Svezia e Finlandia interrompono la storica neutralità per timore della Russia. NATO: prepararsi alla difesa.
Può l’imminente adesione della Svezia alla NATO avere un ruolo all’interno del conflitto russo-ucraino?
La risposta parziale si trova nell’oggetto di discussione affrontato durante l’intensified dialogue, ossia quella fase del processo che segue la richiesta formale di adesione, atta alla discussione delle motivazioni che portano il Paese candidato ad unirsi all’Alleanza. Nel caso di Finlandia e Svezia, infatti, è proprio la preoccupazione per la propria sicurezza in vista della situazione politica che ha spinto i due Paesi nordici ad interrompere la loro storica neutralità.
Helsinki e Stoccolma hanno presentato la candidatura il 18 maggio 2022 e nonostante la Finlandia si sia scontrata con la Turchia, è stata ammessa ad aprile del 2023.
Nel caso della Svezia, la strada è stata più tortuosa. Risolto il conflitto tra gli stati membri dell’Alleanza e il primo ministro turco Erdoğan – e ottenendo quindi la ratificazione da parte del Parlamento turco – il protocollo di adesione all’interno del Parlamento di Budapest non è tuttavia mai avanzato, bloccando la Svezia al passo antecedente al formale invito da parte della NATO, ossia l’ultimo passo che ufficializzerebbe la Svezia come trentaduesimo stato membro.
Dopo le consequenziali sollecitazioni, lo stesso primo ministro ungherese Viktor Orbán ha annunciato, sul suo canale X, di essere favorevole all’annessione del Paese scandinavo nell’Alleanza, riconfermando la posizione del governo ungherese e promettendo di “spingere l’Assemblea Nazionale Ungherese a votare favore dell’adesione della Svezia e di concludere la ratificazione alla prima occasione possibile”. Sembra quindi che il Paese sia ormai ad un passo dalla NATO e, a prescindere dalla conclusione del processo, il fatto che i due Paesi nordici siano arrivati fino a questo punto porta con sé un dubbio che dovrebbe sorgere spontaneamente: perché due Paesi dal passato neutrale hanno deciso di intraprendere un passo politico di questa portata?
Pur seguendo un percorso preciso, il processo di adesione alla NATO può a seconda dei casi variare in termini di tempistica e di complessità, ma se su queste basi la Finlandia è riuscita con tempistiche rapide ad entrare a far parte dell’Alleanza e la Svezia è ad un passo dal farlo, la preoccupazione dei due Paesi nordici può essere più realistica di quanto non si vorrebbe ammettere – e la loro decisione apparentemente condivisa dagli Stati membri sembra dare man forte alla teoria secondo cui la Russia non abbia intenzione di fermarsi.
Teoria che varie agenzie investigative internazionali sembrano confermare, in quanto ipotizzano un potenziale attacco in territori NATO da parte della Russia di Putin.
Il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, dichiara al giornale Tagesspiegel che la Russia potrebbe sferrare un attacco in un paese NATO tra i cinque e gli otto anni e, secondo il rappresentante del governo di Berlino, potrebbe trattarsi di Moldavia e Paesi baltici, in quanto ex-Repubbliche sovietiche da cui Putin non si aspetterebbe una preparazione militare sufficiente per difendersi.
“Non è un allarme polacco o tedesco: sono stime Nato. C’è chi dice sei o chi otto anni, oppure tre o cinque. Io temo che saranno tre anni: Putin vorrà anticipare la Nato, che non sarà ancora pronta per difendersi a dovere” – afferma Roderich Kiesewetter, presidente del Parlamentarischen Kontrollgremium (commissione parlamentare di Controllo per l’intelligence tedesca) e membro del Budenstag, il parlamento federale tedesco
Il capo della difesa norvegese Eirik Kristoffersen, concorda con Kiesewetter sulle tempistiche – e nonostante le ipotesi temporali diverse tra le Intelligence degli Stati membri, le classi dirigenti europee e britanniche sono d’accordo su una necessaria preparazione alla difesa. .
Il Presidente del Comitato militare della Nato Rob Bauer, al grido di si vis pacem para bellum, ci ricorda che condurre una vita pacifica non è da dare per scontato “e per questo ci stiamo preparando ad un conflitto con la Russia”.
La probabilità di un ulteriore intento espansionistico di Putin divide l’opinione pubblica italiana, creando un biforcato effetto domino di previsioni e intenti. Un’operazione militare su territorio NATO viene considerata improbabile o irrealistica da chi si affida all’Art. 5 dell’Alleanza, che sancisce la difesa collettiva; ma, secondo le previsioni delle Intelligence, non si tratterebbe di un’invasione su larga scala come quella sul territorio ucraino, bensì di una strumentalizzazione di movimenti autonomisti e separatisti – un modus operandi simile a quanto attuato nel Donbas nel 2014, anno in cui l’oppressione russa ha cominciato ad assumere una forma più concreta nonostante si ci si trovasse in un periodo post-sovietico: un contesto, quindi, in cui si pensava che la narrativa della Madre Russia, rispetto alla convivenza dei due Stati sotto l’URSS, avesse assunto altri toni.
Putin tuttavia respinge le accuse delle Intelligence, così come fece nei primi mesi del 2022 quando tentò di rassicurare l’occidente descrivendo i movimenti militari al confine con l’Ucraina come semplici esercitazioni atte a garantire la sicurezza.
L’invasione su larga scala, come tutti ricordiamo, cominciò il 24 febbraio.