, ci fu il ruolo delle teorie complottiste che, come vediamo nei nostri tempi, attecchiscono facilmente nei momenti di crisi e soprattutto dell’abile macchina propagandistica del nazismo.

Infine, un ruolo fondamentale lo giocò lo stesso Hitler. Se il leader del movimento nazista fosse stato Göering, Hess, Himmler, Röhm, come avrebbe potuto accadere, la storia sarebbe stata diversa.

Questo ci riporta alla domanda di fondo, quella che Ian Kershaw si pone nel libro citato nella prima parte. Come è stato possibile un innamoramento generale di una delle nazioni più colte e sviluppate per un uomo che sembrava destinato alla mediocrità più assoluta? Hitler era mediocre in tutto. Mediocre studente e mediocre culturalmente. Era stato un pittore mediocre e anche fisicamente era una persona assolutamente nella media. Non aveva il carisma del suo idolo Mussolini, né lo sguardo magnetico di un personaggio che tutto era tranne che un mediocre destinato a un’esistenza grigia. Mussolini era stato un anarchico pacifista, un socialista rivoluzionario, aveva successo con le donne, era stato varie volte in prigione, era stato renitente alla leva poi si era arruolato volontario (in realtà come soldato non diede grande prova, a differenza di Hitler che conquistò addirittura le due Croci di Ferro del medagliere militare tedesco. Mussolini infatti non fu mai in prima linea, si ferì durante un’esercitazione, passò gran parte del suo servizio in ospedali militari e fu poi congedato con il grado di caporale).

Prima della guerra, mentre Hitler a Monaco era un immigrato solitario e frustrato, Mussolini era una delle figure più importanti del socialismo italiano, tanto da attirare l’attenzione dello stesso Lenin, ed era il direttore de L’Avanti, il giornale del Partito Socialista.

E mentre Mussolini dalla fondazione dei Fasci di Combattimento, nel marzo 1919 (con un programma molto ambiguo, che guardava sia a destra che a sinistra) alla Marcia su Roma, a seguito della quale fu nominato capo del governo, ci mise poco più di tre anni, Hitler, iniziando l’attività politica nello stesso anno (1919), dovette attendere ben quattordici anni.

Analizziamo questo percorso, facendo un passo indietro. Nel 1913 Hitler, che potremmo definire un artista fallito, solitario e frustrato lascia Vienna per evitare di servire nell’esercito (da quale sarà comunque dichiarato inabile) e si sposta a Monaco di Baviera, in Germania, senza acquisirne la cittadinanza (la otterrà solo nel 1932).

Nell’agosto del 1914 si arruola nell’esercito del Libero Stato di Baviera e viene assegnato alla 6ª Divisione di Riserva, 1ª Compagnia del 16º Reggimento di Fanteria “List”, lo stesso dove serviva anche il tenente Rudolph Hess.
Come abbiamo detto, Hitler fu un valoroso soldato. Per la prima volta, nella trincee, aveva trovato la sua strada. Benché giudicato inadatto al comando, fu promosso Gefreiter (spesso tradotto in caporale ma in realtà negli eserciti di lingua tedesca è inferiore al Korporal).

Durante la guerra sviluppò ulteriormente quell’antisemitismo e antisocialismo che aveva già manifestato ai tempi di Vienna.

La notizia dell’armistizio, della deposizione del Kaiser e della proclamazione della repubblica lo colgono di sorpresa mentre è ricoverato in ospedale. Proprio allora nasce una delle tante tesi complottiste che alimentarono il nazismo, quella della Coltellata nella schiena da parte dei traditori della patria (marxisti ed ebrei) che fece cadere l’impero impedendo alla Germania di vincere la guerra. Ritornato a Monaco assiste impotente alla proclamazione della Repubblica Sovietica di Baviera, alla guerra civile strisciante che coinvolge ormai tutto l’ex impero, alla brutale repressione dei Freikorps (dove milita già il futuro nazista e comandante delle SA Ernst Röhm).

L’esercito lo incarica di controllare, eventualmente infiltrandosi, il piccolissimo movimento nazionalista DAP (Partito tedesco dei lavoratori) fondato nel gennaio 1919, che si riunisce nella birreria Sterneckerbräu. Nonostante inizialmente i membri fossero una quarantina, il fondatore Drexler era vicino ad alcune persone di spicco, tra cui Dietrich Eckart, membro della Società Thule e Rudolf von Sebottendorf, esperto di esoterismo e fondatore della Thule. Questa organizzazione fornirà in seguito il substrato mistico del nazismo, a cominciare dalla swastika, e contribuirà allo sviluppo delle tesi complottiste che furono parte del successo nazista.

Durante una discussione in birreria, Hitler viene notato da Drexler e si iscrive al partito: è il 55esimo iscritto (ma sulla sua tessera c’è scritto il numero 555).

Il tragico destino dell’Europa inizierà da un’accesa discussione in birreria.

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