NOBEL per la MEDICINA 2024, ci siamo!

Ogni prima domenica di ottobre avviene l’assegnazione del premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia. In questo articolo ripercorriamo la storia del premio, a partire dalle volontà di Nobel, passando per le modalità di selezione dei candidati ed analizzando alcuni fatti interessanti relativi a questo premio che, in più di un secolo, ha proclamato un totale di 227 scienziati capaci di  fare la storia della medicina ed impattare sul benessere e la salute dell’umanità.

Immagine di FreePik

Come avviene la selezione dei candidati e il processo di nomina

Era il 27 novembre 1895 quando il chimico, inventore, scienziato e uomo d'affari Alfred Nobel firmò il testamento in cui disponeva il lascito delle sue ricchezze. Il fine era quello di premiare le persone che si fossero distinte nei vari ambiti di ricerca, compresa la medicina e la fisiologia. Da queste volontà nacque il Premio Nobel.
Ma quali sono le modalità della sua assegnazione?

Esistono una serie di organi all’interno del processo di scelta. Il primo di questi è l’Assemblea Nobel del Karolinska Institute, costituita dai 50 professori che svolgono attività all’interno dell’istituto stesso. Fra questi, vengono nominati 6 membri che rimangono in carica per tre anni (qui la presentazione del comitato 2024) e costituiscono il Comitato Nobel. Quest’ultimo ha la funzione di  selezionare i candidati al premio Nobel e, inparticolare, di spedire delle lettere di invito confidenziali per la nomina dei candidati al premio. Tali lettere vengono inviate ai Nominatori qualificati, ovverouna serie di personalità tra le quali membri dell’Assemblea Nobel al Karolinska, membri della Royal Swedish Academy of Science, laureati Nobel, professori Ordinari in Svezia, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, professori Ordinari in non meno di sei facoltà di medicina mondiali e scienziati riconosciuti adatti alla selezione (fonte).

I nominatori qualificati inviano quindi le loro proposte al Comitato Nobel che le valuta e stila una lista dei candidati. I nomi vengono presentati all’assemblea e quest’ultima prende la decisione definitiva  sui vincitori. 

Le tappe principali del processo sono standardizzate ed in particolare iniziano nel settembre dell’anno precedente al Nobel con l’invito alla nomina, proseguono nel marzo-maggio con la valutazione dei report da parte del comitato Nobel e terminano  con l’invio delle raccomandazioni all’assemblea in settembre. Quest’ultima attribuisce il premio durante la plenaria che si tiene ogni anno nella prima domenica di ottobre.

La cerimonia di premiazione avviene, invece, ogni 10 dicembre, data della morte di Alfred Nobel. Il luogo della cerimonia - dal 1926 - è il Konserthuset ovvero “Sala dei concerti” a Stoccolma. La sala viene adeguatamaente abbellita con speciali tessuti e composizioni floreali provenienti da San Remo come nelle volontà di Alfred Nobel e per la cerimonia è richiesto un particolare dress code.

Il premio Nobel per la medicina: i fatti più interessanti.

Alcuni dati:

Dal 1901, anno di istituzione del premio Nobel per la medicina, sono stati assegnati 114 premi. Il premio non è stato assegnato negli anni della prima guerra mondiale, nel ‘21, nel ‘25 e durante la seconda guerra mondiale (‘40 - ‘42).
Di questi premi Nobel 40 sono stati assegnati a singoli, 35 a due scienziati, 39 a tre laureati per un totale di 227 individui. La regola è chiara: il premio è costante ed in caso di più vincitori viene ripartito in parti eque.

IL PRIMO LAUREATO: Emil Von Behring

for his work on serum therapy, especially its application against diphtheria, by which he has opened a new road in the domain of medical science and thereby placed in the hands of the physician a victorious weapon against illness and deaths

Emil von Behring (1854-1917), CC BY 4.0, via Wikimedia Commons

Il primo Nobel per la medicina venne assegnato nel 1901 ad Emil Von Behring. Nato nel 1854 a Hansdorf in Prussia Occidentale (oggi Lawice, Polonia), morì nel 1917 a Marburg in Germania dove svolse l’ultima parte della sua attività come direttore dell’Istituto di Igiene presso la Philipps University of Marburg. Negli anni della gioventù lavorò sotto la direzione di Robert Koch - artefice della scoperta del bacillo acido-resistente della tubercolosi che prende il suo nome - presso l’istituto di Igiene dell’Università di Berlino (1889).
A distanza di circa 100 anni dalla scoperta del vaccino contro il vaiolo (Jenner, 1798) ed a circa metà secolo dalla scoperta da parte di Ignaz Semmelweis delle modalità di trasmissione febbre puerperale, con von Behring la teoria delle infezioni fece un ulteriore passo in avanti. Fu infatti il primo Nobel per la medicina a condurre studi sulla immunizzazione e ad utilizzare il siero prodotto dai cavalli per curare e prevenire la difterite (1900). Il suo lavoro più importante è “Die praktischen Ziele der Blutserumtherapie - “The Practical Goals of Blood Serum Therapy” pubblicato nel 1892. Le sue scoperte portarono anche alla comprensione della terapia immunoglobulinica per il trattamento del tetano che all’epoca era una delle principali cause di morte nei bambini e fra i soldati feriti. Viene considerato uno dei fondatori della immunologia (fonte).

IL LAUREATO PIÙ GIOVANE: Frederick G. Banting

Thomas Fisher Rare Book Library, CC BY 2.0

Il più giovane laureato Nobel in medicina è stato, a soli 32 anni,  Frederick G. Banting ovvero l’uomo che scoprì l’insulina. Assegnatogli nel 1923, divise il premio con James Richard MacLeod. Banting (Alliston, Ontario, Canada 19XX - Newfoundland 1941) medico canadese e laureato all’Università di Toronto,  svolse la sua attività a London in Ontario. Basandosi su un precedente lavoro di Moses Barron, la sua attività di ricerca lo portò a sviluppare e dimostrare che dopo la legatura del dotto pancreatico principale nel cane era possibile estrarre delle cellule che infuse per endovena in un cane diabetico riducevano la concentrazione del glucosio nel sangue. Superati alcuni problemi organizzativi, nel 1922 Banting sperimentò l’estratto pancreatico in Leonard Thompson, bambino di 14 anni affetto da diabete mellito. Con la sua attività, Banting identificò il potenziale impatto dell’insulina nel controllare della glicemia, aprendo la strada ad un nuovo approccio terapeutico e il prolungamento della vita dei pazienti diabetici, malattia già descritta ai tempi degli Egizi nel famoso papiro di Ebers (fonte).

LA PRIMA DONNA LAUREATA (in assoluto ed italiana)

La prima donna a ricevere il premio Nobel è stata la biochimica ceca naturalizzata statunitense Gerty Theresa Cori per la sua scoperta del “ciclo di Cori”. Il suo percorso è idealmente legato a quello di Banting dato che, insieme al marito, iniziò l’attività di ricerca in America proprio sul metabolismo del glucosio negli animali e sugli effetti dell’insulina e della epinefrina. Ma furono i successivi studi sul metabolismo del glucosio - e sull’acido-lattico come substrato epatico per ricostituire il glucosio - a portare alla scoperta del ciclo che prende il nome di “Ciclo di Cori” e che valse ai due coniugi il premio nobel nel 1947, insieme al fisiologo argentino Bernardo Houssay.

Dopo di lei, altre tredici donne hanno ricevuto il Nobel (vedi tabella).

1947

Gerty Cori

“for their discovery of the course of the catalytic conversion of glycogen”

1977

Rosalyn Yalow

“for the development of radioimmunoassays of peptide hormones”

1983

Barbara McClintock

“for her discovery of mobile genetic elements”

1986

Rita Levi-Montalcini

“for their discoveries of growth factors”

1988

Gertrude B.Elion

“for their discoveries of important principles for drug treatment”

1995

Christiane Nüsslein-Volhard

“for their discoveries concerning the genetic control of early embryonic development”

2004

Linda B. Buck

“for their discoveries of odorant receptors and the organization of the olfactory system”

2008

Françoise Barré-Sinoussi

“for their discovery of human immunodeficiency virus”

2009

Elizabeth H. Blackburn

Carol W. Greider

“for the discovery of how chromosomes are protected by telomeres and the enzyme telomerase”

2014

May-Britt Moser

“for their discoveries of cells that constitute a positioning system in the brain”

2015

Tu Youyou

“for her discoveries concerning a novel therapy against Malaria”

2023

Katalin Karikó

“for their discoveries concerning nucleoside base modifications that enabled the development of effective mRNA vaccines against COVID-19”

Fra queste ricordiamo la prima Nobel Italiana Rita Levi-Montalcini laureata per le sue scoperte sui fattori di crescita tissutali ed in particolare sul Nerve-Growth Factor (NGF), il fattore di crescita implicato nello sviluppo neuronale.
La sua biografia è particolarmente intensa e ricca di valori, tanto che la fondazione Nobel le ha dedicato una bellissima ricostruzione storiografica.

Rita Levi Montalcini

Nata nel 1906 a Torino, crebbe all’ombra di un padre che non approvava l’educazione femminile. Ma il tenace carattere e le sue ambizioni la portarono a 20 anni ad intraprendere comunque una carriera professionale. Dovendo recuperare le sue lacune formative, in  soli otto mesi studiò Greco, Latino e matematica; questo studio intenso le consentì l’ingresso alla facoltà di Medicina di Torino dove si laureò con successo nel 1936. Ma questo fu solo l’inizio di una serie di sfide, come quella di essere una donna in carriera durante il fascismo. La sua ambizione la portò ad intraprendere un percorso di studio dell’istologia (studio delle cellule, ndr), della neurologia e della psicologia e svolse la sua attività durante il fascismo all’interno della sua stanza da letto dove costruì un laboratorio dotato di strumenti riciclati e costruiti artigianalmente. Ispirata dalla lettura di un articolo pubblicato da Hamburger, Levi-Montalcini iniziò a studiare i neuroni e sviluppò una teoria sulla proliferazione, crescita e morte dei neuroni embrionali. Inoltre, osservando la crescita dei tumori nel topo comprese che il processo era sostenuto da un fattore di crescita che venne definito Nerve Growth Factor (NGF). I suoi studi le valsero il Premio Nobel e furono di fondamentale importanza per la scoperta dei mediatori che stimolano la crescita delle cellule, non solo neuronali (fonte).

LE COLLABORAZIONI PIU’ DURATURE FRA NOBEL

Il progresso nella scienza richiede spesso un approccio di squadra per raggiungere importanti risultati. Fra le collaborazioni più durature e che hanno portato al Nobel per la Medicina ricordiamo la coppia Michael S. Brown e Joseph L. Goldstein, attivi dal 1972  e premiati nel 1985 per il loro contributo sui meccanismi di regolazione del metabolismo del colesterolo. Seconda per durata è quella fra i coniugi Carl e Gerty Cori che hanno collaborato da sposati per 34 anni (1922-1956).

La terza collaborazione più duratura è quella fra William H. Stein e Stanford Moore (1939-1972) che ha portato alla scoperta della struttura chimica degli enzimi implicati nei meccanismi di sintesi degli acidi nucleici (ribonuclaesi e deossirobonucleasi).

Fra le collaborazioni più brevi ma comunque impattanti ricordiamo quelle fra Edmond H. Fisher e Edwin G. Krebs (11 anni) - che ha portato alla scoperta dell’importante ciclo metabolico che prende il nome di Krebs - e  tra Francois Jacob e Jacques Monod (9 anni).Più breve ma sicuramente non meno intensa è stata la collaborazione di soli due anni tra James Watson e Francis Crick che ha portato alla scoperta della struttura molecolare a “doppia elica” del DNA annunciata dai due scienziati all’interno dell’Eagle Pub di Cambridge. Questa rivelazione è valsa loro il premio Nobel nel 1965.

I LAUREATI ITALIANI

Camillo Golgi

1906

in recognition of their work on the structure of the nervous system

Daniel Bovet

1957

"for his discovery relating to synthetic compounds for the blocking of the effects of certain substances occurring in the body, especially in its blood vessels and skeletal muscles." 

Salvatore Luria

1967

"for their discoveries concerning the replication mechanism and the genetic structure of viruses" 

Renato Dulbecco

1975

"for their discoveries concerning the interaction between tumour viruses and the genetic material of the cell"  

Mario R. Capecchi

2007

“for their discoveries of principles for introducing specific gene modifications in mice by the use of embryonic stem cells” 

Oltre a Levi-Montalcini (vedi sopra) hanno ricevuto il premio cinque italiani.Il primo fu Camillo Golgi (1906) per i suoi studi sulla struttura delle cellule nervose.
A vincere il premio nel 1957 fu il farmacologo Italo-Svizzero Daniel Bovet che venne insignito del Nobel per la scoperta di composti che agiscono sul sistema vascolare e muscolare.

““for his discoveries relating to synthetic compounds that inhibit the action of certain body substances, and especially their action on the vascular system and the skeletal muscles”

Autore di circa 300 pubblicazioni, la sua attività spaziò dalla farmacologia generale alla chemioterapia, dallo sviluppo del curaro per l’anestesia allo studio degli equilibri ormonali (fonte). In tal senso, compì anche degli studi sulle reazioni allergiche e sulla istamina. Da questi studi multidisciplinari derivò la ricerca e la conseguente scoperta del primo farmaco antistaminico scoperto nel 1937 (fonte).

Nel 1967 fu invece la volta di Salvatore E. Luria (Torino, 1912 - Lexington, MA, USA, 1991) a cui vennero riconosciuti gli sforzi per gli studi sulla moltiplicazione e la mutabilità dei virus. Il campo di studio di Luria è particolarmente importante perché alla base della conoscenza del meccanismo evolutivo dei virus e, di conseguenza, della comprensione delle modalità di evasione delle difese immunitarie, nonché della dimostrazione del concetto di evoluzione degli organismi definito da Darwin ed in questo caso dimostrato nei virus.

Nel 1975 a ricevere la tanto ambita medaglia d’oro fu Renato Dulbecco (Catanzaro, 1914 - La Jolla, CA, USA, 2012) quasi a segnare un fil-rouge fra i due premi. Come Luria, anche Dulbecco si spese per la comprensione dei virus ed in particolare scoprì il meccanismo di infezione del DNA all’interno delle cellule. Le sue scoperte sono state fondamentali per comprendere le modalità di inserzione di sequenze geniche da parte del virus all’interno del DNA e che predispongono allo sviluppo di tumori legati alle infezioni virali.

Sempre in campo genetico è l’italiano naturalizzato statunitense Mario Renato Capecchi ad aver vinto il premio nel 2007 per lo studio sul gene editing, importantissimo per l’inserzione di sequenze genetiche mancanti nel DNA e che causano patologie da mancanza di proteine.

IL MEDAGLIERE DEI NOBEL PER LA MEDICINA

Fonte Grafico

Concludiamo riportando il “medagliere” dei premi Nobel per la medicina e la fisiologia.
La classifica delle nazioni con il maggior numero assoluto di premi vede in testa gli Stati Uniti D’America (110), seguiti - con notevole distacco - da Regno Unito (34) e Germania (17).

Dopo Francia (11), Svezia (10) e Svizzera (6), l’Italia presenta un totale di 5 Nobel (2 naturalizzati USA) a pari merito con la Danimarca (5) (fonte).

Fra le università con il maggior numero di vincitori del Nobel per la Medicina si annoverano Cambridge (32 laureati), Harvard (17) e la Rockefeller University (16).

Numero di Premi Nobel in Medicina: 32

Vincitori:

  • Peter Ratcliffe (2019)
  • William Campbell (2015)
  • John Gurdon (2012)
  • Robert G. Edwards (2010)
  • Elizabeth H. Blackburn (2009)
  • Martin Evans (2007)
  • Sydney Brenner (2002)
  • John Sulston (2002)
  • Tim Hunt (2001)
  • Paul Greengard (2000)
  • Edward Lewis (1995)
  • Georges Kohler (1984)
  • Cesar Milstein (1984)
  • Allan Cormack (1979)
  • Rodney Porter (1972)
  • Har Gobind Khorana (1968)
  • George Wald (1967)
  • André Lwoff (1965)
  • Alan Hodgkin (1963)
  • Andrew Huxley (1963)
  • Maurice Wilkins (1962)
  • Francis Crick (1962)
  • James Watson (1962)
  • Hans Krebs (1953)
  • Ernst Chain (1945)
  • Howard Florey (1945)
  • Albert Szent-Gyorgyi (1937)
  • Henry Dale (1936)
  • Lord Edgar Adrian (1932)
  • Charles Sherrington (1932)
  • Frederick Hopkins (1929)
  • Archibald Hill (1922)

Numero di Premi Nobel in Medicina: 17

Vincitori:

  • William Kaelin (2019)
  • Jack Szostak (2009)
  • Linda B. Buck (2004)
  • Joseph E. Murray (1990)
  • Torsten Wiesel (1981)
  • David Hubel (1981)
  • Baruj Benacerraf (1980)
  • George Wald (1967)
  • Konrad E. Bloch (1964)
  • James D. Watson (1962)
  • Georg Von Bekesy (1961)
  • Thomas H. Weller (1954)
  • Frederick C. Robbins (1954)
  • John F. Enders (1954)
  • Fritz A. Lipmann (1953)
  • William P. Murphy (1934)
  • George Minot (1934)

Numero di Premi Nobel in Medicina: 16

Vincitori:

  • Ralph M. Steinman (2011)
  • Paul Greengard (2000)
  • Gunter Blobel (1999)
  • David Baltimore (1975)
  • Christian de Duve (1974)
  • Albert Claude (1974)
  • George E. Palade (1974)
  • Gerald M. Edelman (1972)
  • H. Keffer Hartline (1967)
  • Peyton Rous (1966)
  • Edward L. Tatum (1958)
  • Joshua Lederberg (1958)
  • Fritz A. Lipmann (1953)
  • Herbert S. Gasser (1944)
  • Karl Landsteiner (1930)
  • Alexis Carrel (1912)

Indietro
  • Condividi

La "vita lenta" e le diseguaglianze territoriali: due facce della stessa medaglia

di F. Doronzo

Quella della vita lenta è un'immagine che negli ultimi anni sta acquisendo una popolarità sempre…

L'agricoltura europea non sta in piedi

di F. Lucà

Dal punto di vista economico la maggior parte dell’agricoltura tradizionale europea non sta in…

I dazi di Trump: una minaccia concreta per l’economia italiana, UE e statunitense

di M. Poloni

La rielezione di Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America getta pesanti ombre sul futuro…

Questo sito web utilizza i cookie

Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire le funzioni dei social media e analizzare il nostro traffico. Inoltre forniamo informazioni sul modo in cui utilizzi il nostro sito ai nostri partner che si occupano di analisi dei dati web, pubblicità e social media, i quali potrebbero combinarle con altre informazioni che hai fornito loro o che hanno raccolto in base al tuo utilizzo dei loro servizi.