Orsini Reloaded

Ero riuscito a non occuparmene, ma vista la popolarità e la peculiarità delle sue argomentazioni vorrei provare a ragionare con i miei amici di un post  di Alessandro Orsini 

Va fatta una breve premessa: in un altro suo post (vedi figura in basso), Orsini si lamenta che molti commentino le sue posizioni senza aver letto i suoi libri. Io, effettivamente, non li ho letti.

Rivendico però il diritto di commentare comunque un suo singolo post. Per due motivi:

a) visto che si tratta di un singolo testo autografo, la forza dell'argomentazione del post non dovrebbe dipendere da altri testi: giudicherò il testo esclusivamente per quello che leggo;

b) non ho intenzione di leggere i suoi libri perché, considerato l'elevato numero dei libri che escono ogni giorno, tendo a riservare lo scarso tempo a disposizione ad autori più promettenti (e i brevi estratti di testo che ho letto a firma Orsini non me lo fanno ritenere un autore promettente).

Ma analizziamo il testo 

"È sfiancante, ma provo ugualmente ad arginare. Ieri sera a Carta Bianca non ho detto che voglio che i bambini vivano sotto una dittatura. Questo è assolutamente falso".

1) Bene, prendiamo atto del chiarimento. Non ho visto la puntata, ma mi sembra una posizione ragionevole: Orsini, come me e tanti altri non vuole che i bambini vivano sotto una dittatura. Mi spiace che qualcuno lo abbia frainteso. Probabilmente si è spiegato male, oppure si è trovato di fronte a interlocutori bolsi e/o in malafede. O un mix di tutte queste cose. Poi Orsini prosegue:

"Ho detto che preferisco che i bambini vivano in una dittatura piuttosto che sotto le bombe per esportare la democrazia occidentale".

2) Fermi tutti. Questo è il punto-chiave, perché nasconde una serie di passaggi logici. (Salti logici? Non sequitur? Lo vedremo).

2.1) Il primo passaggio consiste nel ribadire che è preferibile che i bambini vivano in una dittatura invece che sotto le bombe. Fin qui non mi sento di contraddirlo immediatamente. Perché essere vivo è una condizione necessaria al godimento della democrazia. Quindi potrebbe aver un senso logico dire: 'iniziamo a portare a casa la pelle del bambino sotto la dittatura, poi potremo, eventualmente, lavorare per instaurare la democrazia (ci lavorerà magari anche lo stesso bambino man mano che cresce)' o qualcosa del genere.

Ma - attenzione - l'argomento di Orsini non si ferma a questo primo passaggio. La sua affermazione completa dice: "preferisco che i bambini vivano in una dittatura piuttosto che sotto le bombe PER ESPORTARE LA DEMOCRAZIA OCCIDENTALE" (il maiuscolo ovviamente è mio). Il che implica una serie di altri passaggi nascosti:

2.2) Una elementare induzione da quanto appena letto è che, per Orsini, i bambini ucraini non sono sotto le bombe per un'aggressione ingiustificata da parte della Russia all'Ucraina, ma sono sotto le bombe nell'ambito di un'operazione più ampia volta a esportare la democrazia occidentale di cui l'invasione dell'Ucraina costituirebbe per Orsini, (immagino, ma non vedo molte altre interpretazioni alternative), solo l'inevitabile reazione a palla di biliardo. Non siamo assolutamente d'accordo ma ne prendiamo atto. Qualcuno è ancora dell'idea che quanto stiano facendo i russi sia ancora l'inevitabile e diretta conseguenza di un tentativo di esportazione della democrazia occidentale? (Se sì, significa che ne abbiamo esportata troppo poca, e non troppa, ma tralascio queste considerazioni personali)

2.3) Ma a questo punto casca l'asino: non si capisce perché Orsini voglia precisare questa cosa dell'esportazione della democrazia. Se lui ritiene che i bambini stiano meglio sotto la dittatura che sotto le bombe questo dovrebbe valere SEMPRE (sotto qualsiasi bomba) e non solo se le bombe (in questo caso russe) sono lanciate come reazione a un tentativo di esportazione della democrazia.

Poniamo, per puro esercizio retorico, che la Russia, invece dell'Ucraina, decida di invadere uno stato dove nessuno ha mai tentato di esportare la democrazia occidentale: in quel caso, secondo Orsini sarebbe legittimo reagire mettendo i bambini a rischio di finire sotto le bombe russe?

In quali casi è legittimo reagire a un'aggressione pur mettendo a rischio parte della popolazione? Solo se l'aggressione NON è nata come reazione all'esportazione della democrazia? Sempre? Mai?

Qui, a seconda di come Orsini risponde, si potrebbero aprire varie contro-risposte. Una delle sue risposte potrebbe essere: "Putin non è totalmente pazzo, non invaderebbe mai un paese saldamente autoritario, dove nessuno ha fatto tentativi di esportare la democrazia". Il che dimostrerebbe, a maggior ragione, che è proprio il potere del popolo a dar fastidio al despota.

Ci sarebbe poi da fare un ampio discorso sul fatto che verso la democrazia c'è una spinta naturale: non mi sembra che ci fossero le code per emigrare verso Berlino Est, casomai il contrario (e morti). Non ci sono sempre gli americani dietro che spingono per esportarla, c'è anche un'attitudine naturale di repulsione verso chi comanda troppo. Persino la Mongolia ha tratto molta ispirazione dall'ondata democratizzante post-sovietica ed è in una transizione non lineare ma molto interessante.

"Ho poi aggiunto che un bambino può essere felice sotto una dittatura, ma non può esserlo sotto le bombe"

3) Tirare in ballo i bambini è particolarmente becero. Perché i bambini hanno altre esigenze, molto più vicine all'istinto di sopravvivenza. Soltanto crescendo gli uomini prendono via via in mano il proprio destino, sotto tutti i punti di vista, anche professionalmente e politicamente: ed è solo a quel punto che una dittatura può rivelarsi odiosa (escludo le tirannie storiche, il nazismo e poche altre, odiose sin dalla culla): è quando cerchi di fare qualcosa che una dittatura si svela per quello che è. Finché giochi in strada, anche in una dittatura, può andarti benino...

Segnalo, per svelenire un po' gli animi, che anche gli animali selvaggi, non solo i bambini, preferirebbero vivere in uno stato dittatoriale (che so, la RD del Congo) piuttosto che sotto le bombe. E allora?

E allora qui si svela il misero giochetto di Orsini. Concentrandosi sui bambini che sono, in linea di massima, irresponsabili politicamente, Orsini ci richiama a considerare maggiormente le forze primordiali e istintive dell'uomo, in particolare l'istinto di sopravvivenza.

Ci sono momenti storici invece in cui gli individui adulti (e politicamente responsabili) sono disposti a mettere a rischio anche la propria vita per renderla degna di essere vissuta.

Certamente un bambino, può essere più felice sotto una dittatura che sotto le bombe. Ma uno scrittore? Un imprenditore? Un regista? Un politico?

Ma riprendiamo Orsini:

"In sintesi, preferisco che i bambini vivano in democrazia".

4) Grazie-al-cazzo

"Ma se l’alternativa è tra le bombe democratiche sulla testa dei bambini e la dittatura, che però assicura la pace sociale, preferisco, per i bambini e non per me, la dittatura"

5) Non l'ho detto prima: così sta aiutando Putin a usare i bambini degli stati democratici come scudi umani di se stesso (Putin) o, ancora più propriamente, come ostaggi. Senza, tra l'altro, nessuna garanzia che, qualora vincesse, lui possa regalare loro un futuro migliore. Magari ha ucciso i loro genitori. Dimenticavo: ovviamente un corollario del ragionamento di Orsini implica che sia stato in qualche modo "umano" fare allevare i bambini dei desaparecidos dalle famiglie di certi ufficiali argentini.

"Questo non toglie che sarei pronto a combattere per difendere la democrazia italiana"

6) A posto così

Certi salti logici sono soltanto distorsioni e strumentalizzazioni"

7) Senti chi parla

Il fatto che non voglia la guerra per i bambini siriani non implica logicamente che non sarei disposto a battermi per difendere la democrazia contro un invasore o che io non apprezzi i partigiani italiani che hanno combattuto contro il nazi-fascismo.

8 ) Grazie, caro

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