È vero che si poteva prevedere che i tassi sarebbero saliti?
La risposta più corretta è dipende. Facciamo un parallelo con le borse: tutti sappiamo che nel lungo termine guadagneranno valore, nessuno sa di quanto e attraverso quali alternanze di rialzi e correzioni. Il modo razionale di procedere è adottare una strategia di lungo periodo e non cercare di fare previsioni nel breve.
I tassi di interesse sono stati per molti anni ad un livello storicamente molto basso, anzi abbiamo addirittura assistito al manifestarsi di tassi d’interesse negativi che costituivano sicuramente un evento eccezionale. Era dunque molto probabile che sarebbero risaliti, ma al pari delle azioni, nessuno poteva sapere di quanto e in che periodo di tempo. A fronte di questa ignoranza, qual è il modo più corretto di procedere? Non ripudiare il tasso variabile come la peste, come oggi suggeriscono i soloni del senno di poi, ma farsi ognuno i conti in tasca.
Se un rialzo della rata non è sostenibile dal nostro reddito, occorre indebitarsi a tasso fisso o con altra soluzione che mantenga la rata sotto controllo (per esempio durata variabile, cap etc). Se invece possiamo permetterci anche una rata più alta, allora è razionale approfittare pienamente dei periodi con tassi bassi scegliendo il tasso variabile. Quando la rata si avvicina pericolosamente a una sogli che ci mette in difficoltà, procediamo con una surroga o con un rifinanziamento ed eventualmente prendiamo il tasso fisso.
Ma i tassi sono davvero così alti?
Se guardiamo ai numeri, e lasciamo perdere le sensazioni, le serie storiche sui tassi effettivi medi pubblicate da Banca d’Italia ci raccontano una storia leggermente diversa rispetto agli allarmi che cavalcano media e opinionisti. Manca l’ultimo trimestre dove i tassi sono cresciuti ulteriormente, tuttavia possiamo osservare che, abbiamo osservato livelli simili ai tassi attuali poco più di 10 anni fa nel 2012 e ci sono stati tassi più elevati nel 2014 e 2015 per restare nell’ultimo decennio mentre abbiamo visto livelli più alti anche di 100 150 punti base nel primo decennio degli anni 2000 in particolare nel 200-1 e nel 2007-08. Questo per non tornare agli anni novanta quando si osservavano tassi a 2 cifre.
Dunque il costo dei mutui è salito in modo molto veloce e intenso, ma non siamo ancora a livelli affatto eccezionali e molto del clamore che leggete sui media è più legato al sensazionalismo che alla realtà.
Ma le banche hanno davvero consigliato male i risparmiatori?
Anche qui se vogliamo sfuggire ai luoghi comuni dovremmo attenerci ai fatti e alla logica invece di rincorrere le condanne facili. In tutti i casi in cui i risparmiatori sono stati indirizzati verso finanziamenti palesemente insostenibili, si può dire gli è stato reso un cattivo servizio e come sapete questa rubrica non fa sconti agli intermediari finanziari, che spesso sulla finanza personale sono pessimi consulenti e per di più interessati. Sull’erogazione però le normative di riferimento e le prassi sono diventate molto stringenti. Una volta il singolo istituto aveva l’autonomia di mal consigliare i mutuatari, oggi semplicemente un finanziamento insostenibile viene bloccato dai sistemi di erogazione. Dunque, se sul risparmio gestito le colpe delle banche sono chiare e certificate dal recente Retail Investment Pakage della commissione europea, in erogazione da almeno una quindicina d’anni, per stare larghi
Ma alla fine questa benedetta educazione finanziaria?
A sentire in giro pare che ci sia un consenso unanime sulla utilità e importanza dell’educazione finanziaria. Sento politici che ne parlano e mi domando chi, se non loro, dovrebbero proporla per legge alla scuola dell’obbligo? Sento commentatori e giornalisti che denunciano l’ignoranza dei risparmiatori e mi domando chi, se non loro, dovrebbe smentire le narrazioni più infondate e segnalere le fonti affidabili di informazione? Io nel mio piccolo faccio il podcast, o scritto un libro e ne sto preparando uno dedicato alle scuole superiore e penso di aver fatto la mia parte.