Poca linearità. E a noi questo ci piace. Bentornati e buon viaggio!
Venni a conoscenza di questo connubio nel 2022 con MMMMH, un album di una delicatezza disarmante e che riascoltato oggi incarna alla perfezione il ruolo di prequel di questo Nozomi. La pianista Masako Ohta e il trombettista Matthias Lindermayr uniscono nuovamente le forze per un album che fonde jazz e musica classica contemporanea. Le composizioni minimaliste evocano eteree sterpaglie, nonché Keith Jarrett e compagnia bella della ECM come Jan Garbarek e Tomasz Stanko. L’ormai riconoscibile fiato di Lindermayr, per certi versi vicino ad Enrico Rava e Arve Henriksen, si amalgama alla perfezione con il pianoforte di Ohta, su cui la tromba si libra con melodie evocative. Il primo disco del duo era probabilmente leggermente superiore, a tratti stordente data la commovente pacatezza di suoni, ma stiamo comunque parlando di composizione classica contemporanea di jazz di altissimo livello.
di Frog
Uscita: 14/02/2025 |
Genere: Indie-Folk / Alternative Rock
Composto dai fratelli Daniel e Steve Bateman, il duo affronta la sfida della ripetitività creativa, abbracciando i propri schemi compositivi e arricchendoli con arrangiamenti inventivi. L'album si compone di 11 tracce che dimostrano tutta l'adattabilità della band. Brani come JUST USE YR HIPS VAR. VI evocano vibrazioni funk-pop mentre DOOMSCROLLING VAR. II riflette sfumature più classiche. Nonostante la ricorrenza sonora, il duo riesce a tenere costantemente rinfrescato l’ascoltatore, offrendo un viaggio sincero e variegato.
I Frog sono una band che ha sempre fatto dell’ironia e della decostruzione del formato-canzone la sua firma distintiva. Con 1000 Variations on the Same Song, il duo newyorkese si diverte a giocare con la ripetizione, l’auto-riferimento e la variazione tematica, costruendo un album che è un esercizio di stile e un atto d’amore nei confronti del songwriting stesso. Il titolo, più che un vezzo, è una dichiarazione d’intenti, essendo che ogni brano sembra partire dalla stessa idea musicale, ma finisce per essere sviluppato in modi sempre differenti, attraversando generi e influenze che vanno dai Wilco ai They Might Be Giants. Il risultato è un album che può sembrare un puzzle impazzito, ma che in realtà è costruito con estrema coerenza e cinismo. I Frog elogiano la ripetitività e dimostrano come anche in essa si possano trovare infinite sfumature.
Tra i miei artisti contemporanei preferiti vi è senza dubbio quel genio di Richard Dawson. Album come Peasant, Nothing Important e The Glass Trunk sono capolavori assoluti. E quale onore che questo meraviglioso figuro si ispiri al maestro Yasujiro Ozu e ai suoi close-up familiari nel costruire il suo End of the Middle. Questo infatti esplora la quotidianità britannica attraverso una lente folk sovversiva, dipingendo ritratti di personaggi comuni, quali un giardiniere appassionato, un genitore alle prese con le marachelle del figlio e i suoi problemi scolastici, un acquirente insoddisfatto nel periodo post-natalizio. Le liriche di Dawson catturano momenti ordinari intrisi di surrealismo, mentre le sue due voci uniche, timbro e chitarra, propongono al contempo una calda vena sentimentale e l'inevitabile senso di delusione che permea l'esistenza. L’approccio è più minimale, meno distorto, meno sonico, tinteggiato da interventi di clarinetto, archi e leggere percussioni. La denuncia trabocca di umanità, così definirei Richard Dawson, ovvero uno degli autori fondamentali e più originali del ventunesimo secolo. Il perfetto outsider.
Nel suo quarto album, All Living Things, la polistrumentista sudcoreana Park Jiha esplora la vitalità organica attraverso un soffice equilibrio di strumenti tradizionali coreani ed elementi elettronici minimali. Con un approccio meditativo, il disco riflette cicli naturali e crescita, ricordando le atmosfere di Biophilia di Björk e le evocazioni emotive di Ryuichi Sakamoto. Rispetto al precedente The Gleam, questo lavoro è meno austero e più accessibile, pur mantenendo una raffinatezza sonora che sussurra ad artisti come Nils Frahm, Terry Riley e Midori Takada. Brani come Growth Ring e Wind Bells evocano il passare del tempo e la natura, mentre la traccia finale, An Ode to All Living Things, contempla alla chiusura.
Con All Living Things, la compositrice conferma il suo stile unico, sospeso tra le tradizioni e la sperimentazione contemporanea.
di Iosonouncane
Uscita: 21/02/2025 |
Genere: Electronic / Experimental / Soundtrack
Il più grande musicista italiano del secondo decennio del ventunesimo secolo continua ad esplorare Il Suono Attraversato, collana di colonne sonore attraverso le quali lo stesso Incani amplia ancora di più le potenzialità delle cadenze distopiche a cui ci ha abituato.
L’album musica il documentario omonimo della rara e ammirevole giornalista Francesca Mannocchi. La voce del polistrumentista originario della Sardegna squarcia le pareti in pochi passaggi concedendo il resto del palcoscenico a melodie che ricordano l'ondulare delle frequenze cardiache. Non c’è molto da dire se non richiamare al silenzio, alla contemplazione, all’ascolto delle pulsazioni del cuore di un popolo, di una commovente resistenza, attualmente messa all’angolo. Slava Ukraini.
Se penso a quello che vorrei trovare entro i confini di un alternative-rock di impostazione se vogliamo più classica ma comunque in grado di echeggiare interessante e dannatamente catchy, finisco probabilmente dalle parti dei The Murder Capital.
Pucciando comunque almeno le punta delle dita in un post-punk accennato, con Blindness la formazione irlandese fa a mio avviso un netto balzo di maturità. La loro cupezza e introspezione ci conduce a punti salienti quali Words Lost Meaning, Can’t Pretend To Know e Love Of Country. La chiusura di quest’ultima echeggia ancora in me: “Can you blame me for mistaking your love of country for hate of man”.Un disco superiore, se vogliamo anche forse più riflessivo, del precedente Gigi’s Recovery e in grado di stampare almeno un paio di hit immediate nella testa dell’ascoltatore. Uno stile tutto loro e una classe infinita.
Shards di Tim Hecker è una raccolta di composizioni originariamente create per colonne sonore di film e serie TV negli ultimi cinque anni. Nonostante la natura frammentaria delle sue origini, l'album offre un'esperienza d'ascolto coesa e immersiva. Droni spettrali, melodie fratturate e crescendi cinematografici che creano un salotto d’ascolto tanto inquietante quanto affascinante. Ogni traccia, pur riportando frammenti delle narrazioni per cui è stata concepita, si sostiene come opera emotiva autonoma.
Lavorando su atmosfere disgregate e suoni in sospensione, il disco si colloca di fianco alle melodie destrutturate di William Basinski e alla sperimentazione noise di Ben Frost. I droni ipnotici e le tessiture cupe potrebbero far pensare a Fennesz e Lawrence English, mentre la componente più eterea lo avvicina a Stars of the Lid. L'album è un affascinante esercizio di tensione e rilascio, un percorso che si svela lentamente come un'opera d'arte astratta.
Sempre tenuta sott'occhio. Qua sboccia a mio avviso. Ballate alla Khruangbin, passo che riporta a St. Vincent e una costante coerenza in termini di stesura e arrangiamenti calibrati alla perfezione.
Joanita è un guitar-album, sicuramente disteso su tematiche pseudo-western con una grana soul e vintage che richiama il Beck di Sea Change. Molto contento di questa uscita perché in grado di riportare il concetto di autorialità con i piedi per terra. Vibes alla Piero Umiliani e Sandro Brugnolini qua e là che mi hanno veramente esaltato. Un ottimo disco a riprova del fatto che in un contesto di sana diffusione esiste solo la distinzione tra musica di qualità e non.
Giornataccia al lavoro? Brutalità sonora inesorabile, riff taglienti, percussioni martellanti e vocalizzi gutturali che creano un'atmosfera opprimente e intensa. Nichilismo e crudité. Malignant Worthlessness non è un ascolto per tutti ma esalterà gli appassionati del genere, consolidando la reputazione dei Pissgrave come una delle band più interessanti della scena death metal contemporanea.
Dopo il progetto con SURF GANG, John Glacier torna con un disco in solitaria. Una delle voci più enigmatiche della scena alternativa londinese, con Like A Ribbon, la musicista e produttrice britannica porta avanti il suo viaggio sonoro tra hip-hop astratto, UK garage e sperimentazione elettronica. Propensa a spostare il confine tra hip-hop e musica elettronica ci dona un progetto onirico e destrutturato, che per sound e mood potrebbe essere accostato a Tirzah, Dean Blunt o John Carroll Kirby. La produzione, minimale ma allo stesso tempo densa di sfumature, ricorda l'approccio etereo di Burial e le intuizioni astratte di Mount Kimbie. La voce di Glacier, a metà tra spoken-word e flow ipnotico, si intreccia con beat rarefatti che evocano i momenti più sperimentali di Little Simz e King Krule. Un album destinato a crescere con gli ascolti.