Oltrefrequenze | 8 Hz

14/03/2025 - 27/03/2025
Pubblicato il | di G. Solari

Cyberpunk e romantico, così si chiude il sipario di Marzo. E poi però bisogna anche lasciarsi andare perchè dopo mesi di attesa arriva uno degli esordi più folgoranti. Ci si vede dall’altra parte.

Dead Channel Sky

di clipping
Uscita: 14/03/2025 | Genere: Experimental / Hip-Hop / Cyberpunk

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Il trio losangelino composto dal rapper Daveed Diggs e i produttori William Hutson e Jonathan Snipes ricompare sulle scene con un'opera che sembra essere a tutti gli effetti un concept album cyberpunk, in grado di fondere hip-hop sperimentale, noise e influenze elettroniche, quasi house a tratti. Il titolo dell'album richiama l'incipit del romanzo Neuromante di William Gibson, mettendo subito in chiaro l'intento del gruppo di esplorare temi legati alla tecnologia e alla distopia urbana. ​

L’horrorcore viene messa da parte e ci catapulta a ritmiche e sonorità più simili alla concezione rave anni novanta, inserendo tutte le vari componenti di acid house, jungle e via discorrendo. Dominator e Change the Channel si fanno esplicite tracce portavoce di questa transizione stilistica, incorporando ritmi incalzanti e sintetizzatori distorti.

Il flow di Daveed Diggs si adatta perfettamente a queste nuove sonorità, navigando tra testi che raccontano storie di hacker, soldati futuristici e avatar digitali. 

La produzione di Hutson e Snipes è audace e sperimentale, spaziando dall'industrial all'hardcore alla techno e fino a toccare estremi come la breakcore e il noise. Intermezzi strumentali aggiungono ulteriori strati di complessità all'album.

Nonostante i due album precedenti e, soprattutto, Splendor & Misery e CLPPNG rimangano comunque i capitoli più luminosi di una carriera già in partenza unica, Dead Channel Sky rappresenta un passaggio distintivo nella discografia dei clipping., ovvero uno dei fenomeni musicali più interessanti del secondo decennio degli anni 2000. 


Fun’s Over

di KEG
Uscita: 14/03/2025 | Genere: Post-Punk / Art-Rock

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Il collettivo britannico KEG, composto da sette membri, debutta con Fun's Over, album alla frontiera del post-punk contemporaneo, macchiato di jazz, synth pop e art-punk energico. 

Aura funky, ritmi sincopati e stridenti fiati dissonanti nel raccogliere il generico tono eclettico del disco. Strangers presenta linee di trombone in accordo (e disaccordo) con riff taglienti, mentre gli interludi parlati come Father Charles e Mr and Mrs Raleigh racchiudono lo stupendo tocco teatrale, offrendo pause riflessive e contribuendo a creare un'esperienza d'ascolto dinamica e imprevedibile. 

Una “seasonal beast”, animale raro in una scena a volte un pò ridondante.


From The Private Collection of Saba and No ID

di Saba, No ID
Uscita: 18/03/2025 | Genere: Hip-Hop

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Il rapper di Chicago Saba e il leggendario produttore No ID uniscono le forze in From the Private Collection of Saba and No ID, un album che funge da omaggio alla scena rap di Chicago, combinando il lirismo melodico di Saba con le produzioni sample-driven di No ID. Inizialmente concepito come un mixtape, il progetto si è evoluto in un album completo che cattura la spontaneità e l'effimero approccio creativo di entrambi gli artisti. ​

L'album si distingue per la sua atmosfera rilassata e riflessiva, con Saba che esplora temi riguardanti il concetto di comunità. In singoli come Stop Playing With Me entrano in gioco melodie di pianoforte swing che si fondono in campionamenti soul mentre la produzione overall di No ID è caratterizzata da una fusione di influenze neo-soul, jazz e suoni industriali, creando un'atmosfera fluida e “giocosa”. Acts 1.5 utilizza fiati funk spezzettati in frammenti obliqui, mentre Reciprocity incorpora i canti acquatici delle Ibeyi, aumentando il senso di fluidità dell'album. 

Il senso di gioco che Saba di solito riserva per le collaborazioni con il suo gruppo Pivot Gang guida la sua scrittura, rendendo l'ascolto un'esperienza piacevole e coinvolgente. ​

La collaborazione esalta e celebra le radici comuni dei due artisti nella scena musicale di Chicago, sfociando abilmente in un mix di tradizione e innovazione.


Every Video Without Your Face, Every Sound Without Your Name

di Lucy Liyou
Uscita: 21/03/2025 | Genere: Experimental / Ambient / Chamber-Pop

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Lucy Liyou, rinomata artista di origini coreane, medita a fondo sul desiderio, l'assenza e l'accettazione. Una sintesi di anni di riflessioni personali, trasformando il dolore in una raccolta di brani intensi e minimalisti.​

L'album nasce da canzoni scritte durante gli anni universitari di Liyou, periodo in cui affrontava la mancanza dell’amore familiare quale giovane persona transgender non dichiarata. Successivamente, queste composizioni sono state rielaborate alla luce della fine di una relazione significativa, creando un ponte tra passato e presente. Il risultato è un'opera che esplora la complessità delle emozioni umane attraverso arrangiamenti essenziali, focalizzandosi principalmente su pianoforte e voce.

In No Tide Aorta, Liyou sperimenta dissolvenze nel silenzio e statiche inquietanti, tornando alle eteree composizioni di Ryuichi Sakamoto. Jokes About Marriage esplode attraverso un sax struggente, suonato da Cole Pulice, intrecciandosi in volo con la vulnerabilità vocale dell'artista.

Il pezzo centrale dell'album, Arrested, vede la collaborazione con la vocalist e compositrice Mingjia Chen. Qui, la voce di Liyou, alternando tra Auto-Tune e tonalità austere, si sovrappone in armonie melismatiche, culminando in un'esplosione emotiva con la richiesta implorante di "imparare ad amare ciò che sono ora". Questo brano incarna la necessità di essere visti e accettati nel momento presente, liberandosi dal peso dell'impostura.​

La traccia finale, che dà il titolo all'album, si distingue per la sua struttura frammentata, composta da frammenti di pianoforte, memo vocali e registrazioni ambientali. Questi elementi testimoniano la natura perforata della memoria, sia nel contesto del dolore post-rottura che nei ricordi della vita prima della transizione. 


Goldstar

di Imperial Triumphant
Uscita: 21/03/2025 | Genere: Avant-Garde Metal / Black Metal / Jazz Fusion

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Il trio newyorkese Imperial Triumphant ritorna con Goldstar, il loro sesto album in studio, continuando a esplorare le profondità dell'avanguardia metal con una fusione audace di black metal, jazz e sperimentazione sonora. Questo lavoro è un'evoluzione significativa nel loro percorso artistico, offrendo composizioni più concise senza sacrificare la complessità e l'intensità che li caratterizzano.​ La produzione dell'album, curata da Colin Marston e mixata da Arthur Rizk, conferisce a Goldstar una qualità sonora nitida e potente, esaltando la complessità delle composizioni. L'artwork, realizzato da Zbigniew M. Bielak, richiama l'estetica Art Deco e riflette l'opulenza e la decadenza, tematiche dell'album. ​

Il brano Gomorrah Nouveaux combina groove quasi thrash con elementi di jazz, evidenziando la versatilità della band. Lexington Delirium non è altro che un'ode all'architettura Art Deco newyorkese, manifesta attraverso strutture sonore complesse che riflettono la grandiosità e il caos della metropoli.

Una delle tracce più sorprendenti è Pleasuredome, che vede la collaborazione di Dave Lombardo (Slayer) e Tomas Haake (Meshuggah). Il brano incorpora ritmi brasiliani Maracatu, aggiungendo una dimensione esotica al sound già eclettico della band. Infine, NEWYORKCITY è un orgasmo lungo 47 secondi di grindcore improvvisato, con la partecipazione vocale di Yoshiko Ohara (Bloody Panda), catturando l'intensità e la frenesia della vita urbana. 

Album “Triumphant”.


45 Pounds

di YHWH Nailgun
Uscita: 21/03/2025 | Genere: Post-Punk / No Wave / Industrial

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Chi mi conosce sa che aspettavo questo album da mesi. Il suono del futuro. Un incubo ad occhi aperti a cavallo tra l’esistenzialismo di capolavori della no wave e una serie di trovate geniali dopo un’altra. Un album che ridefinisce i confini del post-punk contemporaneo attraverso una fusione audace di elementi industrial, no wave e funk. La band, composta da Zack Borzone (voce), Sam Pickard (batteria), Jack Tobias (sintetizzatore) e Saguiv Rosenstock (chitarra), radicalizza e sintetizza in una fiala da venti minuti la tradizione sperimentale della scena musicale di New York.

La traccia di apertura, Penetrator, definisce il piano di volo e stabilisce la frequenza con la quale stupire l’ascoltatore. Perché questo è 45 Pounds, novità, paura, violenza, spaesamento. Lo specchio dell’anima dei nostri giorni. L’energia messa in campo è, come dicevo prima, di momenti stellari e storici come i This Heat e 23 Skidoo. E a momenti ho avuto anche paura perchè ci ho sentito Born Under Punches. 

La voce di Borzone, spesso incomprensibile nei testi, funge da strumento aggiuntivo, intenta a generare un senso di urgenza e caos controllato. La sezione ritmica, sostenuta dai sintetizzatori di Tobias al posto del tradizionale basso, offre una base solida e distintiva, mentre la chitarra di Rosenstock si fonde armoniosamente con i synth, creando un tripudio unico. ​

Per me questo disco è già un capolavoro, un esordio folgorante, potente e sintetico e capace di spaccare in due la clessidra burocraticamente concessa allo stabilirne il giudizio.  Mamma mia ragazzi. C’è un passaggio verso la fine di Pain Fountain, le sonorità in gioco sono tutt’altro che legate alla sfera emozionale, partono degli spari, a seguire l’indifferenza. La recensione finisce qua


Volevo essere un duro

di Lucio Corsi
Uscita: 21/03/2025 | Genere: Rock

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Lucio Corsi, cantautore toscano noto per la sua spiccata capacità di mescolare fantasia e neorealismo, ci porta il suo quarto album in studio, Volevo essere un duro. Il viaggio in questione è filtrato dalle lenti dell'infanzia, l'amicizia e l'amore, proponendo una sensibilità di racconto a cavallo tra il terreno e l’onirismo. 

Parliamoci chiaro, questo è un signor disco; nove tracce, composte e scritte a quattro mani con Tommaso Ottomano, arrangiate con interventi di Enrico Gabrielli e Davide Rossi. Questo è però anche un album che parla in faccia alla realtà e le spiega che la reazione del pubblico generalista nei confronti di questo artista è allo stesso tempo un miracolo e un insulto. Qua non si parla manco di sistema. Si parla di sfere di influenza e, detto sinceramente, le dinamiche in gioco hanno raggiunto apici di indecenza. Perché, infine, Volevo essere un duro è il quarto figlio di studio di un’artista che aveva già dimostrato con progetti passati, nonché suoi risultati a mio avviso migliori Cosa Faremo Da Grandi? e Bestiario musicale, le sue capacità di mescolare uno stile “Barrettiano” alla freschezza di Ivan Graziani. 

Scusali Lucio, davvero. La musica, essenziale e non, ha vinto e vincerà sempre con te.


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