Una questione che periodicamente riemerge su Twitter e sui vari giornali è quella riguardante il taglio dei sussidi ambientalmente dannosi (SAD). Un loro taglio consentirebbe di fare un favore all’ambiente e, contemporaneamente, di recuperare gettito.
La questione è tornata di grande attualità in seguito alle proteste di Ultima Generazione che, tra le altre cose, chiedono la cancellazione dei sussidi ambientalmente dannosi.
L’obiettivo di questo articolo è comprendere:
Questi tre obiettivi possono venir soddisfatti poiché dal 2015 il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica pubblica ad anni alterni un “catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi”, il quale fa, da un lato, il punto sul dibattito nazionale e internazionale sul tema e, dall’altro, fa un lavoro meritorio di censimento di tutte le misure che ricadono in questa definizione e che quindi dovrebbero essere oggetto di intervento per essere eliminati o, dove possibile, riformati.
Si può definire ambientalmente dannoso qualunque sussidio che abbia l’effetto, seppur non necessariamente l’intenzione, di produrre delle conseguenze, o di incentivare dei comportamenti avversi all’ambiente.
Le definizioni di sussidio che regolarmente si utilizzano sono molteplici ma nessuna di esse è necessariamente giusta o sbagliata: ogni definizione è giusta purché venga utilizzata in modo coerente e purché venga compresa per quello che effettivamente dice. In particolare, il Mase non considera SAD soltanto i sussidi in senso stretto, cioè i trasferimenti monetari a specifici soggetti, ma anche le cosiddette spese fiscali, cioè gli “sconti” di imposta.
La maggior parte (90%) di quelli che consideriamo sussidi ambientalmente dannosi sono delle forme di vantaggio (o sconto) fiscale a favore dei consumatori di fonti energetiche, e non a favore dei produttori, come si potrebbe a torto ritenere.
Complessivamente i SAD valgono circa 21-22 Miliardi di euro nel 2020 e un po' di più, 24-25 Miliardi di euro, nel 2019. Bisogna ovviamente tenere conto che il 2020 è stato l’anno del Covid e dei lockdown.
I settori che assorbono la maggior parte dei sussidi sono quello energetico (12 Mld di euro nel 2019) e quello dell’Iva agevolata (10 Mld di euro), seguiti da agricoltura e pesca, trasporti e altri sussidi. Complessivamente, si parla di circa una sessantina di misure di sussidio. Di queste, una dozzina vale oltre il 90% del totale.
La più grande voce nella categoria dei trasporti come SAD è quella delle agevolazioni fiscali per le auto aziendali che ammonta a 1,2 miliardi. Viene considerata dannosa perché favorisce l’acquisto di automobili, peraltro senza fare alcuna distinzione tra le motorizzazioni tradizionali e quelle pulite (per es., elettriche).
Cosa succederebbe se venisse rimossa? Il risultato sarebbe che l’acquisto di auto aziendali costerebbe di più alle aziende e che, forse, le aziende ne comprerebbero meno.
Tutti gli altri sussidi in questo settore valgono, messi insieme, una quarantina di milioni.
Nel settore agricoltura la principale voce di sussidio è relativa al regime speciale IVA per i produttori agricoli, che vale meno di 500 milioni di euro. Tutti gli altri sussidi nel settore ambientale nel settore “Agricoltura pesca” valgono pochi milioni di euro.
Tra gli altri sussidi, la voce più impattante è quella relativa al credito d'imposta per i beni strumentali nel mezzogiorno, che vale circa 1,2 miliardi di euro all'anno. Infatti, i beni strumentali utilizzati nelle aziende, come i macchinari, richiedono e consumano energia in varie forme (elettricità, gas, ecc) per poter funzionare.
I sussidi rientranti nella categoria delle agevolazioni Iva vengono considerati ambientalmente dannosi in quanto il taglio dell’Iva rispetto all’aliquota ordinaria del 22% riduce il prezzo del bene: ciò incentiva l’acquirente ad acquistare quel bene e successivamente a utilizzarlo.
Le voci più importanti in questa categoria sono:
Ci sono anche una serie di misure relative al settore dell’energia:
In conclusione: è vero che nel nostro sistema fiscale sono presenti numerose misure che possono avere effetti negativi dal punto di vista della qualità ambientale o che possono sostenere e incentivare comportamenti che danneggiano l’ambiente ed è vero che, in generale, è opportuno eliminare queste distorsioni. è però importante essere chiari ed espliciti, in primo luogo, sul fatto che i presunti 20/25 mld dei sussidi ambientalmente dannosi sono “una finzione contabile” e non una posta di bilancio e, quindi, bisogna fare attenzione a pensare che eliminandoli ci si trovi in mano quei 20/25 mld da spendere in altro modo; in secondo luogo, la maggior parte dei sussidi ambientalmente dannosi sono sussidi “al consumo” (di fonti fossili, come il differente trattamento fiscale su benzina e gasolio, o di altri beni, come l’agevolazione IVA per l’acquisto di case nuove). Quindi, l’eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi, che viene percepita come se fosse un modo per togliere i soldi ai petrolieri, in realtà farebbe poco danno, o comunque un danno indiretto, a questi ultimi. Nella maggior parte dei casi implicherebbe l'aumento dei costi o delle tasse sul consumo da parte dei consumatori finali.
Il catalogo del ministero dovrebbe tenere risulta solo retorica se si prendono in considerazione le politiche del governo che invece incentivano usi ambientalmente dannosi attraverso l'elargizione dei sussidi.
Sinossi a cura di: Harry Shergill, Michele Plaia e Lorenzo Restivo